Sono dei cerei votivi collocati all’interno di impalcature lignee dorate in vari stili e sono simili a delle torricelle variamente e riccamente adornate; sono opere di maestranze e artigiani e rappresentano corporazioni di arti e mestieri, che, sia durante i tre giorni della festa religiosa (3,4,5 febbraio di ogni anno) sia una decina di giorni prima, percorrono le vie della città.
La Candelora, infatti, appartiene o ad una categoria (mestiere o artigianato ma per alcune non esistono più le categorie di riferimento, come ad es. quella degli osti) o a quartieri oppure ad associazioni (come la Candelora del Circolo Cittadino di Sant’Agata, custodita dall’omonimo circolo presso la chiesa Collegiata di via Etnea), che ne curano la manutenzione, l’ornamento e la sfilata; oggi sono diventate quindici. La più piccola ma anche la più semplice è la Candelora di Monsignor Ventimiglia (detta appunto la piccola o anche la cannalora di Sant’Aita), posta ad apertura della processione, voluta dal predetto vescovo nel 1766, dopo l’eruzione dell’Etna e cheoggi è custodita presso la chiesa di San Placido dall’Associazione Sant’Agata in Cattedrale.
Le Candelore sono, come si diceva, costruzioni in legno riccamente scolpite e dorate, per lo più in stile barocco siciliano originariamente contenenti al centro un grosso cero ora sostituito da lampade. Sono decorate con putti, statue di santi eimmagini del martirio della vergine e martire Agata: nei giorni della festa vengono riccamente addobbate con ghirlande e composizioni floreali e all’imbrunire, sono illuminate da lucerne, cioè da lampade elettriche alimentate da accumulatori. Si possono considerare delle macchine devozionali, dal peso che oscilla fra 400 e 900 chili e che vengono abilmente portate a spalla da un gruppo, costituito da un numero di devoti-portatori, che va dai 4 ai 12, a seconda del peso di ciascuna Candelora.
I portatori le fanno avanzare, sincronizzando il passo con una tipica caratteristicaandatura ancheggiante caracollante, detta annacata o dondolamento, che è un movimento che contraddistingue le Candelore e assomiglia ad un balletto rituale tantoche si parla pure di “barocco in movimento”. Inoltre, la tichetta è una caratteristica gara di resistenza tra gli stessi portatori e avviene quando i portatori “tichettano” e si sfidano a chi tiene di più la Candelora sospesa e a chi la fa ballare più a lungo.
Le Candelore già 10 giorni prima dell’annuale festa agatina iniziano a girare per la città, avvicinandosi alle botteghe dei soci della loro stessa corporazione e sono scortate da una banda, che intona delle allegre musichette; il 3 febbraio di ogni anno aprono la processione dell’offerta della cera di tutte le componenti civili, religiose e culturali della città e nei giorni 4 e 5 febbraio precedono la processione del Fercolocontenente le reliquie di sant’Agata.
Nel corso degli anni il numero delle Candelore è variato: nel 1514 si contavano 22 cannalori, la prima delle quali a sfilare in processione era quella dei Confettieri. Nel1674 assommavano a 28. Successivamente si hanno notizie di 16 Candelore, ovvero quelle delle corporazioni più quelle del ceto degli argentieri, dei facchini e dei sarti. Dagli inizi del ‘900 erano 13 ed ora sono 15. In attesa della festa annuale, le Candelore sono conservate per la maggior parte all’interno della chiesa annessa al grande monastero benedettino di San Nicolò l’Arena, altre presso alcune chiese della città, dove vengono anche restaurate e addobbate a cura delle corporazioni di riferimento o dei benefattori privati. Oggi si fa sempre più avanti l’intenzione di raggruppare tutte le Candelore in un unico luogo, che pare sia stato individuato proprio nella monumentale chiesa di San Nicolò l’Arena.
