Dall’ingegnere Uccio Ciatto riceviamo e volentieri pubblichiamo
Prima di iniziare un articolo scelgo sempre il titolo da dargli. Mi indica la via che devo seguire nel mio argomentare ed evita, tenta di evitare, che mi lasci prendere la mano e vada fuori tema.
Questa volta, però, dopo aver scelto il titolo mi sono detto che forse parlare di urbanistica a Paternò fosse un po’ ridondante. L’urbanistica è materia viva fatta di idee, di opinioni, di indicazioni sul che fare di questa o quella parte del territorio cittadino; di indicazioni sul dove fare una piazza, piuttosto che un asilo o un parcheggio, magari con un confronto serrato, ma necessario.
Confrontarsi, appunto. Parlare di Urbanistica a Paternò? Non sia mai! Nessuno ne parla, se non qualche sciocco, tra i quali mi arruolo volentieri. Non ne parlano le forze sociali, i sindacati e rappresentanti di categoria, le associazioni professionali di ingegneri architetti, geometri. Non ne parlano le imprese di settore, non ne parla la città ed ecco perché un piano vecchio di venticinque anni continua ancora a dettare le regole sull’assetto urbano della città, senza peraltro che se ne conosca il suo stato di attuazione.
Ma è proprio così? Il vecchio piano detta le regole? La risposta è no. La miriade di leggi e leggine che si sono succedute in questi venticinque anni, le sentenze di TAR e Tribunali che vedono quasi sempre soccombente il Comune di Paternò, hanno consentito e consentono interpretazioni fantasiose che comportano modifiche dell’assetto urbano, assunte in dispregio alla legge e principalmente al Buon Senso. Abbiamo detto che l’urbanistica è un’attività parlata o meglio un’attività che si fa parlandone, dibattendone, con trasparenza e pubblicità. Non occorre destare scandalo per parlare dell’attività urbanistica del Comune. Eppure a Paternò solo destando scandalo se ne può parlare. Ovvero se ne parla quando appare ai pochi che le scelte che il Comune o meglio l’Amministrazione comunale sta per compiere, potrebbero compromettere l’assetto urbanistico della città o alterarne irrimediabilmente l’equilibrio. Ma non può succedere, mi diranno le belle anime, ammesso che ve ne siano. Sono più portato a credere, infatti, che la città sia fatta in maggioranza di ignavi, se non per vocazione, di certo per convenienza. Non può succedere, dirà qualcuno, perché la legge dice che è il Consiglio comunale, dopo una procedura che è pubblica sin dall’avvio della discussione di redazione del PUG o di eventuali varianti (art. 26 L.R. 19/2020), che ne discute, e quindi, discutendone il Consiglio, la discussione è pubblica. Niente di più sbagliato, i Consigli comunali si svolgono con riservatezza. Siamo siciliani non ce lo scordiamo, non si parla, non si sente, non si vede. Meglio stare zitti e difatti i verbali delle commissioni consiliari non vengono pubblicati sul sito del Comune, come vorrebbe la legge. Le convocazioni dei consigli comunali e i relativi ordini del giorno, almeno quelli più importati per la vita cittadina, non vengono pubblicizzati come si deve. Il vicino comune di Misterbianco quando discute di questioni urbanistiche e non solo, pubblica la convocazione del Consiglio comunale ed il relativo ordine del giorno tappezzando di manifesti l’intero territorio comunale.
Andando al sodo, si legge da qualche tempo su alcuni giornali e sui social, che ci sono due o più proposte di variante al PRG in Consiglio Comunale o in viaggio verso di esso. Una riguarda un’area importante e di vaste dimensioni intorno all’ex macello; e l’altra un’area meno vasta, ma altrettanto strategica, al Corso Italia in prossimità della stazione di servizio della ERG. Entrambe di iniziativa privata. La prima presentata da un gruppo imprenditoriale, immagino. La seconda dovuta ad una sentenza del TAR e già in gestione commissariale. Non voglio entrare nel merito delle due vicende. Non ne conosco i contenuti e i contorni e quindi mi riservo di parlarne quando saranno noti.
Oggi dico che se sono state presentate potrebbero avere i requisiti per essere approvate. Però, non so se aumenteranno il carico urbanistico della città e di quanto lo aumenteranno e se questo incremento porterà un disequilibrio nei servizi di quartiere e a scala urbana. Non so quanto incideranno sulle le zone limitrofe o viciniori. Non so quanto incideranno sull’interesse collettivo, anteponendo a quest’ultimo l’interesse privato. Non so se queste varianti sono corredate da una relazione che ci spieghi quale vantaggio per il privato e quale vantaggio per il comune comporti la loro approvazione. So solo CHE NON LO SO e come cittadino questo è intollerabile. L’art. 26 della legge urbanistica regionale dice che debbo essere informato, sin da prima di avviare il procedimento di variante, sul fatto che si sta procedendo ad una sua elaborazione o perlomeno alla sua istruzione, e questo non è stato fatto. È stata avviata la procedura di VAS? Qualunque sia la motivazione della variante la procedura di VAS deve essere avviata. E se per le varianti di cui si sta occupando o si occuperà il Consiglio comunale la legge prevede l’esenzione della procedura di VAS (mi pare difficile) lo si specifichi, ma non si faccia tutto tra u luscu e u bruscu. Se alla città non interessa la discussione, tacerà, ma dovrà essere una scelta consapevole: avvisati non siamo interessati.
Ai partiti politici che sono sul territorio, ai miei concittadini, alle imprese operanti nel settore, alle forze sociali e ai miei colleghi, in particolare, rivolgo un invito: siate attivi, occupatevi della vostra città. La crisi immobiliare che attanaglia il nostro territorio è in parte dovuta a fatti esterni, ma in parte è dovuta ad una gestione miope e furba dell’Urbanistica nella nostra città. Facciamoci sentire.