A due anni e nove mesi dalle elezioni politiche che hanno visto la consacrazione di Giorgia Meloni, i partiti italiani tornano a sfidarsi in una competizione elettorale nazionale per scegliere i 76 rappresentanti del nostro paese nel Parlamento europeo ma che, come in passato, anche questa volta si è puntualmente trasformata in un test interno.
Una sorta di sondaggio di mid-term per il governo in carica e per la popolarissima presidente del Consiglio, la prima occasione per Elly Schlein di misurarsi nella veste di segretaria del Pd, il redde rationem per (ri) stabilire i rapporti di forza all’interno delle coalizioni.
Due i fattori che contribuiscono a fare delle elezioni di oggi e domani il momento ideale per i leader e per le forze politiche per controllare il proprio gradimento: innanzitutto la peculiarità tutta italiana di diversi capi di partito di candidarsi per un seggio che non andranno mai ad occupare e poi il sistema proporzionale puro con soglia di sbarramento del 4% e possibilità di voto di preferenza. Un tutti contro tutti che intensifica soprattutto lo scontro tra alleati dello stesso schieramento.
Sulle “finte” candidature, questo potrebbe essere davvero l’anno dei record. Non solo perché ci sono ben quattro leader in campo pronti a rinunciare al seggio europeo un minuto dopo l’elezione: Meloni candidata capolista di Fdi in tutte le circoscrizioni, Schlein per il Pd al Centro e nelle Isole, Carlo Calenda per Azione e Antonio Tajani per Fi. (Ci sarebbe anche Matteo Renzi: il leader di Italia Viva tuttavia assicura che, se eletto, si dimetterà da senatore per trasferirsi a Strasburgo). Ma anche perché gli italiani avranno la possibilità di votare addirittura il defunto Silvio Berlusconi. “Abbiamo preparato un vademecum per i nostri rappresentanti di lista: qualora un elettore barrasse il simbolo di Fi e scrivesse Berlusconi il voto sarebbe valido ma non la preferenza”, ha spiegato Tajani in prima persona in un’intervista. Ma come si vota? Il sistema dicevamo è un proporzionale con soglia di sbarramento del 4% e possibilità di voto di preferenza. I seggi sono assegnati nel collegio unico nazionale alle liste concorrenti presentate nell’ambito di 5 circoscrizioni: Italia nord ovest dove si eleggono 20 europarlamentari, Italia Nord Est cui ne spettano 15 così come all’Italia centrale, l’Italia meridionale dove si eleggono 18 rappresentanti e l’Italia insulare (Sardegna e Sicilia) che ne elegge 8. In totale gli europarlamentari italiani sono 76, un numero invariato in una plenaria che invece conterà per la prima volta un totale di 720 seggi: proprio recentemente il Consiglio europeo infatti ha innalzato il numero dei seggi del Parlamento europeo per la legislatura 2024-2029 da 705 a 720 alla luce dei cambiamenti demografici negli Stati membri dell’UE.
Il diritto di voto è esercitato dai cittadini con almeno 18 anni.
Sono 51,7 milioni gli italiani chiamati al voto sabato e domenica. Per la prima volta e solo per le elezioni europee di quest’anno gli studenti “fuori sede” potranno votare per le liste e i candidati della propria circoscrizione territoriale di origine, senza la necessità di rientrare nel comune di residenza.
La nuova modalità di voto, introdotta in forma sperimentale dal decreto elezioni, interesserà 23.734 tra ragazzi e ragazze che hanno avanzato regolare istanza nel termine previsto del 5 maggio scorso.
Per candidarsi al Parlamento europeo l’età minima è di 25 anni.
Un candidato può presentarsi in più circoscrizioni. La scheda elettorale è unica, si vota per una delle liste e si possono esprimere da una a tre preferenze. Nel caso di espressione di due o tre preferenze, queste devono riguardare candidati di sesso diverso. Una regola dell’alternanza introdotta con una legge del 2014 per rafforzare la rappresentanza di genere femminile ma che tuttavia rischia di essere depotenziata dalla decisione di Meloni e Schlein di candidarsi: da un lato i nomi delle due leader sicuramente attrarranno voti per i rispettivi partiti, dall’altro rischiano di farlo a scapito di altre donne in lista e dunque della rappresentanza femminile visto che né Meloni né Schlein andranno all’Europarlamento.
Come già accaduto nel 2004 e nel 2009, si vota nelle giornata odierna di sabato (dalle 15 alle 23) e domenica (dalle 7 alle 23) anziché di domenica e lunedì. Succede perché la direttiva Ue prevede per le elezioni europee la fine delle operazioni entro domenica 9 giugno. Nelle stesse due giornate andranno al voto 3.715 Comuni italiani, di cui 6 capoluoghi di regione (Bari, Firenze, Campobasso, Cagliari, Perugia e Potenza). E la Regione Piemonte per eleggere il suo Presidente.
Nei Comuni con più di 15mila abitanti è possibile il voto disgiunto, è possibile cioè votare un candidato sindaco e una lista non collegata a lui, e si viene eletti al primo turno solo con il 50% + 1 dei voti. In mancanza della maggioranza assoluta è previsto il ballottaggio dopo due settimane fra i due aspiranti sindaci che hanno ottenuto più voti. Nei comuni con meno di 15mila abitanti non è previsto il voto disgiunto ed è eletto sindaco chi al primo turno prende più voti. Nei casi in cui c’è in corsa un solo candidato, risulterà eletto solo se almeno il 40% della popolazione avrà votato e se avrà ottenuto almeno la metà dei voti validi. Dal 2024 i sindaci dei comuni con meno di 15mila abitanti possono essere rieletti per un terzo mandato mentre quelli dei comuni con meno di 5mila abitanti non hanno più limiti di mandati. Anche alle elezioni comunali è previsto il voto di preferenza (due al massimo) con il rispetto dell’alternanza di genere.
Lo spoglio per le elezioni europee inizia domenica alle 23. Per Comunali e Regione Piemonte lo spoglio comincia lunedì alle 14.
Sabato l’affluenza sarà resa nota a fine giornata. Domenica viene rilevata alle 12 alle 19 e a chiusura seggi, prima di iniziare il conteggio.