Da Adrano alla Cattedrale di Catania folla di fedeli per l’ordinazione presbiterale di Alfredo Caruso: l’omelia dell’Arcivescovo

Da Adrano alla Cattedrale di Catania folla di fedeli per l’ordinazione presbiterale di Alfredo Caruso: l’omelia dell’Arcivescovo

La ‘missione Cattedrale, da Adrano a Catania, è partita di buon’ora.

Da Adrano alla Cattedrale di Catania folla di fedeli per l’ordinazione presbiterale di Alfredo Caruso: l’omelia dell’ArcivescovoDecine di autobus, noleggiati per tempo, hanno accolto centinaia di fedeli, tantissimi quelli provenienti dalle comunità della Chiesa Madre, che hanno voluto presenziare all’ordinazione presbiterale di Alfredo Caruso, il diacono adranita voluto bene da tutti.
L’ordinazione, officiata dall’Arcivescovo Renna, ha riguardato anche il diacono Sebastiano Scamporrino.

Qui di seguito l’omelia dell’Arcivescovo Metropolita di Catania, Mons. Luigi Renna

Carissimi Alfredo e Sebastiano,
il Signore continua a consolare e ad edificare il suo popolo con il dono di presbiteri che accogliamo dalla sua bontà infinita con gratitudine, pensando fin d’ora al bene che faranno al popolo di Dio con il loro ministero, alle tante persone a cui porteranno l’annuncio del Vangelo, per cui spezzeranno il Pane della vita, che riconcilieranno nella sua misericordia.
Cari Alfredo e Sebastiano, venite ordinati presbiteri nella memoria mariana della Beata Vergine del Rosario, ed oltre a porre il vostro ministero nelle sue mani di Madre, vogliamo ascoltare la Parola di salvezza, per scorgere i tratti più autentici del vostro ministero. Il Concilio Vaticano II, il cui inizio sessantuno anni fa celebreremo fra qualche giorno, mette in relazione a Maria il ministero sacerdotale con queste parole: “La Vergine nella sua vita fu modello di quell’amore materno, del quale devono essere animati tutti quelli che nella missione apostolica della Chiesa cooperano alla rigenerazione degli uomini.” (LG 65). Quando la Chiesa vuole comprendere il senso della sua missione guarda a Maria, e scopre che la sua vocazione consiste nel far nascere e crescere Cristo nel cuore degli uomini. Pare che durante il Concilio, di fronte all’obiezione di due padri che trovavano difficoltà ad accettare l’espressione “amore materno” giudicandola non appropriata ai maschi, la Commissione preparatoria della Lumen gentium fece notare che anche san Paolo in Galati 4,19 usa un linguaggio simile, scrivendo ai fedeli: “Figli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché Cristo non sia formato in voi!” (Gal, 4,19). E a noi chiamati al ministero non deve sfuggire, come ha affermato il grande teologo Urs von Balthasar, che “Nel vangelo il ruolo di Pietro diventa attuale molto dopo quello di Maria; l’origine della chiesa non sta nella chiamata degli apostoli, ma nella stanzetta di Nazareth, quando il sì del Figlio al Padre si fece comunione con il sì della madre all’incarnazione del Figlio.(…)”.Guardiamo a Maria e scorgiamo l’origine della nostra vocazione, la nostra missione, lo stile pastorale da avere.

