Slovenia, la bandiera che ci ricorda Paternò e lo strafalcione del Comune

Slovenia, la bandiera che ci ricorda Paternò e lo strafalcione del Comune

Lo diciamo subito, siamo sicuri che era un refuso, quello contenuto nell’avviso pubblico per l’assunzione di dieci operatori del traffico al Comune di Paternò.

Non abbiamo dubbi su questo ma l’errore è troppo divertente per non parlarne. Da subito, sui social, tutti hanno commentato l’accaduto, con le interpretazioni più fantasiose. Immagiamo la figura che ha fatto il responsabile di questo “strafalcione” e gli sfottò dei suoi colleghi e l’ira del suo capo. Tra le lingue richieste, anche lo sloveno.

Può succedere a tutti e tempestivamente l’errore è stato rimosso dal sito, anche se a dire il vero, in molto non hanno capito cosa stesse succedendo. Pubblicato, ritirato, ripubblicato, in vigore, informale. Siamo in attesa di chiarimenti, in attesa di sapere come e cosa fare, ma soprattutto chi può partecipare a questo bando “anomalo”. Ma siamo fiduciosi. Verranno assunto i migliori ausiliari del traffico del mondo. Con competenze fantastiche e una buona conoscenza delle lingueeuropee.
Fateci scherzare, lasciateci un pizzico di ironia. Non prendetevela con tutti noi che abbiamo pensato male, con malizia. Ma risolto il mistero non ci restava che commentarlo con calma, dopo aver sentito e letto i commenti della gente. Ma cosa è successo veramente, perché tanto scalpore? Nel bando pubblicato oltre alla conoscenza della lingua inglese – come condizione indispensabile alla partecipazione – era prevista la conoscenza della lingua “slovena.

Slovenia, la bandiera che ci ricorda Paternò e lo strafalcione del ComuneAvete letto bene. L’idioma sloveno era un requisito indispensabile per fare l’ausiliare del traffico nella città di Paternò, una piccola realtà alle pendici dell’Etna in provincia di Catania. Se lo sapesse qualche ministro nordista, potrebbe scoppiare il caso: “prima gli italiani”. Dopo gli sloveni. Forse qualcuno ha scambiato la bandiera slovena con quella di Paternò?

Viene da ridere. Ma per qualche ora il telefono delle scuole di formazione e certificazione del comprensorio squillavano senza sosta. Tutti alla ricerca di un attestato di conoscenza B1 di Sloveno. Per qualche ora è stata la lingua più parlata a Paternò. Tutti hanno scoperto di avere parenti sloveni, amici, conoscenti. Tutti alla ricerca di un improbabile antenato sloveno pur di poter partecipare al mitico concorso – curato da un’agenzia privata – per l’assunzione di dieci piccoli eroi da impegnare per governare la “babele” del traffico locale.

Qualcuno si è persino chiesto come avrebbero reagito i pochi e vessati vigili urbani locali che probabilmente non conoscevano la lingua slovena, come avrebbero comunicato? Certamente, la domanda di tutti è stata, perché proprio lo sloveno? Abbiamo – in città – diverse comunità albanesi, rumene, ucraine, tunisine, marocchine, cinesi, forse anche qualche russo, ma sloveni proprio no. A dire il vero ci sono anche piccole rappresentanze croate, radicate nel territorio e con illustri antenati ma slovene proprio no.

Forse per l’estensore del bando era venuto il momento di puntare sul mercato dell’est? Oppure si era fidanzato con una bella slovena, magari nell’ultimo viaggio a Venezia? Tante le ipotesi, tutte da verificare. O forse abbiamo un certo turismo di nicchia che proviene dalla Slovenia che dobbiamo incentivare, fermo restando che non capiamo come gli ausiliari del traffico si potranno interfacciare con questi preziosi visitatori o lavoratori.
In una città che non ha mai costruito un progetto serio di filiera turistica, che tira a campare sulle spalle di quei pochi operatori che ancora credono nell’offerta turistico ricettiva, proponendo eventi e ospitalità, sembra stridente una richiesta così surreale, quella di ammettere a un concorso “lo sloveno” fortunato.

Lo ripetiamo, è stato un refuso ma in qualche modo è divertente. Ma non solo, è anche l’occasione per rimarcare ancora una volta che serve un progetto organico sul piano turistico. Un piano che metta in rete le risorse culturali e ambientali, l’offerta ricettiva, la formazione scolastica, universitaria e professionale. Un progetto che punti all’internazionalità, alla condivisione dei saperi, al coinvolgimento degli operatori turistici qualificati. In vista dell’arrivo della metropolitana che collegherà l’aeroporto di Catania all’acropoli di Hybla Major. Quindi un piano che recuperi lo spazio urbano, le tradizioni, i contenitori che sviluppi attrattività sul piano artistico e culturale, enogastronomico, religioso e universitario.

Mamma mia, arriva lo sloveno. Ma è uno scherzo. Per adesso aspettiamo il bando buono e giusto, perché questa città – tra pochi mesi – non avrà più il personale in tanti settori pubblici e questo non sembra una priorità per molti. Forse una delle emergenze più evidenti che meriterebbe più attenzione anche da parte dell’opinione pubblica e della politica. Meglio che “cazzeggiare” sui social o inventare alchimie amministrative mostruose, prive di senso. In attesa di un sussulto, restiamo attenti a quello che avviene e che non avviene.

Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

1 Comments

  1. Grazie alle ultime tre amministrazioni comunali ( Mangano, Naso e Naso(bis) Paternò è allo sfascio e degrado totale senza possibilità di ritorno. Elettori Paternesi vergognatevi!!!

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