I tesori de La Vetere è il titolo della mostra di opere d’arte e reperti provenienti del sito di S. Maria La Vetere conservati attualmente nei depositi del museo Salinas di Palermo.
La mostra, ideata e curata da Rita Di Trio riporta a Militello in Val di Catania due frammenti preziosi di storia nella città patrimonio dell’UNESCO.
Nel pomeriggio del 20 dicembre, nella navata laterale della chiesa rupestre, si è svolta l’inaugurazione della mostra, alla presenza di studiosi, dirigenti, politici e della società civile. Un incontro epocale e significativo che sancisce la volontà di riappropriazione delle testimonianze della memoria da parte delle comunità che le hanno prodotte e conservate per secoli.
Un’azione congiunta tra Assessorato Regionale ai Beni Culturali e Turismo, guidati rispettivamente da Francesco Scarpinato e Elvira Amata con il contributo operativo di Mario La Rocca, direttore generale dei BB.CC Regionali. In sinergia con la Presidenza dell’ARS e la Fondazione Federico II guidate dal Presidente Gaetano Galvagno.
Un progetto ambizioso che non poteva realizzarsi senza la condivisione scientifica e logistica con il Direttore del Museo Salinas di Palermo, Giuseppe Parrello e del Direttore del Parco Archeologico di Catania, Giuseppe D’Urso. L’incontro ha celebrato le due sculture con gli interventi magistrali dello storico Paolo Giansiracusa, dell’Abate Benedettino Vittorio Rizzone e dell’archeologo Saverio Modica.
La mostra è stata allestita dalla Floridia Allestimenti e l’editing da Emilio Barbera, coordinati dal Salvo Liggeri che insieme a Rita Di Trio – del club per l’Unesco a Militello in Val Di Catania – sono i propulsori principali di questo miracolo culturale insieme all’Ecomuseo Valle del Loddiero. La serata inaugurale è stata impreziosita anche dalle musiche del maestro Salvatore Cavalli.
e opere esposte – un telamome e una cariatide – sono quello che resta di un apparato scultoreo appartenente alla chiesa di Santa Maria La Vetere cosi come dice il Prof. Paolo Giansiracusa nella sua lezione magistrale. Conosciuta fin dal tempo del Gran Tour da Jean-Pierre Houel e descritta da Jeannette Power nel suo Guida della Sicilia del 1842. Trasferita da Militello a San Martino delle Scale, dopo le leggi del 1866-69 (soppressioni delle corporazioni religiose) le sculture vengo portate a Palermo e qui rimangono fino ad oggi. L’archeologo Antonio Salinas le descrive così: “due cariatidi rappresentante l’una una donna e l’altra un uomo barbuto. Hanno ambedue sul capo una cesta di frutta e nella parte inferiore del corpo, che termina a forma cilindrica…“. Sopra il capo sono presenti due capitelli ionici a volute e sono realizzate in pietra di Siracusa.
È lodevole l’iniziativa ma servono alcune riflessioni a margine. Non è forse venuto il momento di avviare una sistematica e diffusa politica di rientro delle opere – spesso conservate nei depositi dei musei – nei territori d’origine? Se vogliamo parlare concretamente di rigenerazione delle aree interne della Sicilia non dobbiamo ripartire dalle testimonianze storiche di civiltà, dal recupero della memoria, dalla infrastrutturazione dei territori con una mobilità più efficiente e pubblica? Non è forse necessario – come in questo e altri pochi casi – investire nella ricerca, nella valorizzazione e nella fruizione del patrimonio culturale e ambientale per prefigurare un modello di sviluppo più efficace? Non è forse questa una priorità?
Serve una normativa più snella per avviare questo processo di ritorno e pensiamo alla testa di Augusto per Centuripe, agli argenti di Paternò, ma serve anche una nuova normativa che rifletta sulla possibilità della restituzione bonaria del patrimonio archeologico e artistico in mano ai privati che hanno ereditato beni che dovrebbero essere fruiti da tutta la comunità. Un tema complesso che il legislatore deve presto affrontare con una proposta. La verità è che la Sicilia è un enorme giacimento di storia e testimonianze che andrebbero valorizzate con una visione sistemica che restituisca l’identità perduta o violata alle piccole comunità sparse nel territorio. Concentrare tutto nelle grandi città metropolitane o nelle cattedrali dell’archeologia non sembra la via da seguire per i prossimi anni.
Per adesso, per i prossimi mesi, le due sculture preziose, sono visibili a Militello in Val di Catania nella chiesa di Santa Maria la Vetere e questo è solo il primo passo, dichiarano Rita Di Trio e Salvo Liggeri, pionieri di questa avventura.