Ecco le principali caratteristiche delle 15 Candelore o cerei:
1. Candelora di Monsignor Ventimiglia o di sant’Aita (detta: a Nicareḍḍa): è la più piccola, pesa circa 200 chili e fu donata nel 1766 da monsignor Ventimiglia, vescovodi Catania, dopo l’eruzione dell’Etna che in quell’anno aveva minacciato di invadere i paesi di Pedara e Nicolosi. Consta di tre ordini e fu costruita su base quadrata, ripartita su tre livelli. È decorata con putti disposti agli spigoli del primo ordine; arricchita da statuette di santi collocate fra volute e abbellita da corona nel secondo ordine; ha luce e stemmi a raggiera al terzo. Ci sono anche due corolle di luci e una corona florealenella parte sommitale. Nel periodo della seconda guerra mondiale, la Candelora originale fu colpita e quasi totalmente distrutta dai bombardamenti del 1943 ma nel1952 fu ricostruita dal geometra del Comune di Catania Giacomo Tropea. Durante il Congresso Eucaristico del 1959 fu altresì utilizzata come base per la statua dellaMadonna di Fatima. Nel 1984 fu rifinita dal maestro restauratore Ignazio Lo Faro. È stata ulteriormente restaurata nel 1985. Oggi, la Candelora si conserva nella chiesa di San Placido ed è gestita dall’Associazione Sant’Agata in Cattedrale.
2. Candelora dei Rinoti: donata dagli abitanti del quartiere periferico di S. GiuseppeLa Rena (da cui il nome), che si occupavano dell’agricoltura e dell’orticultura, consta di quattro ordini. È la prima delle grandi cannalore, pesa circa 630 chili ed è in stilebarocco; ha una base quadrata con aquile angolari, che poggiano su volute: ci sono quattro grifoni ad le ali spiegate circondati da motivi barocchi; la base è altresìdecorata da angioletti nel primo ordine ed è costituita da quattro teatrini con episodi relativi a Sant’Agata. Al centro è arricchita da scenografie di santi nel secondo ordine e in alto da quattro statue di martiri di Catania; ha tre corolle di luci e una ghirlanda floreale in mezzo; a completare l’ornamento ci sono: una corona, degli stemmidisposti a ruota con grande globo infiorato nel terzo ordine. È caratteristico che fino al 1692 la Candelora veniva smontata in più parti e conservata nella piccola chiesa parrocchiale ma poi si decise di collocarla in un locale apposito. È stata ricostruita e completata tra il 1820 e il 1852 rispettivamente al tempo di don Girolamo Messina edon Giuseppe Barbagallo, notabili della borgata. Nel secondo dopo guerra fu restaurata dal maestro indoratore Arancio; nel 1984 da Ignazio Lo Faro. Dopo la festa,che viene organizzata nel rione del Quartiere, la mattina del 3 febbraio, dopo un percorso di circa sei chilometri, arriva in città, accompagnata dal rettore, dal comitato di quartiere e dalla banda del rione. Tradizione vuole che il 3 febbraio pomeriggio sia eletto il rettore per l’anno seguente.
3. Candelora dei giardinieri (detta: la Regina): è costruita in stile gotico veneziano, pesa circa 580 chili, è sormontata da una corona. È della categoria degli ortolani, floricoltori, giardinieri e fiorai. Ha una base quadrata con un pinnacolo al centro diforma ottagonale. È abbellita da archetti gotici, sorretti da colonne tortili, con santi al primo ordine; statuette della vergine e martire Agata e degli Arcangeli sono al secondo ordine; una corona, stemmi posizionati a ruota e un grande globo infiorato si trovano al terzo ordine. C’è anche una corolla di luci sui pinnacoli e una alla base delle statuette. In cima oggi completa l’ornamento la boccia, ma per molto tempo c’era statoun mazzo di fiori. Un grande e totale restauro si ebbe nel 1970-71 ad opera deltesoriere cav. Salvatore Urzì e per tale occasione fu ripristinata la tradizionale boccia a corona, che le conferisce il nome “La regina”. Fino al 1917 si conservava a Cibali, nella chiesa della Madonna delle Grazie e in seguito nella Chiesa di S. Agata la Vetere. Negli anni ’50 la categoria ebbe una causa con il comitato dei Rinoti per motivi legati alla precedenza durante la processione e non uscì fino al 1960. Oggi, si conserva nella chiesa di S. Francesco all’Immacolata.
