Chiara e Luca si sono conosciuti a Catania nel tempo del lockdown ai laboratori occupazionali.
Luca vive e lavora ne «La casa di Toti» a Modica; si sono poi frequentati ai «weekend respiro». Chiara lavora in un asilo a Catania. Sperano di andare a vivere assieme. Hanno entrambi un ritardo cognitivo e tratti autistici. Luca serve le colazioni, guida un motorino, va in bici al pulmino che lo porta al lavoro a Modica. Giovanni e Aurora si sono conosciuti anche loro alla «La casa di Toti», tre anni fa ma avevano interessi e `amori´ diversi. Da 7 mesi è scoccata la scintilla, stanno insieme; Giovanni vive e lavora ne «La casa di Toti», Aurora frequenta tre volte la settimana i laboratori di arte terapia, cucina e ceramica che si svolgono lì, a Modica. Giovanni è un punto di riferimento anche per gli altri ragazzi, per il suo impegno nelle attività, per la sua voglia di fare e di portare a termine i compiti. Anche Giovanni e Aurora vorrebbero vivere insieme; entrambi hanno disturbi dello spettro autistico.
Si adorano; Giovanni è un pochino geloso e dopo la nascita della loro amicizia, ci ha messo un pochino per dichiararsi ad Aurora. Poi ci sono anche le amicizie speciali, come quella di Martina e Gabriele, lei romantica e sognatrice, ha la sindrome di down. Segue ogni passo di Gabriele che ha un ritardo cognitivo. Lui vive e lavora ne «La Casa di Toti», lei frequenta i laboratori ma non perde occasione per stare a fianco di Gabriele e dargli una mano non sarà semplice, hanno acquisito una buona autonomia, vivono con serenità ma avranno sempre bisogno di essere assistiti. Il sogno che da tre anni ha fisicamente un luogo dove svilupparsi, si chiama «La casa di Toti», un ente del terzo settore, impresa sociale, che oggi gestisce un B&B a Modica, con il lavoro di cinque ragazzi `speciali´ che vivono e lavorano in loco e che realizza laboratori di cucina, fitness, ceramica, arte terapia, musicoterapia per ragazze e ragazzi neuro diversi. E non solo. C’è anche la vela terapia, un laboratorio galleggiante nella splendida cornice marina di Marzamemi: una barca etica che trasportò migranti, confiscata ai trafficanti di vite in mare e affidata ai ragazzi de «La Casa di Toti».
La `casa´ è un sogno realizzato con dedizione e tenacia da Muni Sigona per aiutare suo figlio, prima di tutto, ma non solo. Il suo pensiero del `dopo di noi´ è una assunzione di responsabilità nel presente, il «durante noi», per accompagnare il futuro di tanti ragazzi e ragazze che nella casa quel futuro lo riconoscono.
«Mio figlio Toti che oggi ha 25 anni è uno dei ragazzi speciali, è neurodiverso, autistico e non solo – racconta Muni Sigona che nel percorso è supportata dal marito Michele Lanza e da tutta la famiglia – e abbiamo fatto mille viaggi della speranza per Toti ma poi ci siamo resi conto che dovevamo inventarci qualcosa perché non c’erano strutture dopo la scuola che potessero aiutare questi ragazzi a camminare da soli, ad avere un inserimento socio lavorativo che permetta loro di acquisire una certa autonomia». Il B&B è nel contesto di una dimora del `700 nelle campagne modicane: tre casette attrezzate, con angolo cottura, completamente gestite dai cinque ragazzi autistici – Giovanni, Luca, Gabriele, Toti e Giuseppe – che si occupano di tutto, seguiti da un operatore: dall’accoglienza al check out, dalle pulizie alla prima colazione. Prendendosi cura degli altri imparano anche a prendersi cura di se stessi, curano il giardino, puliscono la piscina, lavorano con impegno dal lunedì al venerdì, e il fine settimana tornano dalle loro famiglie. «L’interazione con gli ospiti che prenotano da noi, è costante; non è una struttura per persone con diverse abilità ma accoglie tutti; è accessibile, e per chi viene da noi è una scelta in una struttura etica. Per questi ragazzi avere un obiettivo, concentrarsi sulla sua realizzazione, puntare sulle abilità, focalizzare l’attenzione sulle loro risorse personali è un passo deciso nel superamento del limite». «La Casa di Toti» è stata inaugurata tre anni fa, costruita ex novo su un campo di calcetto, autonoma rispetto al B&B ma collegata ad esso. Tolte le spese, il ricavo del B&B etico viene destinato al supporto de «La casa di Toti», struttura che si sviluppa in piano su 300 metri quadri: un grande living, sala pranzo e cucina, un bagno e una hall con tetto di vetro, due stanze triple, una singola e quattro bagni, lavanderia e una stanza per l’operatore che affianca i ragazzi di notte. E ´qui che vivono i cinque ragazzi `residenziali´ dal lunedì al venerdì e un fine settimana al mese le porte si aprono al ‘weekend respiro’.