Da Adrano alla Cattedrale di Catania folla di fedeli per l’ordinazione presbiterale di Alfredo Caruso: l’omelia dell’ArcivescovoLe parole dell’inviato di Dio, l’arcangelo Gabriele, esprimono il compiacimento di Dio verso coloro che Egli, per un disegno misterioso a noi sconosciuto, chiama. La prima parola è “Rallegrati!” Dio sta iniziando un ‘opera che porta gioia all’umanità e l’annuncia a colei che di essa sarà strumento con il suo assenso. Nel mondo entra la gioia, ogni volta che entra un suo progetto: è la gioia del vino nuovo alle nozze di Cana, è la gioia che raggiunge i cuori con l’annuncio delle beatitudini. Dio non chiede nulla a Maria senza averla prima riempita della sua grazia: “Piena di grazia, il Signore è con te!” Non viene chiamata per nome, Maria, ma le viene detto chi è davanti a Dio: colei che è stata riempita di grazia, amata gratuitamente e stabilmente da sempre; che non ha fatto nulla per essere tale, e non si trova la termine di una carriera ricca di meriti, ma all’inizio di una storia di salvezza, in cui tutto è grazia. E quella rassicurazione “Il Signore è con te!”, le è data come un viatico che la accompagnerà sempre, fino al Calvario ed oltre, in una comprensione sempre maggiore della sua vocazione e del mistero della salvezza. Davanti a queste parole ognuno di noi pensi alla sua vocazione, qualunque essa sia, e non vi troverà altro che Grazia. E’ quel punto “incandescente”, dice papa Francesco, “in cui cammino. È da quella scintilla che posso accendere il fuoco per l’oggi, per ogni giorno, e portare la Grazia di Dio mi ha toccato all’inizio del calore e luce ai miei fratelli e alle mie sorelle”. Oggi e sempre abbiamo bisogno di questa memoria: essa non vi abbandoni mai cari Alfredo e Sebastiano, così come rimanga viva in ciascuno di noi, perché ci darà l’orientamento, come una bussola, per ricordarci da dove veniamo, chi siamo e a cosa siamo chiamati.

Papa Giovanni XXIII, in una sua omelia a Venezia, quando era Patriarca di quella Chiesa, ebbe a dire: “Cosa è in fondo la nostra vita se non un essere pasciuti ed un pascere?” Essere pasciuti significa essere guidati e portati sulle sue spalle, prima ancora di essere noi a guidare altri. Voi siete arrivati a quest’oggi attraverso strade diverse, e sotto certi aspetti imprevedibili: tu Sebastiano da un’altra diocesi, attraverso un lungo cammino; tu Alfredo dal mistero grande del sacramento del matrimonio, dall’esperienza della genitorialità e da quella dolorosa della vedovanza; e siete stati condotti a quieti pascoli dal Buon pastore.
Quale è la missione di Maria? Essere madre! Quale è la missione di un presbitero? Fra poco il rito ci presenterà una serie di impegni a cui Alfredo e Sebastiano aderiranno. Voglio soffermarmi solo
sul primo di essi, con uno sguardo che lascia intravedere, come in una prospettiva, anche gli altri.
Vi chiederò: “Volete esercitare per tutta la vita il ministero sacerdotale nel grado di presbitero, come fedele cooperatore nell’ordine dei vescovi nel servizio del popolo di Dio, sotto la guida dello
Spirito Santo?” Si parla dello Spirito Santo, come nell’annuncio a Maria: “Lo Spirito Santo scenderà su di te …” Con l’imposizione delle mani sarà invocato su di voi: è Lui il protagonista di
questa celebrazione, come di tutta la storia della Chiesa. E voi che oggi lo riceverete, siete chiamati a vivere il vostro ministero sempre sotto la sua guida. E’ lo Spirito che santifica e rinnova la faccia
della terra; è lo Spirito che spinge a nuove vie di missione la Chiesa, è lo Spirito che tiene unita la Chiesa come in una sinfonia, agendo come un corego, dice san Basilio, come cioè l’organizzatore di
una armoniosa comunione; è lo Spirito che ci fa portare frutto all’azione della Chiesa, come dice un grande padre, sant’Ireneo, con queste parole: “Come la terra arida se non riceve l’acqua non può dare frutti, così anche noi, semplice e nudo legno secco, non avremmo mia portato frutto della vita senza la “Pioggia” mandata liberamente dall’alto”.3 All’azione dello Spirito corrisponde la comunione e la missione, come più volte stiamo richiamando in questo tempo del cammino sinodale e del Sinodo della Chiesa, ed è per questo che vi chiederò se vorrete agire come fedeli cooperatori nell’ordine dei vescovi e nel servizio del popolo di Dio. In questa domanda è contemplata una comunione ecclesiale che è già missione: come potremmo portare al mondo il Vangelo se non nella comunione? Come potremo testimoniare l’amore di Dio, il nexus Trinitatis, cioè l’unione della Trinità che è lo Spirito, se non vivremo nella comunione ecclesiale?
“Il Paraclito costruisce la comunione e l’armonia del popolo di Dio. Lo stesso Spirito Santo è l’armonia, così come è il vincolo d’amore tra il Padre e il Figlio”, afferma papa Francesco .

