Filippo Mosca ha 29 anni ed è originario di Caltanissetta e da fine aprile si trova nel carcere di Porta Alba di Costanza, in Romania, con l’accusa di traffico internazionale di stupefacenti.
«È detenuto in una cella dove non c’era neanche il materasso e in scarsissime condizioni igieniche: è pieno di ratti e di escrementi. Oggi condivide una cella di 30 metri quadri con 24 persone. Ora siamo in attesa che lo trasferiscano perché è stato aggredito da un detenuto» che gli ha buttato una pentola di acqua calda addosso. È una storia come quella di Ilaria Salis, l’italiana detenuta a Budapest quella che racconta a LaPresse il suo legale italiano, Armida Decina: «Filippo vive senza acqua calda e senza la possibilità di consumare un pasto caldo. Può farsi la doccia una volta alla settimana», continua l’avvocata.
«La mamma lo ha visto fino al mese scorso adesso sono in attesa di capire perché se Filippo dovesse essere condannato, per tre mesi non potrà vedere i familiari». Mosca è stato condannato in primo grado ed è in attesa dell’udienza di appello in Romania. «Nel mese di aprile ci sarà il processo di appello di cui si occuperà il difensore rumeno, io mi occuperò invece di farlo ritornare in Italia tramite estradizione».
Per quanto riguarda «il processo di merito c’è stata invece una traduzione errata delle intercettazioni in italiano, nell’inviare l’autorizzazione da parte del giudice procedente e ce ne siamo accorti solo dopo aver autorizzato un consulente rumeno», spiega ancora l’avvocata di Filippo Mosca.
«Mio figlio è stanco dopo 9 mesi in una struttura non dignitosa, in condizioni vergognose al di sotto degli standard europei. Filippo è depresso e ha espresso la voglia di farla finita», dice a LaPresse Ornella Marraxa, la mamma di Filippo Mosca che da fine aprile si trova nel carcere di Porta Alba di Costanza, in Romania, con l’accusa di traffico internazionale di stupefacenti.
Filippo vive in «condizioni igieniche terribili, le docce sono degli stanzoni dove escono tubi di acqua. Vengono fatti entrare tutti in fila. I bagni sono non sufficenti, sono dei bagni alla turca e sono costretti a pulirli con il bagnoschiuma che comprano allo spaccio, di sicuro non hanno sapone», racconta Ornella.
Si commuove Ornella quando parla di suo figlio, le trema la voce quando racconta in che modo vive. Spera che qualcuno la aiuti e racconta di aspettare invano «delle notizie da parte dell’ambasciata per far sì che l’avvocato in Romania possa fare una visita alla direzione del carcere. Non ho più ricevuto nessuna notizia da parte loro. Non so se si stanno muovendo o se si sono mossi. Spero che qualcuno mi aiuti».