
La carissima Laura Salafia, che ricordiamo con profondo affetto, lascia nella nostra città una luminosa testimonianza di fede e di fortezza, e siamo certe che la lunga sofferenza accettata cristianamente le ha spalancato le porte del Paradiso dove, ricongiunta ai suoi amati genitori, adesso gode la gioia senza fine.
Per una particolare coincidenza, i funerali di Laura vengono celebrati in una giornata, quella del 17 ottobre, che papa Francesco ha voluto dedicata in particolare alla preghiera per la pace in Palestina, terra di Gesù e culla delle grandi religioni monoteiste. Supportata anche dal digiuno, questa giornata cade nella memoria di sant’Ignazio di Antiochia, il martire che ha offerto la sua vita quale chicco di grano per divenire frumento di Cristo. Anche Laura ha contribuito a preparare quel pane dell’amore che il Signore vuole sia distribuito ad ogni fratello che attende gesti di attenzione e di condivisione. Con la sua vita inchiodata negli ultimi tredici anni in un letto che è diventato una cattedra – lei che prima del terribile incidente studiava per diventare insegnante di letteratura e lingue straniere – con la determinazione e la tenacia che la contraddistingueva ha trasmesso a tantissime persone, in particolare ai giovani, un insegnamento di vita e di perdono, di una quotidianità terribile fatta di immobilità e totale dipendenza dalle cure altrui eppure pienamente significativa e autentica. In un tempo in cui predominano il non senso e la de-responsabilità facile, Laura ha parlato chiaramente, sia con la sua flebile voce da tetraplegica sia con la robustezza delle sue convinzioni umane e cristiane, di ben Altro e di ben più Alto.
Forse per questo le piacevano tanto le farfalle… per la loro leggerezza espressione di libertà autentica, di sogni grandiosi possibili anche se realizzati raggiungendo scuole, e altro ancora, con la sua particolare sedia a rotelle per dire a tutti che la vita è un dono, sempre! In una società come la nostra, ormai caratterizzate dai selfie, dove l’apparire sembra diventato prioritario rispetto all’essere, dove l’io ha soppiantato il noi e licenziato Dio, mentre si esaltano il successo, la superiorità, la grandezza, il potere, ebbene Laura non ha mai cercato consensi, applausi, tantomeno compianti, commiserazione. Non ha voluto qualcosa per sé, ma sempre per gli altri impegnandosi anche nel campo del volontariato per raccogliere fondi da devolvere soprattutto ai bambini poveri. Ha donato amicizia e sorrisi, ideali e tenacia, felice di vivere anche quando la notte oscura che ha attraversato spesso non le ha dato tregua. Ma proprio per questo spuntava sempre il nuovo giorno.
Laura non è stata l’influencer del momento e con la sua esistenza pianamente accettata ci ha insegnato a non aver paura o vergogna dei nostri limiti quasi fossero rughe o acne da coprire ma ad essere pienamente se stessi e accettare gli altri così come sono, certi che tutti possiamo maturare e migliorare.
Pure la nostra comunità monastica è grata al Signore per quanto ricevuto dall’esempio luminoso di Laura.
Le Benedettine del SS. Sacramento di Catania