Sarà interrogato questa mattina dal gip del Tribunale di Catania Carla Aurora Valenti il deputato regionale Luca Sammartino, ormai ex vicepresidente della Regione siciliana, indagato per corruzione aggravata dalla Procura di Catania nell’ambito dell’inchiesta Pandora su presunte infiltrazioni mafiose nel Comune di Tremestieri Etneo.
Come annunciato dal suo legale, l’avvocato Carmelo Peluso, Sammartino risponderà nell’interrogatorio di garanzia. Il politico è stato sospeso dal giudice da incarichi pubblici per un anno.
Il parlamentare regionale si è detto «sereno e certo che emergerà la totale estraneità ai fatti, risalenti a cinque anni fa e che con stupore leggo mi vengono contestati».
Sammartino è indagato per due casi di corruzione. Il primo è avere favorito il proprietario di una farmacia a Tremestieri Etneo impegnandosi nell’impedire l’apertura a un suo concorrente. In cambio avrebbe ottenuto l’appoggio elettorale per la candidata alle europee che lui sosteneva nel 2019 per il Pd, Caterina Chinnici, poi eletta e ora in Forza Italia, totalmente estranea all’inchiesta.
Il secondo caso riguarda due carabinieri del nucleo di polizia giudiziaria della Procura, uno in servizio e l’altro in aspettativa che avrebbero fornito notizie su eventuali indagini nei suoi confronti e bonificato da eventuali cimici la sede della sua segreteria. Per uno di loro, Antonino Battiato, la Procura aveva chiesto la misura cautelare della sospensione dall’incarico. Rispondendo alle domande del gip Carla Aurora Valenti, Battiato ha detto di avere commesso «una leggerezza per fare un favore a un amico, un collega in pensione», perché «insisteva e mi sembrava male», ma «non ho mai preso soldi» e ho fatto «tutto fuori dal servizio» con rivelatore di frequenze che costa poco ed è accessibile a tutti.
Sono 30 gli indagati nell’inchiesta della Dda: ieri i primi a essere interrogati sono stati il sindaco di Tremestieri Etneo Santi Rando (si è già dimesso), un poliziotto da anni in aspettativa, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per scambio elettorale politico-mafioso assieme a Pietro Alfio Cosentino, ritenuto il referente del clan Santapaola-Ercolano, che si sarebbe «adoperato per garantire il rispetto di precisi accordi elettorali propedeutici all’elezione» del primo cittadino.
Sentiti anche altri quattro indagati arrestati ai domiciliari: Giovanni Naccarato, dirigente del Comune, l’architetto Puccio Monaco, all’epoca consulente a titolo gratuito del sindaco, l’ingegnere Paolo Di Loreto e lo storico consigliere d’opposizione Mario Ronsisvalle poi transitato tra i sostenitori di Rando alle amministrative del 2021.