4. Candelora dei pescivendoli o pisciari (detta: a Birsagghiera, cioè la Bersagliera): è in stile rococò, di pregevole fattura ottocentesca, custodita oggi al mercato ittico, pesacirca 750 chili e ha una corona di fiori, che pende dagli altorilievi del secondo ordine e che conferisce alla cannalora un particolare e appropriato movimento durante la tipica annacata, per cui prende il soprannome di Bersagliera. Quando era arcivescovo Guido Luigi Bentivoglio, l’omaggio floreale veniva benedetto il 3 febbraio, durante unamanifestazione, che aveva luogo proprio nel cuore della pescheria. Nel secondo ordinesono disposte delle statuette, poste fra esili colonnine tortili e che raffigurano ilRedentore, San Sebastiano e San Francesco di Paola, protettore della gente di mare. LaCandelora consta anche di quattro corolle di luci aggiuntive. La bandiera tricolore fudonata alla categoria dal re Vittorio Emanuele III, in visita a Catania.
5. Candelora dei fruttivendoli (detta: a Signurina, cioè la Signorina per il suo movimento e le sue caratteristiche forme eleganti, scandite alla base quadrangolare da4 artistici cigni): pesa circab750 chili, si caratterizza per la sua bellezza aggraziata. Fu restaurata nel 1959 dall’indoratore Villani con decorazioni in oro zecchino e nel restauro furono rinnovati tutti i gagliardetti. Fu l’ultima Candelora cheeffettuò il cambio del candelone centrale in cera con uno in plastica. Il vecchio cereo è visibile nella Cappella dell’Addolorata nella parte destra della Basilica Cattedrale diCatania, vicino alla Cappella di Sant’Agata. Nel primo ordine ci sono quattro teatrini delimitati alla base da quattro putti, che recano i simboli della passione; nel secondo ordine ci sono ghirlande di frutta e festoni fitomorfi con quattro angioletti ai vertici e otto figure di santi fra le volute; nel terzo ordine c’è una corona, degli stemmi a raggiera e un grande globo infiorato. La abbelliscono altresì quattro corolle di luci e dueghirlande di fiori e frutta a simboleggiare proprio i fruttivendoli, cioè la corporazione diappartenenza. Durante i lavori di restauro eseguiti nel 1959, è stata rinvenuta la data del 1888: forse si riferisce ad un precedente restauro? Nel 1988 funuovamente restaurata. Si conserva nella chiesa di San Francesco all’Immacolata.
6. Candelora dei macellai o dei chianchieri, pesa circa 750 chili, ha una caratteristica base costituita da quattro leoni; nella parte alta reca la statua del patrono della corporazione, cioè la statua di San Sebastiano. Caratteristica è la base quadrangolare con quattro leoni. Due teorie di putti laterali e quattro teatrini sono visibili al primo ordine; un’altra teoria di putti e delle nicchie con statuette di Sant’Antonio di Padova, Sant’Isidoro Agricola, la Madonna del Carmine e San Sebastiano si ammirano nel secondo ordine; quattro angioletti, che sostengono la corona sommitale sono nel terzoordine; una corona, luci, stemmi, fiori, ghirlande, bandiere, disposti a ruota si trovano nel quarto ordine. Anche questa candelora fu danneggiata dal bombardamento del 1943e sottoposta a restauro prima nel 1947 e poi nel 1972. La Candelora è conservata nella chiesa di San Sebastiano nei pressi del Castello Ursino.
7. Candelora dei pastai o pastari, cioè dei produttori di pasta, (detta: a Picciriḍḍa cioè la piccolina per la sua semplicità ed eleganza): pesa circa 680 chili, è dei primi delSettecento e fu realizzata in stile barocco. È l’unica candelora in cui mancano lescenografie rappresentanti il martirio di Agata e ad avere tuttora il candelone centrale incera, mentre le altre Candelore hanno invece un cereo in plastica. Ha una basequadrangolare, costituita da massicce e articolate volute. Ci sono le statuette diSant’Agata e altri santi al primo ordine; quattro putti al secondo ordine; una corona, luci e stemmi a raggiera nel terzo livello; la abbelliscono altresì quattro corolle e gruppi diluci aggiuntive, fiori e sempreverdi e un torcione all’interno. È conservata nella chiesa di San Francesco all’Immacolata.
