L’attacco alla diretta rivale è immediato.
«Ad Atreju va in scena `il favoloso mondo di ´Ameloni’, con trovate propagandistiche che raccontano che il Paese va a gonfie vele. Ma esiste la realtà vera, testarda nei numeri e nella vita quotidiana degli italiani», dice chiaro Elly Schlein, aprendo l’assemblea nazionale Pd, nel giorno in cui, alla kermesse di FdI in corso al Circo Massimo, è atteso Giuseppe Conte. La leader dem rivendica il viaggio fatto in giro per l’Italia, l’aver riportato il Pd davanti alle fabbriche, nei luoghi della sanità in crisi, nelle aree interne e prende di mira la premier che «parla solo dal suo palazzo e dai suoi balconi». Schlein insiste, poi, sulla battaglia contro l’autonomia: «Noi siamo pronti ad andare avanti a portare il Paese al voto – assicura – E’ il Governo che dovrebbe fermarsi, bloccare le intese e chiedere scusa». Deciso, infine, l’attacco sulla manovra, attualmente all’esame del Parlamento: «Mentre con una mano aumentano gli stipendi ai ministri, con l’altra bloccano il salario minimo. Che non si dica che questo Governo non sa scegliere le priorità…».
Dopo aver chiarito chi sono gli avversari, la leader dem si concentra sul partito e su quella costruzione dell’alternativa che la impegna da tempo. Nelle passate settimane, sempre più frequenti sono stati i distinguo dell’alleato Giuseppe Conte e dei suoi. L’ultimo in ordine di tempo è quello arrivato, a mezzo stampa, da Chiara Appendino: «Nessun tavolo con il Pd, ha tradito i valori progressisti», l’affondo della vicepresidente M5S. Schlein ribadisce il mantra di sempre: «Unità» (sarà anche la parola tricolore che campeggerà sulla tessera dem 2025). Per la segretaria «è un programma, un metodo, un approccio alle cose. Unità è l’urlo che si levava dalle piazze, sta a noi trasformarlo in una bussola e non in una parola vuota», insiste. Dopo gli `stop&go´ degli alleati, però, la segretaria Pd vuole chiarire la rotta: «Essere primo partito ci impone maggiore generosità, ma non possiamo pensare di passare quest’anno a farsi ognuno gli affari propri e rinviare alla vigilia delle prossime politiche un lavoro di costruzione di un’alternativa che dobbiamo alla nostra gente. Continuiamo a coltivare battaglie comuni, perché siamo più forti», è l’invito rivolto a Conte e compagni. La replica, immediata, dalle parti del M5S, è affidata ancora una volta ad Appendino: «Oltre a invocare unità e a dirsi testardamente unitari, bisogna essere testardamente coerenti. Non bastano parole e appelli – risponde – Non scappiamo dai problemi, cara Elly, assumetevi le vostre responsabilità», attacca. Andrea Orlando non gradisce. «Se avessimo seguito l’indicazione dell’Appendino, il governo Conte 2 non sarebbe mai nato ed è per loro la matrice del progressismo. Evidentemente c’è una discreta contraddizione», taglia corto. «Fa sorridere che chi ha votato i decreti Salvini dia patenti di progressismo – gli fa eco un altro dirigente dem – Gli elettori che vogliono un’alternativa alla destra capiranno chi si sta battendo per costruirla con impegno e generosità e chi si sta sottraendo in modo ambiguo in attesa di capire dove gli convenga andare. Lezioni dai progressisti un tanto al chilo non le accettiamo».
Schlein, però, tira dritto: «Non perdiamo tempo con le polemiche con gli altri, neanche quando ci chiamano direttamente in causa – dice ai suoi e a se stessa – L’unità è difficile da praticare, io me ne rendo conto per prima, ma ogni volta che ingaggiamo la polemica sottraiamo spazio alle battaglie che stiamo facendo in Parlamento e fuori. Capisco che non sia semplice ma è uno sforzo che vi chiedo». Conte, intanto, dal palco di Atreju insiste: «Noi non saremo mai il cespuglio, il junior partner di nessun altra forza politica. Mai. Noi vogliamo fare il nostro percorso, poi a tempo debito vedremo se ci sono, come speriamo, i presupposti per costruire una alternativa di governo seria, credibile, solida.
C’è poi, dopo le dimissioni di Ernesto Maria Ruffini, il discorso `federatore´ ad animare il dibattito. La necessità di una «quarta gamba» della coalizione è condivisa da diversi parlamentari dem, che però non credono troppo a nomi calati dall’alto. «C’è un’area popolare da richiamare all’impegno, che è diversa dall’area liberal che è stata fagocitata da FI, ma è un lavoro che va fatto tra la gente, non sui giornali», il ragionamento. Orlando dà a tutti un consiglio non richiesto: «Il centro io credo che lo debbano fare quelli di centro, sennò diventa un gioco di società. Noi non possiamo costruire una forza politica a nostra immagine e somiglianza, astenersi perditempo». Schlein, ovviamente, si guarda bene dall’intervenire sul tema e preferisce ricordare ai suoi cosa è il Pd. La segretaria richiama, non a caso, «l’intuizione feconda» che fu l’Ulivo di Romano Prodi e «il sogno di una grande forza del XXI secolo» reso concreto da Walter Veltroni. «Questo partito è l’esito di un lungo cammino e ha lo sguardo rivolto al futuro, è la casa di chi si riconosce con il giusto orgoglio nelle generazioni precedenti ma è anche la casa di una nuova generazione di nativi democratici. Siamo qui per proseguire quella strada, ma siamo qui anche per cambiare», dice chiaro. Poi cita Emily Dickinson: `Non sapendo quando l’alba avverrà spalanco ogni porta´. «Vogliamo un partito che spalanchi le porte, che non abbia timore di farsi scompigliare i capelli da un vento nuovo e non si rinchiuda in comode ridotte autoreferenziali per la manutenzione di assetti ed equilibri attuali». Potenziali federatori e `perditempo´ sono avvisati.
Un bel servizio di propaganda comunista commissionato dai comunisti che odiano gli elettori di destra