“Non sono attaccato alle poltrone. Sono forse uno dei rarissimi casi in Italia ad essermi dimesso da assessore di una grande città quale è Catania perché me lo chiese il leader Salvini. Chiedevo coerenza. Chiedo voti in giro e poi devo giustificarmi con l’elettorato del perché non mettiamo in atto ciò che abbiamo messo nei programmi elettorali”.
Lo afferma l’ex assessore al Comune di Catania, Fabio Cantarella, che, si apprende dai vertici della Lega, è stato espulso dal partito.
“Quella Lega dei territori, delle sezioni e non delle segreterie politiche come avviene oggi a Catania. Non c’è più il militante – sottolinea – ma la segreteria del politico forte, di turno, entrato in Lega e che detta legge. Ma i voti non sono della Lega ma di quel politico che domani, dopo aver cambiato 4-5 casacche politiche, indosserà anche la sesta e lascerà il vuoto”.
“Mi ha ferito – continua Cantarella – questa gestione lontana dal territorio per la quale ‘battaglio’ dentro il partito insieme a tanti militanti storici perché vogliamo un ritorno a quei principi della Lega che ci hanno fatto appassionare e sposare un progetto”. A precisa domanda su un ipotetico suo ‘passaggio’ al Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo, Cantarella risponde che “quelli dell’autonomia sono valori in cui credo. Abbracciai la Lega perché credo fortemente nell’autonomia dei territori. Ma l’autonomia vera – evidenzia infine Cantarella – quella dove il territorio propone, ad esempio, per la soluzione di criticità o piuttosto per l’introduzione di novità che riguardano il territorio. Meglio dell’autonomia – conclude – tutto questo non lo può fare nessuno”.