Anche il danno da contagio da HIV, oltre a quello da epatite, va risarcito. E va riconosciuto anche al coniuge incolpevolmente danneggiato.
Lo stabilisce una sentenza della Corte d’appello di Catania che, confermando quella di primo grado, ha condannato il ministero della Salute a un risarcimento complessivo di 500mila euro.
Il caso riguarda una donna che negli anni ’70 è stata sottoposta a trasfusioni di sangue e che negli anni 2000 ha poi scoperto di essere positiva al virus dell’Hiv e di avere anche contratto l’epatite C. Da successivi accertamenti è emerso che anche il marito aveva contatto l’epatite C, e non l’Hiv, per contagio dalla moglie. I due coniugi, nel 2018, assistiti dall’avvocato Silvio Vignera, hanno avviato un procedimento civile chiedendo il risarcimento dei danni per le gravissime patologie che derivavano da emotrasfusioni.
Il Tribunale civile di Catania, a conclusione del processo di primo grado, ha emesso una sentenza che ha riconosciuto le ragioni dei coniugi, quindi che anche l’Hiv, come l’epatite, può essere trasmesso da emotrasfusioni e che il successivo involontario contagio del coniuge va anch’esso addebitato alla causa iniziale costituita dalle emotrasfusioni. Decisione poi confermata anche dalla Corte d’appello civile.
Per l’avvocato Vignera «la decisione è di particolare importanza perché viene sancito il principio che il risarcimento dal danno non spetta soltanto alla vittima primaria di un fatto illecito, nella fattispecie la donna che ha contratto l’Hiv e l’Epatite C in conseguenza di trasfusioni, ma anche alla vittima secondaria dello stesso fatto illecito, nel nostro caso al marito che ha poi contratto l’infezione virale dalla moglie».