Nicolosi, dal 21 workshop ‘Mount Etna-Abitare il vulcano’ all’ente Parco: da paesaggio naturale a culturale

Nicolosi, dal 21 workshop ‘Mount Etna-Abitare il vulcano’ all’ente Parco: da paesaggio naturale a culturale

Prende il via nella sede del Parco dell’Erna a Nicolosi – dal 21 al 23 febbraio – il workshop di architettura: “Mount Etna. Abitare il vulcano, memorie, tecniche, natura.” Un laboratorio di ricerca che vede l’Ente Parco dell’Etna promotore del progetto insieme all’Archeoclub d’Italia, col patrocinio dell’Assessorato Territorio ed Ambiente, e il coinvolgimento dell’ARS e della Fondazione Federico II.

Il 21 giugno 2013 il Comitato del Patrimonio Mondiale ha iscritto il sito naturale “Mount Etna” nella lista del patrimonio naturale mondiale Unesco. Il vulcano è stato abitato, prima dagli Dei e successivamente dagli uomini. Narrato dall’arte, esplorato dalla mitologia e dalla storia. Un palinsesto di segni, simboli, significati, che rimandano alla sua natura titanica. Spazio immaginifico della letteratura, dimora di esseri fantastici ed eroici, dipinto e rappresentato in ogni sua forma, da ogni possibile angolatura, sempre custode di una terra che naviga nel mare. L’uomo e la natura hanno sancito un patto dentro le sue valli, lungo i pendii, verso il mare e verso la terra. Un patto antico, tra il fuoco e la pietra, tra l’uomo e la terra, tra l’acqua che lo circonda e gli esseri viventi che lo abitano, insieme alle ninfe, agli eroi, ai filosofi, lungo i sentieri che lo attraversano in ogni direzione.

La natura è abitata. Il vulcano accoglie. La materia di cui si compone è la pietra, forgiata dal fuoco. Una pietra nera che diventa sabbia, che diventa terra e quindi frutti. Una pietra che si trasforma in linguaggio, colore, forma. Il vulcano diventa casa, come quella di Polifemo, abitata da Ulisse. La narrazione mitologica ci suggerisce una possibile visione che evidenzia la funzione abitativa di questo paesaggio naturale che diventa culturale.
Tutelare questo spazio, questo ambiente, non può prescindere dalla consapevolezza che l’architettura lo ha strutturato. Un’idea di architettura che si riassume in tre morfotipi: la torre, il recinto, la porta. Allegorie poetiche di un fare dell’uomo nel vulcano.

Per questo motivo è necessario ripartire dalla pietra – naturale – ed esplorare il suo uso diffuso nella costruzione del paesaggio antropico: sentieri, recinti, case, palazzi, rifugi, magazzini, altari, chiese, tombe. Un catasto di forme, linguaggi e tecniche, che si confondono con la natura, diventandone parte integrante per costruire un paesaggio della memoria. E nello stesso tempo, è diventato la dimora degli antichi dei e nello stesso tempo il riparo contemplativo per la cristianità a partire dalla presenza dei Benedettini. Un paesaggio di pietra naturale e artificiale che rischia di essere compromesso. Lo scopo di questo progetto è garantire la salvaguardia di un quadro complessivo di manufatti – ormai diventati paesaggio – fatto di rovine e ruderi sparsi per l’intero territorio etneo. Come sarà possibile continuare a mantenerli in vita? Per quale nuovo uso? Con quali tecniche costruttive? Rendendo questo patrimonio sistemico o lasciandolo sparire piano piano dentro una solitudine irreversibile? Sono queste le domande che muovono questo progetto di ricerca (identitaria) e di valorizzazione (laboratoriale). Un processo che non può escludere la co-partecipazione degli attori del sistema: enti, istituzioni, associazioni, professioni, università e scuola.

