È il 19 novembre 2023. Filippo Turetta viene fermato dalla polizia sull’autostrada in Germania, l’auto, la Fiat Grande Punto di colore nero, è rimasta senza benzina.
Su di lui, ricercato per la morte di Giulia Cecchettin, la ex fidanzata uccisa con 75 coltellate, pende un mandato di cattura europeo. La polizia porta il 22enne di Torreglia, in provincia di Padova, nella prigione di Halle. Turetta, 22 anni, scrive una lettera per i suoi genitori. «Non esiste perdono o qualcosa del genere», «io non lo voglio, non lo sento», scrive in quella lettera, visionata da LaPresse. «Capirei e accetterei se d’ora in poi voi vogliate dimenticarmi e rinnegarmi come figlio, vi ho già causato troppo dolore e sarebbe probabilmente la scelta migliore per il prosieguo della vostra vita – dice – Penso che probabilmente sarebbe meglio un figlio morto che un figlio come me».
«Ho rovinato la vita a tante persone, troppe, senza averci pensato prima», mentre spera che l’aver ammazzato la ex, di cui ha confessato l’omicidio, «non influenzi la vostra vita in peggio». «Spero che nessuno vi giudichi negativamente mi guardi male, vi guardi male, rovini la vostra situazione lavorativa o affettiva o le amicizie – prosegue – Voi non c’entrate assolutamente niente, non avete alcuna colpa o responsabilità. Anzi dovreste essere sostenuti ed aiutati perché siete sempre stati degli ottimi genitori, mi avete sempre aiutato e sostenuto ed educato al meglio e non c’è giorno della mia vita che non abbiate riservato preoccupazioni a me, la mia salute, al mio benessere. E io ho rovinato tutto». Nella lettera Turetta racconta della sua decisione di interrompere la sua fuga, intervallata da diversi tentativi di togliersi la vita, tutti andati a vuoto, e di farsi arrestare. «Tutti questi giorni che sono scomparso io non volevo fuggire o scappare o altro. Desideravo solamente riuscire a uccidermi in qualche modo – aggiunge – Sono un codardo e debole e purtroppo non ce l’ho fatta».
«Mi punzecchiavo con la punta» del coltello «in continuazione per prendere la rincorsa e compiere il gesto finale, ho fatto anche la conta dei secondi secondi tante volte, ma non sono riuscito in alcun modo. Mi pento e mi vergogno di ciò, non so perché non ce l’ho fatta. Forse anche perché mi faceva senso e mi fa paura la violenza. La odio e mi fa senso eppure è vero quello che ho fatto non ce la facevo proprio a suicidarmi alla fine è piuttosto di che continuare a provarci inutilmente ho deciso di farmi arrestare».
E assicura che la sua intenzione non era di scappare. Arrestato in Germania, Turetta viene estradato in Italia, oggi è detenuto nel carcere di Montoro, nel Veronese. Il prossimo 25 ottobre, comparirà davanti ai giudici della Corte d’Assise di Venezia, dove lunedì è iniziato il processo, per essere interrogato. «Adesso spero di riuscire a finire in prigione al più presto e di starci tutto il tempo che merito, anche tutta la vita. Ho fatto la cosa peggiore che potessi fare e merito di pagare per questo – ammette – Ho rovinato la vita un sacco di persone non potrò mai fare niente per far tornare tutto com’era e lenire il loro dolore e non riuscirò a smettere di pensare a questo neanche un secondo della mia vita. Vorrei solo sparire in un buco nero facendomi ingurgitare dall’oscurità non voglio vedere o parlare parlare con nessuno dopo quello che ho fatto e spero sia così anche se so che dovrò affrontare un processo». Il giovane elenca tutte le cose che non potrà più fare dal momento che finirà in carcere, laurearsi, avere una famiglia. Si vede perdere i capelli per l’età che avanza, invecchiare in cella, dove finiranno «le energie e le forze della gioventù poi dell’età adulta fino a invecchiare pian piano».
«In tutto questo soprattutto ho perso la persona più importante della mia vita la persona che è tutto per me E a cui da due anni penso ininterrottamente ogni giorno, la persona più bella e speciale io potessi mai incontrare in tutta la mia vita e tutto questo per colpa mia. Mi merito tutto questo», conclude la lettera.