Alfio Cartalemi presenta il suo ultimo lavoro editoriale, un approfondimento sulla figura del mecenate e imprenditore, Michelangelo Virgillito, originario della città di Paternò e vissuto a Milano.
In quella Milano che ha accolto a partire dal dopo guerra, altri paternesi – diventati illustri – come l’imprenditore Salvatore Ligresti e l’avvocato Antonino La Russa. Ancora oggi la comunità di paternesi che vive a Milano è consistente e uno dei più famosi rappresentanti di quella comunità è proprio l’attuale Presidente del Senato, Ignazio La Russa.
Il libro, edito dalla Gazzetta Rossazzurra, ci presenta, attraverso documenti e testimonianze, una visione più coerente alla verità storica e colma – almeno in parte – quella mancanza di studi sul personaggio, che spesso hanno dato spazio a curvature fantastiche, quasi mitologiche utilizzate, anche recentemente, da alcuni giornalisti in programmi come “Report” di Rai 3. La mancanza di uno studio sistematico che riordina fatti e avvenimenti, contestualizzando la storia di quest’uomo nel suo tempo ha generato – tra le pieghe della sua vita – innumerevoli racconti che – oggi dopo molti decenni – rischiavano di compromettere l’essenza della sua opera.
Cartalemi ci riporta indietro nel tempo e ci restituisce gli strumenti per capire ed eventualmente approfondire, anche autonomamente. Permette a tutti noi, di comprendere – non solo la storia di quell’Italia del dopo guerra, tra la Sicilia e la Lombardia – ma le ragioni che hanno determinato la nuova forma della città, anche attraverso azioni forti come quella di costruire due grandi architetture sull’acropoli di Hybla a Paternò. Le opere di Michelangelo Virgillito hanno una forte connotazione urbanistica e architettonica, in pratica, attraverso il finanziamento diretto di opere puntuali trasforma la città, individua nuove polarità urbane e mette le basi per lo sviluppo complessivo.
L’azione che conduce è dirompente – quasi si sostituisce alla politica – governando sul piano delle risorse e delle strutture l’intero territorio. Dall’approvvigionamento idrico al recupero del patrimonio esistente, dall’edilizia scolastica e quella culturale, sociale e religiosa. Se volessimo mappare oggi gli interventi, ne uscirebbe un piano organico ed efficace che ha modificato e innovato l’intera città. E ogni intervento è perfettamente riconoscibile in termini di qualità dell’architettura, dagli anni ’50 fino all’ultima grande opera che è la chiesa dello Spirito Santo nella zona Ardizzone; per questo basta citare l’ing. Rosario la Russa e l’arch. Carmelino Borzì, che nel bene e nel male, sono ancora oggi i protagonisti più autorevoli dell’architettura in città.
Michelangelo Virgillito non è solo un mecenate e un filantropo, attento solo ai poveri, ma un regista della metamorfosi urbana. E appare chiaro che il suo interesse non era solo quello di fornire “il pesce” per sfamare la gente ma anche “la canna da pesca” per rendere autosufficienti i meno abbienti. Non solo elemosina ma una precisa strategia educativa e credo che questo abbia inciso fortemente sulla scelta di affidare alla congregazione di “Don Orione” il compito di sostenere l’educazione artigianale dei paternesi. Appare chiara la visione politica, sociale, culturale ed economica che proprio Alfio Cartalemi fa emergere dal suo studio.
L’incontro ha offerto l’occasione per sentire alcune testimonianze dirette come quella della nipote e di chi vive costantemente nella comunità del Santuario della Consolazione, come padre Juan Miguel – attuale Presidente della Fondazione Michelangelo Virgillito – che ancora oggi opera nel nome del suo ispiratore e l’ex presidente, Don Salvatore Alì, insieme a Alfio Parisi, Vincenzo Coppola e Vincenzo Anicito, ricordando la figura recentemente scomparsa dell’avv. Vincenzo Capetta, decano della fondazione. A coordinare tutto il giornalista Anthony Distefano mentre i saluti istituzionali sono stati affidati al Sindaco Nino Naso e al Deputato Nazionale Francesco Ciancitto.
Oggi l’idea è quella di intitolare una piazza o una strada a Michelangelo Virgillito e come dice l’on. Francesco Ciancitto dedicare un giorno, alla memoria dei figli illustri di questa città, che spesso sono dimenticati ed è proprio il lavoro di questi anni, condotto da Alfio Cartalemi, a far riemergere quel prezioso patrimonio di memoria a cui era tanto legato Nino Tomasello, promotore proprio della “Banca della memoria”.
L’idea di città che aveva Michelangelo Virgillito, sembra essersi persa e forse da questa idea bisognerebbe ripartire. Una nuova visione per l’acropoli, l’attenzione alle risorse idriche, la rigenerazione delle perifericità e il potenziamento dei luoghi della socialità, della formazione e della cultura con una grande attenzione agli ultimi.
Forse per questo Michelangelo Virgillito ha attirato tanti chiaroscuri nella narrazione della città, era forse un personaggio scomodo anche se indispensabile. Oggi Michelangelo Virgillito riposa in un luogo speciale, ne Milano, ne Paternò. Ci sarà un motivo, come ci sussurra lo storico Massimo Scalisi. Forse a Paternò merita solo un cenotafio, forse è quello che ha desiderato lui stesso. Opere e non manifesti. Bisogna cogliere il senso profondo del suo lavoro e non banalizzarlo con smorfiette folcloristiche di comodo. Forse “Report” avrebbe dovuto leggere il lavoro di Alfio Cartalemi prima di esprimersi con tanta dirompenza.