Il vulcano è stato abitato, prima dagli Dei e successivamente dagli uomini. Narrato dall’arte, esplorato dalla mitologia e dalla storia. Un palinsesto di segni, simboli, significati, che rimandano alla sua natura titanica. Spazio immaginifico della letteratura, dimora di esseri fantastici ed eroici, dipinto e rappresentato in ogni sua forma, da ogni possibile angolatura, sempre custode di una terra che naviga nel mare. L’uomo e la natura hanno sancito un patto dentro le sue valli, lungo i pendii, verso il mare e verso la terra. Un patto antico, tra il fuoco e la pietra, tra l’uomo e la terra, tra l’acqua che lo circonda e gli esseri viventi che lo abitano, insieme alle ninfe, agli eroi, ai filosofi, lungo i sentieri che lo attraversano in ogni direzione.

Il vulcano ha sedimentato nei millenni, un atlante di architettura alle diverse scale, ma in particolare è stato abitato sia per ragioni colturali che religiose. Si è costituito in tal senso un patrimonio diffuso di fabbriche – oggi – in gran parte dirute e in rovina. Piccole case, magazzini, stalle, rifugi, persino antichi monasteri. Abbandonati, degradati, destinati a sparire o peggio ancora trasformati secondo logiche che ne snaturano il senso. L’Archeoclub per tali ragioni propone di avviare una riflessione specialistica e multidisciplinare sulle possibili ragioni dell’intervento sul patrimonio esistente senza per questo rinunciare alla modernità e all’innovazione ma con la sensibilità verso quella modalità progettuali e architettoniche che possano enfatizzare la memoria innovandola.
Tutto questo rappresenta il punto di partenza di un’esperienza didattica e di ricerca che potrebbe determinare un catalogo delle buone pratiche da “consigliare” a chi opera nell’area etnea.

Una proposta che a partire dalle attuali criticità, costruisce soluzioni e diventa un volano per il turismo sostenibile grazie anche al lavoro divulgativo e comunicativo che deve accompagnare questa iniziativa. Il Monte Etna diventa incubatore di ricerca, di qualità dell’architettura e del paesaggio e laboratorio sperimentale in termini di mitigazione del rischio sismico e vulcanico. Con la possibilità di offrire soluzioni alternative legate alla siccità e alla produzione di energia sostenibile. Senza dimenticare altre tre questioni che devono essere interne alla ricerca: acqua/siccità – energia/ sostenibilità – rifiuti/opportunità. E la possibilità di gemellare anche il vulcano Vesuvio per questa ricerca – progetto.

Al progetto lavoreranno: Michele Sbacchi e Fabio Guarrera dell’Università degli Studi di Palermo con Evolutivestudio; Luigi Pellegrino dell’Università degli Studi di Catania insieme a Ellenia+3; Renato Capozzidell’Università degli studi di Napoli con Aurelio Cantone; Sebastian Erazo Fischer e Stefano Pugliese provenienti rispettivamente da Parigi e dalla FFAD, IEU di Smirne in Turchia con ILS+A Ivana Laura Sorge; Hector Fernandez Elorza e Xavier Ros ETSAM MADRID | ETSAB BARCELONA con officina 21.

Durante la tre giorni di progetti e confronti ci saranno le incursioni culturali Vittorio Rizzone, Lucia Arcifa, Cristina Soraci per la storia; Luigi Longhitano, Ignazio Lutri, Nuccio Russo per il diritto; Salvo Caffo, Michele Leonardi, Renzo Ientile per la natura; Francesco Di Mauro, Mariella Fiume, Piero Romano, Carmen Cardillo, Orazio Cocoper l’arte; Fabio Neri, Salvo Onorato, Cecilia Tosto per la tecnica.
Sotto la super visione del Commissario Parco dell’Etna, Giovanni Riggio e del Direttore del Parco, Giuseppina Rita Gammacurta, con il Coordinamento scientifico di Francesco Finocchiaro.

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