La telefonata di un fantomatico leader africano ha messo in imbarazzo il governo: due comici russi sono riusciti ad aggirare i controlli di Palazzo Chigi e a parlare con Giorgia Meloni.
La premier ha così intrattenuto una lunga conversazione con quello che pensava essere il presidente della commissione dell’Unione africana, confrontandosi anche sull’Ucraina: «C’è molta stanchezza da tutte le parti», gli ha detto. Per poi scoprire di essere stata vittima di un raggiro orchestrato dal duo Vovan (Vladimir Kuznetsov) e Lexus (Alexey Stolyarov). La coppia non è nuova a questo tipo di giochetti: spacciandosi via via per Putin, Zelensky o Macron, ha imbrogliato dall’ex cancelliera tedesca Merkel al presidente turco Erdogan, dal premier spagnolo Sanchez al presidente della Fed Powell, dall’autrice di Harry Potter a Elton John.
«L’ufficio del Consigliere diplomatico del presidente del Consiglio dei ministri si rammarica per essere stato tratto in inganno da un impostore», ha dovuto ammettere Palazzo Chigi. «Nonostante il tentativo di farle dire frasi scomode – è stato poi sottolineato da ambienti di governo – Meloni ha invece ribadito nella sostanza le posizioni assunte dal Governo. Il presidente del Consiglio, nonostante le provocazioni, ha confermato il pieno sostegno all’Ucraina e le politiche italiane di contrasto all’immigrazione illegale».
Ma in ballo non c’è solo la trasparenza politica. C’è un tema di sicurezza. Lo scherzo potrebbe non essere innocente, ha fatto notare il presidente del Copasir, Lorenzo Guerini (Pd): circostanze simili «possono essere considerate, tra le diverse ipotesi, anche come attività con fini malevoli». Non a caso, il senatore di Iv, Enrico Borghi, componente del Copasir, ha evidenziato un aspetto cruciale: i due comici sono russi. Il deputato Pd Enzo Amendola l’ha buttata sul sarcasmo e ha postato uno spezzone del film Totòtruffa62, con Totò che si finge ambasciatore del Catonga. «Ma i veri comici sono quelli che stanno criticando Giorgia Meloni», gli ha risposto l’azzurro Maurizio Gasparri. Perché «dalla telefonata emerge la coerenza di Meloni», hanno ribadito il sottosegretario alla presidenza Giovanbattista Fazzolari e il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti. Per la Lega «non sarà uno scherzo di dubbio gusto a ridimensionare i risultati e la credibilità» di Meloni. Era il 18 settembre quando Meloni ha alzato la cornetta per parlare col sedicente leader africano. Primo tema, l’Ucraina: «Si avvicina il momento in cui tutti capiranno che abbiamo bisogno di una via d’uscita – ha detto la premier – Il problema è trovare una via d’uscita accettabile per entrambe le parti senza distruggere la legge internazionale. Ho alcune idee su come gestire questa situazione, ma aspetto il momento giusto per metterle sul tavolo». Gli ucraini, ha aggiunto, «stanno facendo quello che è giusto fare, e noi cerchiamo di aiutarli». Poi i migranti: «La dimensione di questo fenomeno è tale che coinvolge non solo la Ue, ma a mio parere anche l’Onu».
Per Giuseppe Conte, in quel colloquio non solo Meloni «ha fatto una figuraccia planetaria», ma ha anche «svelato verità che non ha mai raccontato agli italiani: ammette di non avere ancora trovato il coraggio di portare ai tavoli che contano una posizione diversa dell’Italia, che offra finalmente una soluzione negoziata». La segretaria del Pd Elly Schlein ha chiesto «che il governo rassicuri Parlamento e Paese» perché «situazioni di questo tipo rischiano di mettere a pregiudizio la nostra immagine e il nostro profilo politico sul piano internazionale». Da ex premier, il leader di Iv Matteo Renzi ha parlato di «devastante livello di superficialità». L’aspetto grottesco della vicenda non poteva cadere nel vuoto: «Sembra l’inizio di una barzelletta – ha notato il deputato di Verdi-Si, Angelo Bonelli – `C’erano un russo, un africano e un italiano…´». Non si è allineato il segretario di Azione, Carlo Calenda: «Strumentalizzare a fini di polemica politica rappresenta un errore ed è lesivo dell’immagine dell’Italia».