Catania, evasi 30 mln per bevande senza Iva in Italia: 10 arresti e sequestri a 17 società

Catania, evasi 30 mln per bevande senza Iva in Italia: 10 arresti e sequestri a 17 società

I finanzieri del comando provinciale di Catania con l’operazione “Ultimo brindisi” scattata all’alba di oggi hanno dato esecuzione a un’ordinanza di misura cautelare nei confronti di 30 indagati, disponendo le misure cautelari personali nei confronti di 10 persone (6 in carcere e 4 agli arresti domiciliari), accusati a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla evasione e frode fiscale e a condotte plurime di bancarotta; inoltre decisa la misura cautelare interdittiva nei confronti di 17 indagati, prescrivendo il divieto di esercitare l’attività d’impresa, nonché il ruolo di rivestire uffici e funzioni direttive o amministrative presso società di persone o di capitali, anche per interposta persona, per la durata di un anno.

Deciso il sequestro preventivo, nella forma diretta, di somme di denaro nella titolarità di 17 società di capitali e di 25 indagati: ossia disponibilità finanziarie e patrimoniali delle quote sociali possedute riferibili a 17 società con sede a Catania, Messina, Padova e Roma, tutte operanti nel settore del commercio all’ingrosso e dettaglio di generi alimentari e bevande e del trasporto, di 98 immobili distinti in fabbricati (n. 48) e terreni (n. 50), siti in provincia di Catania, Messina, Salerno, Roma, Padova, Siracusa, Rieti, L’Aquila e Milano e di 29 veicoli, per un valore complessivo di oltre 30 milioni di euro, quale profitto del reato di evasione fiscale ai fini dell’IVA. L’operazione, coordinata dai Procuratori Europei Delegati dell’ufficio EPPO (European Public Prosecutor’s Office) di Palermo e condotta dai militari del I Gruppo della Guardia di finanza di Catania, ha riguardato un articolato gruppo criminale che avrebbe illecitamente commercializzato bevande nel territorio nazionale in evasione dell’IVA. Capo dell’associazione per delinquere sarebbe risultato un incensurato, classe 1983, figlio di esponente del clan mafioso “Santapaola”, attualmente ristretto al regime detentivo ex art. “41 bis” presso il carcere di Sulmona. Le indagini, durate circa due anni, sono state eseguite attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, richieste di mutua assistenza e cooperazione amministrativa, indagini finanziarie e patrimoniali nei confronti di imprese in fallimento.

Le stesse hanno consentito di appurare che il gruppo criminale, con base operativa e decisionale presso un deposito di Belpasso, avvalendosi della professionalità dei suoi sodali (imprenditori e professionisti) ha realizzato, negli anni, un volume d’affari superiore a cento milioni di euro, frodando il Fisco per oltre 30 milioni di euro. L’indagine ha permesso di individuare un’organizzazione strutturata su scala piramidale che, celandosi dietro cd teste di legno, gestiva, di fatto, imprese cartiere (missing trader) e interposte (buffer), attraverso cui hanno realizzato l’imponente evasione dell’IVA. Le c.d. cartiere servivano a utilizzare e ad emettere fatture per operazioni inesistenti nella commercializzazione di bevande che, grazie all’evasione d’imposta, potevano essere vendute a prezzi altamente concorrenziali.

Tra i meccanismi di frode vi era l’acquisto senza I.V.A. di merci falsamente destinate all’estero, oppure il mancato versamento in Italia dell’imposta sugli acquisti provenienti dalla Repubblica di San Marino, ove il sodalizio operava con un’azienda a loro riconducibile. Per le stesse finalità di frode, il gruppo criminale simulava operazioni intracomunitarie, in regime di reverse charge (l’imposta sul valore aggiunto è assolta dal destinatario della fornitura dei beni in luogo del cedente), tramite una società apparentemente situata in Bulgaria ma di fatto gestita in Italia sempre dalla stessa organizzazione. Profitti illeciti pari a quasi 600 mila euro sono stati realizzati anche attraverso crediti d’imposta inesistenti, artificiosamente creati attraverso falsi corsi di formazione, c.d. “4.0”, per il personale dipendente di alcune imprese facenti capo al gruppo criminale.

Non da ultimo, a carico di alcuni componenti del sodalizio sono stati riscontrati fatti di bancarotta fraudolenta commessi mediante l’intenzionale conduzione all’insolvenza e conseguente fallimento di 3 società oberate dai debiti tributari, preventivamente drenate delle risorse finanziarie e private di beni strumentali, ceduti a prezzi irrisori.

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