Una volta al mese, dal venerdì al lunedì, si accolgono ragazze e ragazzi neurodiversi ma anche con difficoltà motorie, in co-housing per tre giorni, con personale qualificato a seconda delle esigenze degli ospiti – turisti. «Quello che abbiamo chiamato il `weekend respiro´, al momento lo realizziamo una volta al mese, ma potremmo fare anche di più se ci fosse la richiesta». Sono una trentina le famiglie con ragazzi `speciali´ che gravitano attorno alla struttura, arrivano da tutta la Sicilia e dalla Calabria. Bellissimo? Sì, ma dietro c’è un lavoro continuo: dalla ricerca di risorse umane, al sostegno economico.
«Il mio sogno ha incrociato la strada di Franco e Andrea Antonello che ci sono stati sempre accanto con `I bambini delle fate´ – dice Muni Sigona – e ci hanno aiutato con il fund raising in Sicilia. Grazie alla raccolta dei fondi siamo riusciti ad investire 600.000 euro per costruire `La casa di Toti´ e la scorsa settimana Franco e Andrea, che avevano assistito alla posa della prima pietra, sono venuti a vedere cosa abbiamo realizzato, scoprendo la bellezza delle persone e dei luoghi, l’amore di Giovanni e Aurora, l’autonomia sorridente conquistata dai nostri ragazzi in un progetto socio educativo che si sviluppa sempre in accordo con famiglie e tutor». Una equipe interdisciplinare dello studio psicopedagogico `Parentage´ di Catania valuta la possibilità di inserimento dei ragazzi speciali ne «La casa di Toti», un percorso delicato e accurato non adatto a tutti i disturbi delle neuro diversità. E anche la selezione delle figure idonee ad assistere ai percorsi complessi che si realizzano nella struttura non è semplice.
La formazione per affrontare i percorsi, viene somministrata anche alle famiglie e ai ragazzi. Quattro le figure professionali assunte, due a tempo pieno e due part time che assistono i ragazzi che vivono e lavorano a «La casa di Toti» e poi ci sono tanti volontari. «Uno dei prossimi passi che vorremmo fare è quello di iniziare con l’assunzione di uno dei ragazzi speciali». Tanti benefattori, ma non basta. «In tanti ci hanno dato il loro sostegno, banche, fondazioni, privati cittadini». Nessun nome dalla bocca di Muni ma tra i benefattori c’è anche un «ragazzo fortunato», all’anagrafe Lorenzo Cherubini. «Non nascondo che mi piacerebbe che Jovanotti venisse qui per vedere cosa ha contribuito a realizzare, così come mi piacerebbe ci venisse a trovare Jerry Scotti; gli raccontai del mio sogno nel corso della partecipazione a una trasmissione televisiva nel 2018. Ora quel sogno è realtà».
Tanti nomi accanto a quello dei pionieri, di Muni e della sua famiglia, di Toti, Giovanni, Luca, Gabriele e Giuseppe e tanti sogni che anche assieme a `I bambini delle fate´ possono ancora essere realizzati. «Se faccio questo è perché ci sono tanti altri ragazzi e tante famiglie che possono essere aiutate; la nostra casa può diventare un esempio per altre realtà simili. Mi piacerebbe che la prossima sfida fosse realizzare un centro non solo socio-occupazionale ma anche di neuro riabilitazione. Sì, mi piacerebbe, è un altro obiettivo!» (AGI)