Una mostra di architettura sacra dal titolo “Le fabbriche del divino”, organizzata dall’Ordine e dalla Fondazione degli Architetti di Catania insieme al Parco Archeologico di Catania e alla parrocchia di Santa Barbara di Paternò.
Un evento alla sua III edizione, inserito come sempre all’interno delle festività di Santa Barbara (3-4-5 dicembre), santa patrona di Paternò e protettrice anche degli architetti
Un evento che unisce e offre l’opportunità per un confronto sull’architettura e l’arte sacra, offrendo allo spettatore opere progettate e realizzate negli ultimi decenni. La mostra è stata realizzata all’interno della cappella di San Giovanni, dentro la torre Normanna sull’acropoli di Hybla Major a Paternò e sarà visibile dall’8 all’11 febbraio dalle 9 alle 13 tutti i giorni.
La rivista THEMA alla conclusione della mostra pubblicherà uno speciale per celebrare questo evento raccogliendo i numerosi progetti presenti alla mostra. Grande soddisfazione da parte degli organizzatori che hanno proposto per martedì 10 dicembre una conferenza sul rapporto tra le bucature nell’architettura e il paesaggio, stavolta nella chiesa-santuario di Santa Barbara, in tarda serata.
Il legame tra Barbara e gli architetti è da ricercare nel racconto agiografico della santa. La stessa chiede di poter aprire due nuove finestre nella torre in cui è rinchiusa. Sono proprio gli architetti che realizzano questo intervento e quindi che riconfigurano il significato iconologico dello spazio sacro. La necessità di Barbara era quella di trasformare una finestra esistente in un messaggio teologico, da uno a tre bucature per rappresentare la santa trinità
Ma nello stesso tempo, questa realtà mitologica, è il pretesto per fare una riflessione più ampia sul significato allegorico che sottende. La torre come luogo dell’abitare, recinto, prigione, nella misura in cui non si relaziona con l’ambiente. Una finestra come dispositivo indispensabile per la sopravvivenza ma non sufficiente per vivere. Una cella ha solo una piccola finestra, dentro uno spazio senza prospettive, senza visuali. È una condizione disumana che dobbiamo negare e per questo serve una soluzione. Barbara invece decide di vedere, di guardare, di trovare nuove direttrici. La santa manifesta la volontà di cercare nuove vie nel rapporto tra lo spazio interno ed esterno. Non solo funzionali ma anche simboliche. Propone un rapporto complementare tra la natura e l’uomo, tra la terra e il cielo. Propone relazioni e contaminazioni culturali.