Catania, Sant’Agata e il miracolo dell’olio traboccante dalle lampade: il racconto del Patriarca di Costantinopoli

Catania, Sant’Agata e il miracolo dell’olio traboccante dalle lampade: il racconto del Patriarca di Costantinopoli

Tra l’830 e l’847 in occasione della ricorrenza agatina, Metodio di Siracusa, patriarca di Costantinopoli compose l’Encomio di sant’Agata, in cui espose il martirio della vergine, seguendo la tradizione greca ed aggiunse  anche il celebre miracolo dell’olio traboccante dalle lampade.

Infatti, a Costantinopoli in una chiesa intitolata ad Agata il 5 febbraio, nella prima metà del sec. IX d. C. si verificò il seguente miracolo: l’olio di alcune lampade votive incominciò a traboccare prodigiosamente.

Tale episodio, è riportato da Metodio di Siracusa, patriarca di Costantinopoli durante il periodo iconoclasta, nel suo celebre encomio pronunziato proprio per la festa della santa. Metodio, testimone oculare e narratore del prodigioso evento, ha visto in questo portentoso fatto un mezzo tanto prezioso quanto efficace di attivazione (o riattivazione?) dei complessi rapporti tra la Sicilia e la capitale dell’impero bizantino (=Costantinopoli) attraverso la vergine e martire Agata. Da abile e forbito oratore, inizialmente ci presenta questo miracolo come uno straordinario prodigio cui assistettero i fedeli, sbigottiti dallo stupore e dalla meraviglia: all’inizio Metodio tace volutamente la natura del prodigioso evento, allo scopo di accrescere la curiosità, che così incita indubbiamente i lettori a leggere tutto d’un fiato le vicende dell’intero martirio. Solo alla fine dell’esposizione, il patriarca mette finalmente inevidenza la natura del prodigioso evento senza, tuttavia, soffermarvisi troppo, proprio perché il suo fine era quello di destare stupore e meraviglia nei lettori. Per questo motivo non fa riferimento alla posizione delle lampade traboccanti l’olio né aggiunge particolari artistici o archeologici.

Infatti, in quanto teologo, Metodio persegue un altro obiettivo: fare comprendere il significato e l’importanza, per gli abitanti di Costantinopoli del sec. IX d. C., dell’olio traboccante dalle lampade votive. E così, nel primo anniversario del martirio della vergine, richiama alla memoria con una serie di citazioni letterarie la ricorrenza della famosa eruzione dell’Etna e ilsuo miracoloso arresto grazie all’esposizione del velo della martire: l’inarrestabile flusso di fuoco si scontrò con un altro flusso non meno ardente, cioè quello dell’amore della vergine Agata per Cristo, suo sposo celeste. Il primo flusso, altamente distruttivo e mortale, fu sconfitto dal secondo, più potente per l’imperiosa forza del più puro dei sentimenti: il divino amore! Ed ecco un sapiente fluire di immagini, per le quali   lascelta di Metodio non è casuale ma mira a introdurre Agata, santa siciliana, a Costantinopoli, in una nuova dimensione e in una nuova realtà: quella del miracolo dell’olio e rievoca le memorie siciliane della martire (il distruttivo fuoco dell’Etna, lelampade ardenti, il liquido olio traboccante dalle lampade, l’immancabile effondersidel minaccioso flusso della lava del vulcano).

Nemmeno casuale è il fatto che il prodigioso evento riguardi proprio l’olio, assai ricco di reminiscenze bibliche e valenze simboliche in quanto l’olio è un potente strumento di polivalenti taumaturgie e, infatti, con l’olio sono state da sempre operate molteplici e svariate guarigioni ed esorcismi.

Metodio riporta, in greco, il celebre inciso su una tavoletta marmorea che, secondo una consolidata e inveterata tradizione popolare, un angelo avrebbe adagiato nella tomba della martire, accanto al suo capo. Pur conferendo veridicità a tale iscrizione, il patriarca aggiunge, tuttavia, un particolare denso di significato: Agata non può più essere definita solamente una liberazione della patria, in quanto proprioquell’annuale miracolo dell’olio traboccante dalle lampade a Costantinopoli, apriva all’eroina di Cristo nuovi orizzonti cultuali e devozionali, rendendo fattibile il contatto della vergine e martire con la quotidianità orientale di Costantinopoli, che allora era la capitale dell’impero bizantino. E proprio in virtù di questo nuovo miracolo, esposto per mano di Metodio di Siracusa, poi patriarca di Costantinopoli, Agata diventa pure una santa bizantina: il miracolo dell’olio evocava il fuoco ardente dell’Etna, il potente flusso lavico, perpetuando così le più antiche memorie di Sicilia e legando in un continuum storico, devozionale e tradizionale Catania a Costantinopoli, anziché a Roma, come invece, voleva l’esemplare politica ecclesiastica di Gregorio Magno nei confronti della Sicilia.

Mariuccia Stelladoro

Riguardo l'autore Mariuccia Stelladoro

Mariuccia Stelladoro, laureata in lettere classiche, specialista in paleografia e codicologia greca presso la Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica, perfezionata in Studi Patristici e Tardo Antichi presso la Pontificia Università Laternanense, Institutum Patristicum Augustinianum, docente di lettere classiche. Coltiva la ricerca agiografica, pe la quale ha all’attivo varie pubblicazioni su collane e riviste specializzate nel settore.

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