Salvini pro Putin: “Quando un popolo vota ha sempre ragione”. Calenda: “Ripassa le basi. In Russia elezioni farsa”

Salvini pro Putin: “Quando un popolo vota ha sempre ragione”. Calenda: “Ripassa le basi. In Russia elezioni farsa”

«Han votato e ne prendiamo atto. Quando un popolo vota ha sempre ragione, ovunque voti». Queste parole del vicepremier Matteo Salvini a proposito del voto in Russia, pronunciate a margine di un incontro a Milano, hanno scatenato una bufera sul leader leghista.

«Le elezioni – ha detto ancora Salvini, dopo l’ufficializzazione della vittoria di Vladimir Putin con l’87,2% dei voti – fanno sempre bene, sia quando uno le vince che quando uno le perde. Quando le perdo cerco di capire dove ho sbagliato e come far meglio la prossima volta. Ci sono state delle elezioni e quindi prendiamo atto del voto dei cittadini russi, sperando che il 2024 sia l’anno della pace». Poco dopo la Lega corregge il tiro con una nota ufficiale: «In Russia hanno votato, non diamo un giudizio positivo o negativo del risultato, ne prendiamo atto e lavoriamo (speriamo tutti insieme) per la fine della guerra ed il ritorno alla pace. Con una guerra in corso non c’è niente da festeggiare».

Ma ormai le parole del ministro delle Infrastrutture hanno già alzato un polverone, che arriva fino a Bruxelles, dove l’altro vicepremier, Antonio Tajani, è impegnato nel Consiglio Esteri: «La politica estera la fa il ministro degli Esteri», risponde il leader di FI a chi gli chiede un commento sulle parole del collega. «Le elezioni sono state caratterizzate da pressioni forti, anche violente. Navalny è stato escluso da queste elezioni con un omicidio, abbiamo visto le immagini dei soldati nelle urne, non mi sembra che sia un’elezione che rispetta i criteri che rispettiamo noi», sottolinea Tajani. Mentre il portavoce per gli Affari esteri dell’Ue, Peter Stano, spiega che da Bruxelles non si commentano «le osservazioni e le dichiarazioni delle singole persone. L’Italia è parte di una dichiarazione dell’Ue a 27 in cui l’Ue espone chiaramente le ragioni per cui gli elettori russi in realtà non hanno avuto la libertà di scegliere liberamente e in un processo equo». In serata è la premier Giorgia Meloni a tentare di chiudere la vicenda: «La posizione del governo è molto chiara e il centrodestra è una maggioranza molto coesa, come si dimostra nell’unico modo in cui si può dimostrare la coesione di una maggioranza, e cioè nella velocità di attuazione e nella chiarezza di attuazione della linea di un governo. Quello che noi abbiamo fatto in questo anno e mezzo con la velocità con cui lo abbiamo fatto, e la chiarezza che abbiamo dimostrato in politica estera, tutto questo racconta di una maggioranza coesa».

Ma è soprattutto dal centrosinistra che arrivano stoccate contro Salvini e anche contro la mancata presa di distanze della premier, Giorgia Meloni, dalle parole del suo vice. «Solidarietà al vicepresidente e ministro Antonio Tajani, non dev’essere facile avere un omologo vicepresidente Salvini che non condanna i crimini di Putin e vede in queste elezioni russe una grande affermazione del popolo. Ma con queste posizioni il Governo può mai essere credibile? E Meloni tace…», dice Giuseppe Provenzano, responsabile Esteri nella segreteria nazionale del Pd. «Salvini – dice rivolgendosi direttamente al vicepremier il leader di Azione, Carlo Calenda – ti suggerisco di ripassare le basi. Quando un popolo vota nel contesto di una democrazia liberale – libertà di espressione, associazione, stampa e magistratura indipendente – il risultato va riconosciuto. La democrazia senza stato di diritto non esiste. La Russia è una dittatura e le elezioni sono una farsa. Punto». Il capogruppo dem in Senato, Francesco Boccia, chiede a Salvini: «Va bene quindi votare con le urne trasparenti e i militari che controllano il voto nei seggi?». Per il senatore di Italia Viva Enrico Borghi «hanno riconosciuto l’esito e si sono congratulati Cina, Iran, Corea del Nord, Palestina, India, Cuba, Tagikistan, Venezuela. E Salvini». E all’interno della maggioranza è il leader di Noi moderati, Maurizio Lupi, a `bacchettare´ l’alleato: «Noi un giudizio lo esprimiamo e affermiamo che una democrazia senza un’opposizione reale non esiste, che il plebiscito a favore di Putin è stato espresso sotto la minaccia delle armi, in un clima di repressione e arresti».

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