8.Candelora dei pizzicagnoli (detto: a Furmaggiara, cioè la produttrice e venditrice diformaggi): è della corporazione dei venditori di formaggio e alimentari; pesa circa 550 chili. È costruita in stile art noveau o liberty ed è realizzata su di una base di quattro cariatidi. Ci sono quattro teatrini e dei putti al primo ordine; quattro figure di santi tra volute con putti alati nel secondo ordine; corona, stemmi a forma di ruota, bandiere e un grande globo infiorato nel terzo ordine. La abbelliscono, altresì, tre corolle di luci costituite da paralumi realizzati con gocce; fronde di sempreverdi e rami floreali pendenti. Si conserva nella chiesa di San Francesco all’Immacolata. Alla sua ristrutturazione del 1914 collaborò lo scultore Vincenzo Cuscunà con i figli Rosario e Sebastiano. Nel 1946 fu restaurata dal maestro Andrea Lombardo. Negli anni 1980 e 1996 fu nuovamente restaurata da Ignazio Lo Faro e Sabina Fisichella. Per un lungo periodo dal dopoguerra agli anni sessanta veniva adornata con artistici mazzetti di fiori a forma di enorme corona o di grande stella. Dopo l’ultimo restauro è stato allungato ilcerone interno e sopra è stata collocata una boccia di vetro; nel 2015 è stato ripristinato il mazzo di fiori in cima alla Candelora.
9. Candelora degli osti, vinaioli o putiari (detto: a Putijara): rappresenta la corporazione dei Bettolieri, pesa circa 860 chili, è realizzata in stile impero e costruita su una base formata da quattro leoni e da quattro aquile. È la seconda Candelora più pesante dopo quella dei panettieri o panificatori. Posta su una base quadrangolare, ècomposta da quattro leoni, quattro aquile e quattro putti. Ci sono quattro teatrini equattro cornucopie, decorate con busti femminili al primo ordine; due teorie di putti con quattro statuette si trovano nel secondo ordine; quattro angioletti, che sostengono unacorona si ammirano nel terzo ordine; una corona, un torcione con sfera, stemmi e bandiere a forma di raggiera si trovano nel quarto ordine. La abbelliscono altresì quattro corolle di luci a forma di candele. Dagli inizi degli anni ’60 la corporazione non si occupò più della sua manutenzione e della sua uscita per cui ora se ne prende cura il comitato delle feste agatine. Anche questa Candelora si conserva nella chiesa di S. Francesco all’Immacolata. Nel 1913 la Candelora fu ristrutturata da Vincenzo Cuscunàe figli altri restauri furono effettuati nel 1935 e nel 1982.
10. Candelora dei panificatori o pannitteri (detta: a Mamma per la sua imponenza), pesacirca 780 chili, è la più pesante e la più grande di tutte ed è trasportata da 12 o più portatori o vastasi (in siciliano: portatori). La Candelora fu costruita nel 1731 dall’intagliatore maestro Santo Guarnaccia su una base formata da quattro statue di Atlante in stile liberty in 5 ordini. Caratteristici nella parte finale erano due angeli che con una mano sorreggevano la corona e con l’altra una tuba. Il cerone termina con una grossa boccia a forma di corona; della vecchia Candelora, dopo gli anni Venti, si conservano gli otto grossi angeli e la base nel terzo ordine, sotto la corona furono aggiunte le statue dei santi Metodio, Everio, Berillo e del beato Pietro Geremia. C’è una seconda serie di luci fra i vari ordini. Nel secondo ordine ci sono quattro piccole nicchie con statuette di santi e una terza serie di luci; nel terzo ordine una corona, stemmi a ruota, bandiere a raggiera e un grande globo infiorato. La adornano tre corolle di gruppi di luci aggiuntive dei sempreverdi. Durante il bombardamento dell’aprile del 1943 fugravemente danneggiata, trovandosi in deposito nella “casa della Vara”. È stata ripristinata nel 1972 dall’indoratore maestro Alfio Grasso. Anche questa si conserva nella chiesa di San Francesco all’Immacolata.
