
Con poche righe, in una nota inviata alle 14.30, l’amministrazione Naso ha comunicato che oggi si è insediata la Commissione nominata dal Prefetto di Catania giorno 30/01/2025.
“Il sindaco e l’amministrazione comunale – si legge nella nota – accolgono con la massima disponibilità detta Commissione, la cui presenza è occasione della ricerca della verità e della chiarezza. Siamo fiduciosi che finalmente si possa sgomberare il campo da dubbi o sospetti”.
I dubbi e i sospetti cui si fa riferimento nella comunicazione riguardano un corposo incartamento che riguarda un’operazione antimafia. Su indagini dei carabinieri della compagnia di Paternò, con l’operazione ‘Athena’, il 15 aprile del 2024, è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 17 indagati nell’ambito di un’inchiesta sul clan Morabito, legato alla ‘famiglia’ etnea dei Laudani, e presunte infiltrazioni mafiose nella vendita all’asta di terreni e immobili.
L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto di Catania, Ignazio Fonzo, e dalle sostitute procuratrici Tiziana Laudani e Alessandra Tasciotti. Complessivamente sono 49 le persone indagate, tra imputati rinviati a giudizio davanti alla terza sezione penale del Tribunale e altri che hanno fatto accesso a riti alternativi. Tra gli imputati, per voto di scambio politico mafioso, ci sono anche il sindaco di Paternò, Antonino Naso, che ha fatto richiesta di giudizio immediato, eletto con il sostegno di liste civiche nel giugno del 2022, un ex consigliere comunale ed ex assessore, Pietro Cirino, e un assessore dell’allora giunta in carica, Salvatore Comis, poi dimessosi, accusato di essere l’uomo di fiducia dell’associazione mafiosa. Il reato ai tre è contestato in concorso con due presunti esponenti del clan: Vincenzo Morabito e Natale Benvenga.
Secondo l’accusa lo ‘scambio’ sarebbe stato legato a dei voti ottenuti dalla cosca alle Comunali del 2022 in cambio dell’assunzione a tempo determinato di due persone vicine al clan in un’impresa che si occupa di raccolta e smaltimento rifiuti a Paternò.