«Dissi che il ponte unirà due cosche e non due coste. Ma la mia non era una battuta ad effetto».
Così al Fatto Quotidiano il fondatore di Libera don Luigi Ciotti, parlando del Ponte di Messina. «Al di là delle valutazioni Ponte sì-Ponte no – aggiunge – e di altre infrastrutture che non sono state fatte, qui a mancare sono soprattutto strade e autostrade».
Salvini «mi invitò a vivere all’estero perché non degno di essere un italiano – aggiunge – Invece io amo e sono contento di essere cittadino onorario di Locri e di Pizzo Calabro. Il mio `state attenti´ è un atto d’amore verso la Calabria e verso la Sicilia. Nonostante i provvedimenti presi e tutte le valutazioni che sono state fatte, non c’è grande opera a cui i mafiosi non siano interessati. Bisogna essere molto realisti e molto concreti. Abbiamo visto anche l’ultima inchiesta in Piemonte su appalti e voti di scambio: i mafiosi riescono sempre a infiltrarsi».
Rispetto alle parole del ministro delle Infrastrutture, per il quale il Ponte è la più grande operazione antimafia dal dopoguerra, don Ciotti afferma: «Non gli rispondo neanche. La più grande operazione antimafia è il lavoro di tutti i giorni della polizia e dei carabinieri. Bisognerebbe metterli nelle condizioni di farlo meglio, così come servirebbe rinforzare la magistratura, dotarla di nuove tecnologie».