11. Candelora del Circolo sant’Agata realizzata nel 1874-76 in stile neoclassico, fu ultimata nel 1876, consta di quattro ordini e pesa circa 640 chili. Non appartiene acategorie, ma all’omonimo circolo cittadino, fondato dal Beato Cardinale Dusmet nel 1874, costituito dai devoti di sant’Agata e che si occupa della conservazione del culto, degli studi agiografici, di alcuni documenti rari sull’iconografia della patrona e di tutto ciò che riguarda la storia della vergine e martire Agata. Ha una base quadrangolare collocata su volute; vi sono raffigurati i due compatroni: sant’Agata esant’ Euplio. Il primo ordine è costituito da quattro teatrini, putti e simboli della passione; il secondo ordine da quatto statuette, erme alate (raffigurazioni di Sant’Euplio e dell’Immacolata Concezione) e infine putti collocati ai lati; il terzo ordine è abbellito da una corona, stemmi, disposti a ruota, bandiere e un grande globo infiorato. Inoltre, èornata da tre corolle di luci e da cuscini floreali. Si conserva presso la BasilicaCollegiata, sede del Circolo Cittadino Sant’Agata. Fino al 1987 la Candelora recava nella parte sommitale la tradizionale boccia di vetro, che nel restauro del 1988, è stata sostituita da un mazzetto di fiori realizzato dal fioraio Samperi.
12. Candelora del Villaggio Sant’Agata: pesa 650 chili circa. Fu voluta dal signor Salvatore Russo e inaugurata nel 2010, quando fu donata dagli abitanti dell’omonimo quartiere, ma in effetti solo dopo 2 anni partecipò alle processioni: nel 2012 ha ricevuto il benestare dal comitato dei festeggiamenti e il 3 febbraio 2012 ha fatto la sua prima uscita proprio in occasione dell’offerta della cera. Già negli anni ’80 era stata costruita una piccola Candelora, che girava nel quartiere, ma poi è maturata l’idea di una Candelora degna delle altre, che fu progettata nel 2007, scolpita dalla ditta Scirè di Emanuele Branchitta ed assemblata dal fratello Eliseo. Alla base vi sono quattro basamenti con teste leonine. Le statue dei santi e le scene del martirio di Agata sono state realizzate dalla ditta Ferdinand Stuflesse di Ortis. Ha una base quadrangolare con zampe, teste di leone, volute intermedie con cartigli. Nel secondo ordine ci sonoquattro teatrini con putti alati tra le volute arcuate e i simboli del martirio, volute con monogramma e quattro statuette, che raffigurano il Sacro Cuore di Gesù e l’Immacolata Concezione. Nel terzo ordine ci sono quattro corolle di gruppi di luci, una corona, stemmi a raggiera, bandiere e infine un grande globo infiorato.
13. Candelora dei mastri artigiani dell’Associazione Madonna Assunta; pesa circa 650 chili, fu donata a Sant’Agata nel 2016, ma ufficialmente entrò a far parte della processione due anni dopo e cioè nel 2018. Anticamente era stata donata alla Madonna Assunta, perché è conservata nell’omonima chiesa nel quartiere Tondicello alla Plaja. Ha una base quadrangolare e delle volute. Al primo ordine ci sono dei cartigli delimitati da putti alati, che recano strumenti della passione e che sono sormontati da statuette di santi, che raffigurano l’Immacolata Concezione e il Martirio di Sant’Agata. Al secondo ordine ci sono dei putti, che reggono una corona. Al terzo ordine c’è una corona, stemmi a raggiera, bandiere e un grande globo infiorato. Ci sono pure due corolle di gruppi di luci e dei sempreverdi.
14. Candelora dei devoti: realizzata dallo scultore Giovanni Sessa, si conserva nella chiesa di San Francesco di Paola alla Civita. Il cereo dei devoti di Sant’Agata è stato ultimato dopo tre anni di lavoro e la sua partecipazione era prevista nel 2021. Per le misure imposte dalla pandemia e dall’emergenza Covid-19 non ha potuto sfilare subito per le vie della città. La Candelora ha i seguenti elementi: foglie d’acanto e fiori, dodici putti che hanno in mano festoni o strumenti del martirio e sulla sommità, la corona di Sant’Agata.
15. Lo scorso anno è stata aggiunta, per grazia ricevuta da un devoto, una nuova Candelora intitolata al defunto commendatore Luigi Maina e dedicata a sant’Agata. Già cerimoniere del Comune di Catania dal 1983, Luigi Maina nel 1990 funominato Cavaliere della Repubblica Italiana e nel 2000 ricevette la nomina di Grande Ufficiale della Repubblica Italiana. Al commendatore Maina è stato dedicato un premio che porta il suo nome e che 1° febbraio 2024 è stato assegnato a Luigi Renna, arcivescovo di Catania, nel Teatro Massimo Bellini di Catania.