Misterbianco diventi centro propulsore grazie a “SiciliaFiera”: la politica faccia il primo passo

Fiera Didacta Italia, in versione siciliana, chiude i battenti dopo tre giorni intensi di eventi, ricca della presenza di numerosi espositori e di tante istituzioni pubbliche e private.

Fiera Didacta Italia, in versione siciliana, chiude i battenti dopo tre giorni intensi di eventi, ricca della presenza di numerosi espositori e di tante istituzioni pubbliche e private.

Il mondo della scuola si mostra ai visitatori con tutte le sue possibili declinazioni e non mancano nemmeno le nuove star, docenti e dirigenti che propongono nuovi scenari didattici e gestionali. Questa è la seconda edizione siciliana che si svolge in provincia di Catania e precisamente a Misterbianco su un’area espostiva di circa dodicimila metri quadrati.

Misterbianco diventi centro propulsore grazie a “SiciliaFiera”: la politica faccia il primo passoMa è anche l’occasione per fare una riflessione sullo spazio ad essa dedicata, gli ex stabilimenti dell’impresa Costanzo tanto in auge fino agli anni ’90 e poi inghiottita dalle vicende giudiziarie che hanno ridisegnato la mappa economica e imprenditoriale dell’area catanese.

Quello che colpisce è l’estensione complessiva dell’area, non solo quella attualmente recuperata, ma l’intero comparto alla scala urbana. Una città fortificata, una città dentro la città. Lo spazio, prima occupato dalle attività produttive, si mostra evidente al visitatore lungo corso Carlo Marx; un rettifilo che oggi rappresenta una delle arterie commerciali più dense della città metropolitana. Ma dietro questa partitura architettonica, iconica e rappresentativa della governance imprenditoriale del tempo, si svela entrando dall’ingresso principale un nuovo mondo. Ordinato, razionale, progettato per rispondere alle esigenze della produzione industriale. Con una qualità formale e figurale che imbarazza le brutte metastasi urbane che oggi chiamiamo periferie o polveri urbane.

Se da una parte abbiamo costruito pezzi di città, improvvisando e reclamando la libertà di espressione, dall’altro oggi i resti di un’architettura industriale e brutalista ci riportano al senso del progetto di architettura e non ci scandalizzata la vicinanza della Torre Tabita, anch’essa testimonianza di una stagione costruttiva che faceva ben sperare. Oltre, al contrario delle attese, un baratro ingombrante, che ha proposto solo puntuali eccellenze, perdendo quella pratica della qualità diffusa, anche nell’esperienza industriale. Gli architetti catanesi si dovrebbero interrogare su questa anomalia e forse anche la classe imprenditoriale.

Ma torniamo al focus. Oggi diventa imprescindibile ragionare non in termini puntuali ed estemporanei ma proponendo un nuovo disegno urbano complessivo che guardi – non solo – al luogo ma prima di tutto al sistema. Per questo è necessario lo strumento del piano (anche a iniziativa privata ma meglio pubblico), del progetto architettonico alla scala urbana. Perché la possibilità di lavorare alla scala del comparto, la presenza della stazione della Ferrovia Circumetnea (metropolitana), una forte concentrazione di attività commerciali e produttive che compromettono le infrastrutture della mobilità, la possibilità di collegare pedonalmente parti di città (Misterbianco e Catania) impongo una riflessione nuova.

Misterbianco diventi centro propulsore grazie a “SiciliaFiera”: la politica faccia il primo passoLo spazio dell’ex fabbrica potrebbe accogliere molte più funzioni, da quelle ricettive e turistiche alle residenziali, dai servizi pubblici allo sport. Gli spazi si propongono come una porzione di città dentro la città, quasi una cerniera tra Catania a e Misterbianco e l’appartenenza a un ambito più ampio che vede susseguirsi lungo un sistema lineare le città da Adrano, Biancavilla, Santa Maria di Licodia, Paternò e Belpasso Misterbianco verso Catania, impone una visione più organica e funzionale. Questo spazio potrebbe candidarsi a diventare un polo strategico metropolitano anche in considerazione della sua posizione rispetto all’armatura infrastrutturale (aeroporto, porto, ferrovia, autostrade).

Un’occasione da non perdere, proponendo un modello di gestione più coerente e funzionale, evitando le scorciatoie e le furberie. Coinvolgendo direttamente il tessuto imprenditoriale anche costituendo una Società di Trasformazione Urbana tra pubblico e privato. La scala, l’ampiezza e il patrimonio esistente impongono una governance ad hoc e in questo senso la politica deve fare il primo passo. Ci sono le condizioni per avviare un programma di rigenerazione urbana che eserciti i principi dell’Agenda 2030. Un progetto che riconnette, rinaturalizzi, recuperi, riusi lo spazio residuale e della perifericità. Un piano di riconfigurazione che metta al centro la qualità dell’architettura e dello spazio a urbano, che introduca una nuova rete della mobilità lenta e sostenibile. Un progetto che approfondisca il tema della socialità e proponga nuovi modelli e servizi.

Misterbianco ha l’occasione di diventare città, non solo linea di attraversamento, non solo area di accumulo, non solo contenitore senza fine di abitanti in fuga. Ha la possibilità di diventare centro propulsore, uscendo da quella condizione di collezionista di relitti e proponendosi come una nuova polarità metropolitana.
Le fabbriche ex Costanzo sono l’occasione per fare questo salto ma bisogna guardare oltre il limite, oltre il confine degli interessi personali, occasionali ed emergenziali. La linea metropolitana e le sue aderenze urbane sono il vettore su cui costruire una nuova città, che impedisca la “bulimia” urbana di Catania e la desertificazione del suo intorno significativo. SiciliaFiera Exhibition Meeting, forse, potrebbe essere il pretesto per rilanciare questo scenario, per riparlare di città, per costruire delle convergenze tra le professioni e le università per sperimentare un nuovo disegno.

Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

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