A virità, è uno spasso Topolino in dialetto catanese.
L’idea di regionalizzare, almeno per una volta, il popolare settimanale edito da Panini Comics pare abbia funzionato a meraviglia. A Catania e nelle edicole di Firenze, Napoli e Milano il settimanale ‘tradotto’ nella lingua locale è andato a ruba.
“Questa iniziativa – spiega il direttore di Topolino Alex Bertani – esce in concomitanza con la ‘Giornata nazionale del dialetto e delle lingue locali’ (17 gennaio). Ottima occasione per ricordarci quale immenso patrimonio culturale e storico rappresentino le centinaia di idiomi che attraversano la nostra penisola da nord a sud e da levante a ponente. Testimonianze vive di un’eredità storica quanto mai ricca e preziosa”.
Il compito di catanesizzare la storia di “Zio Paperone e il PDP 6000” è stata affidata a Salvatore Menza, dottore di ricerca in Filologia moderna e ricercatore di ‘Glottologia e linguistica’ nel dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Catania. Che spettacolo sentire Zio Paperone complimentarsi con Archimede per la sua ultima invenzione: “‘Stu cosu ca facisti è nmostru”. Il riferimento è un computer che adopera “l’intelliggenza cibbennetica” chiamato PDP-6000. “Chi nnomu streusu…” commenta Paperon de Paperoni che non ha ancora capito che l’acronimo PDP è dedicato proprio a lui. “Streusu ma ccò micciu” replica Archimede.
Nelle 30 godibilissime pagine di Topolino in dialetto catanese non si trova nessuna volgarità, nemmeno un ormai innocuo ‘minchia’ sdoganato a tutti i livelli con i suoi derivati (“Resta a dormire da me, è troppo corta l’estate / Fatta di belle minchiate e canzoni già usate” cantano Colapesce e Di Martino nel brano ‘Innamorarsi perdutamente non è mai un affare”).
Anche in dialetto catanese Zio Paperone mantiene intatta la sua avarizia. Al maggiordomo Battista che si arma di una vecchia scopa per tentare di respingere i famigerati Bassotti raccomanda: “Accura! Dda scupa avi sulu settantott’anni e mmi custau tri soddi”.
Le angherie inferte dalla Banda Bassotti a Zio Paperone vengono riassunte in una frase catanese che è musica per le nostre orecchie: “Sempri ncutti ana statu i bbassotti! Ma uttimamenti addvintanu na camurria”.
La storia è stata scritta da Niccolò Testi e disegnata da Alessandro Perina.