Per molti è uno sconosciuto.
Ma è uno strumento di programmazione economica promosso della Comunità Europea e della Regione Sicilia,in grado di sviluppare strategie di rigenerazione territoriali utilizzando risorse finanziarie per quasi novanta milioni di euro – tra Paternò e Ragalna – oltre alla possibilità di attrarre ulteriori investimenti privati.
Non è solo una boccata di ossigeno per l’economia locale ma un vero e proprio piano a medio e lungo termine che potrebbe avviare una rinascita reale e duratura per dare speranza alle nostre comunità e ai tanti giovani che rischiano di emigrare fuori dalla Sicilia.
Una responsabilità enorme per chi lo ha gestito fino ad ora.
E la sensazione è che nulla è stato fatto per avviarlo secondo le indicazioni normative. Il rischio è che comunità più virtuose possano attrarre queste risorse disponibili e sarebbe una vera e propria catastrofe. La Regione Sicilia ha già formalizzato al Siru (Sistema interurbano di rango urbano) Paternò-Ragalna tutte le legittime perplessità – evidenziate anche da noi nei mesi scorsi – e il clima che si respira è imbarazzante.
Avevamo previsto che la mancanza di una vera e propria partecipazione di tutti i portatori di interesse e saperi avrebbe invalidato il processo, e il risultato è che oggi viene certificato dalle istituzioni regionali. La definizione delle strategie complessive non è stata il frutto di una concertazione collettiva ma la curvatura personalistica di una lobby, aderente ad alcuni quadri dirigenti del comune di Paternò, tra l’altro incompatibili al ruolo tecnico assunto. Il comune di Ragalna, fino a ieri, ha inghiottito le alchimie dei santoni,ma sembra essersi risvegliato e questo cambia gli scenari futuri. Almeno speriamo.
La Regione Sicilia ha detto chiaramente che tra le strategie sottoscritte e i progetti individuati c’è un disallineamento evidente che denota una mancanza di visione strategica complessiva. In parole povere, si dice una cosa e se ne propone un’altra. Questo avviene proprio perché il processo partecipativo è stato falsato, la metodologia di elaborazione delle strategie discutibile e approssimativa, priva persino di un quadro complessivo espresso attraverso una mappa condivisa da tutti gli attori. In tanti sono stati fatti fuori senza spiegazione. E sembra – leggendo dalla stampa – che alcuni dei fortunati presenti nell’elenco dei progetti proposti potrebbero essere“quasi amici”. Una coincidenza che andrebbe verificata magari è solo un’illazione.
Allora non ci rimane che chiedere:
che fine ha fatto il progetto-strategie di messa in sicurezza della strada Ragalna Paternò che tante vite ha rubato ai suoi fruitori? Cosa è stato previsto per la stazione metropolitana FCE di Paternò e quali collegamenti sono stati pensati per Ragalna? Cosa è stato pensato di preciso per l’emergenza risorsa idrica? E l’idea di unire l’Etna e il Simeto come si realizza nella pratica, per evitare obiettivi generici e vuoti di sostanza? Non ci risulta dell’esistenza di un vero e proprio piano, semmai la compilazione accademica di un format con le caselle occupate da progetti che magari non hanno una grande priorità.
E mentre il comune di Ragalna può avvalersi di uno strumento di pianificazione di recente elaborazione e vigente, Paternò continua a fare finta di niente e dimentica il dovere di elaborare un piano da anni. Sempre con la solita scusa da parte dei burocrati: quella che mancano le risorse, che costa troppo, che serve troppo tempo e nel frattempo la Regione Sicilia emana bandi per coprire parte delle spese comunali a cui – i dirigenti – non partecipano. Ma ormai anche i nuovi assessori -di buona volontà – sono sotto scacco dopo qualche mese, e non fanno altro che prendere atto di regole non scritte, a tutto vantaggio della discrezionalità. (forse le recenti affermazioni dell’assessore Pippo Torrisi sono veritiere e inquietanti).
Il SIRU è quindi una opportunità che deve essere colta ma per fare tutto questo serve cambiare la governance rapidamente, formare l’ufficio del piano con una guida competente e super partes, definire le strategie in tempi brevi e puntare a quelle priorità che sono strategiche per cambiare il corso delle cose. L’idea di una cooperazione tra Ragalna e Paternò non è una romanticheria o una visione malinconica del passato, semmai uno strumento efficace per sviluppare economieal contrario di quello che pensa qualcuno.
Il turismo e l’agricoltura, le risorse ambientali, culturali e produttive devono essere sostenute da investimenti mirati, precisi, chirurgici. Il potenziamento delle infrastrutture della mobilità e dell’energia è indispensabile e le politiche di sostegno ai produttori, alle scuole e alla creazione di alberghi diffusi rappresenta un piano di confronto necessario. Non servono i vecchi progetti degli amici – quelli pronti nei cassetti – a cui basta cambiare la testata per renderli nuovi.
Abbiamo registrato in altre testate giornalistiche che questa riflessione è diffusa e condivisa da molti e forse è venuto il momento di dirlo ufficialmente, evitando complessi di inferiorità nei confronti di sigle e accademici che non hanno fatto il bene di questa comunità, già da troppo tempo, ma serve il coraggio di tutti e non l’apatia intellettuale che caratterizza questi tempi. E serve anche una convergenza che vada oltre i partiti, oltre le appartenenze tra opposizione e maggioranza, tra gli amministratori e la politica. Prima che qualcuno si fa ancora una volta i propri interessi sulle spalle di tutti. Speriamo di sentire presto nuove voci. La mobilità, l’emergenza idrica, la piantumazione di alberi (quella vera e non teatrale) e la valorizzazione del patrimoniostorico-monumentale-archeologico disponibile sono il focus su cui trovare un accordo complessivo e operativo.
Il sindaco Naso bis parla ( per farsi bello su f.b. ) di milioni di euro che stanno per arrivare per restaurare due chiese