Strage Casteldaccia, la ministra del Lavoro: “Disattenzione nell’applicazione di procedure”. Operai non dovevano essere all’interno

Strage Casteldaccia, la ministra del Lavoro: “Disattenzione nell’applicazione di procedure”. Operai non dovevano essere all’interno

«Di fronte a queste tragedie diventa difficile fare un ragionamento legandolo a norme e provvedimenti che devono essere adottati o attuati. C’è l’evidenza di una tragedia che è la perdita di vite umane. Ci sono certamente tutta una serie di profili di indagine che emergono e parlano di una disattenzione nell’applicazione delle procedure che erano state stabilite a monte, però è ancora veramente presto per definire questo».

Così la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, a Zapping su Rai Radio 1 parlando della strage di Casteldaccia in cui cinque operai, di cui uno interinale di Amap e quattro di una ditta esterna in appalto di Partinico, sono morti perché rimasti intrappolati nei cunicoli dell’impianto di sollevamento delle acque reflue dell’Azienda municipale acquedotti.

Non dovevano essere all’interno dell’impianto. Il contratto di subappalto non lo prevedeva. Ma un problema tecnico li ha spinti a scendere nella prima «stanza», a 3 metri sotto terra, e hanno trovato la morte. Col passare delle ore gli inquirenti vanno chiarendo la dinamica dell’incidente sul lavoro costato la vita a cinque lavoratori, quattro della Quadrifoglio Group deceduti mentre lavoravano allo spurgo di un tombino a Casteldaccia, in provincia di Palermo, ed un operaio interinale che collaborava con la squadra. La Quadrifoglio srl di Partinico aveva avuto in subappalto la manutenzione della rete fognaria del centro in provincia di Palermo dalla Tek, la società che si era aggiudicata l’appalto da Amap, la municipalizzata che gestisce rete idrica e fognaria nel capoluogo e in provincia.

Le vittime, dal 29 aprile scorso, lavoravano allo spurgo di cinque tombini che erano stati coperti con l’asfalto, dopo lavori sulla strada eseguiti dall’Anas. Lunedì scorso era in programma lo spurgo del pozzetto vicino alle cantine della Corvo Duca di Salaparuta. Il lavoro si sarebbe dovuto svolgere dalla strada, dove un’autospurgo con una sonda avrebbe dovuto ripulire la vasca. Ma gli operai- nella squadra c’era anche Epifanio Alsazia, 71 anni, la più anziana delle vittime, contitolare della ditta – non riuscivano a far passare la sonda.

Per poter andare avanti avrebbero chiesto al direttore dei lavori e responsabile sicurezza di Amap Gaetano Rotolo di poter scendere al primo livello dell’impianto.

Per un po’ una prima squadra, tra loro c’era Giovanni D’Aleo, sopravvissuto alla strage, ha lavorato per trovare l’ostruzione. Poi i colleghi gli hanno dato il cambio e sono scesi giù in tre, in testa Alsazia. Nessuno aveva mascherine né il gas alert, il dispositivo che misura la concentrazione dell’idrogeno solforato, sostanza altamente tossica che si sprigiona dalla fermentazione dei liquami. Mentre continuavano il lavoro, il «tappo» che impediva il passaggio della sonda sarebbe saltato e i gas avrebbero investito i tre dipendenti. Probabilmente le vittime hanno perso i sensi subito e sono precipitati nella melma raccolta nella vasca del piano inferiore. Per soccorrere i colleghi ,sono entrati nella prima stanza altri due dipendenti della Quadrifoglio e il giovane interinale Giuseppe La Barbera che aveva la mansione di accertatore, doveva vigilare cioè sulla regolarità delle installazioni delle transenne in strada. Anche loro sono stati investiti dal gas killer. Due sono deceduti, un terzo, Domenico Viola, lotta tra la vita e la morte nel reparto di Rianimazione del Policlinico di Palermo.

A ricostruire la dinamica del tragico incidente, oltre a D’Aleo che ha parlato di «imprevisto tragico» e agli altri due operai della squadra rimasti in superficie, è stato il direttore dei lavori di Amap, a lungo interrogato dagli inquirenti che stanno cercando di capire perchè le vittime siano scese senza mascherine e senza il misuratore di idrogeno solforato. Certo non prevedevano di entrare nell’impianto, ma una volta deciso di scendere avrebbero dovuto indossare le precauzioni.
L’inchiesta – il fascicolo ipotizza ancora a carico di ignoti il reato di omicidio colposo plurimo – sta cercando di approfondire sia l’aspetto dell’assenza di misure di sicurezza che i criteri con cui la Quadrifoglio Group ha scelto gli operai da inviare per il lavoro. Nessuno avrebbe avuto particolari specializzazioni nella manutenzione della rete fognaria e, secondo i sindacati, almeno due non avrebbero seguito corsi sulla sicurezza di recente. Gli investigatori, che hanno acquisito una serie di documenti dalla Quadrifoglio, che è sotto sequestro, vogliono capire anche se ci sono responsabilità nella decisione di autorizzare le vittime a scendere nell’impianto. Tutti aspetti su cui verranno sentiti i superstiti e i tecnici di Amap.
Oggi intanto Cgil, Cisl e Uil hanno organizzato uno sciopero di 4 ore dei lavoratori di tutti i settori e uno di otto degli edili per chiedere più sicurezza sul lavoro.

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