Da Adrano alla Cattedrale di Catania folla di fedeli per l’ordinazione presbiterale di Alfredo Caruso: l’omelia dell’ArcivescovoQuando si ha a cuore una comunione sostanziale, scevra da apparenze ed ipocrisia; quando si vive il servizio al popolo di Dio lasciandoci guidare dall’obbedienza; quando quel “per tutta la vita” non ci
fa guardare l’orologio, ma ci fa spendere in ogni giorno, come umili servi, allora i frutti del Regno di Dio verranno, anche se ci sembrerà di lavorare invano. Con quel “sì lo voglio”, voi esprimerete un atto di adesione e di obbedienza che ha il sapore dell’Eccomi di Maria, profondo, vero, leale, per sempre; non affatto formale e superficiale. Senza questa adesione profonda del cuore a tutto ciò che richiede la comunione e la missione della Chiesa, la nostra volontà è minacciata
dall’autosufficienza, da quella che i padri del deserto chiamavano la philautia, l’amore di sé e delle rivendicazioni dell’io, spaventato dalla prospettiva di vivere e morire per Cristo.
Con quale stile? Quello della generatività di un prete:lo stile è il nostro modo di stare al mondo (C.Theobald), che risponde a quel progetto di Dio che guarda a Maria e alla sua maternità. Un santo vescovo di Barcellona del secolo XIII, san Paciano afferma: “Cristo genera nella Chiesa per mezzo dei suoi sacerdoti(…) Cristo, mediante lo Spirito di Dio, per il ministero del sacerdote e la forza
della fede, dà alla luce l’uomo nuovo, formato nel grembo della madre e accolto nella Chiesa col parto nel fonte battesimale”.
E’ quello che avviene nel battesimo e nei sacramenti; è quello che avviene nell’annuncio della Parola. Ma avviene anche in tutta la vita del presbitero, e il popolo di Dio sente di essere generato se si accorge che il sacerdote “crede” a ciò che celebra; perfino il non credente che si accosta al sacerdote con rettitudine, si accorge se quel prete sta generando alla fede. La generatività è arricchita, non sminuita dal carisma del celibato, ed oggi esso viene riconosciuto
anche a te, caro Alfredo, che pure sei stato sposato. Da oggi farai esperienza, con Sebastiano, di una paternità, che come dice la Pastores dabo vobis è “quella di una vera famiglia, di una fraternità, i cui legami non sono dalla carne e dal sangue, ma sono dalla grazia dell’Ordine: una grazia che assume ed eleva i rapporti umani, psicologici, affettivi, amicali e spirituali tra i sacerdoti; una
grazia che si espande, penetra e si rivela e si concretizza nelle più varie forme di aiuto reciproco, non solo quelle spirituali ma anche materiali” (PdV 74). Avrete cura di figli non vostri, di madri e
padri non vostri, di piccoli, tra cui privilegiati i poveri e gli esclusi, che sono la vostra famiglia. Li genererete alla vita di fede oppure, con la vostra carità, anche semplicemente al riconoscimento
della loro dignità di creature da amare, rispettare, promuovere. Anche per voi, come per Maria, l’ora della vostra suprema donazione, sarà quella in cui sotto l’albero di vita della croce, voi accoglierete
i fratelli di Cristo Signore e da essi sarete accolti.

Celebrerete ogni anno con gioia il vostro anniversario. Ma ogni volta che pregherete con il Rosario, voi che siete stati ordinati in questa memoria mariana, contemplerete con gli occhi di Maria i misteri della vita di Cristo, imparando da Lui ad essere pastori generativi, come dice un piccolo
saggio sul santo Rosario:
“Era a quegli occhi che avevo chiesto di narrare ciò che avevano visto, ciò che non avevano mai smesso di custodire nella loro memoria: come poté l’aquila imparare da una giovane colomba a spiccare il volo.”

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