Il più giovane aveva 22 anni, il più anziano 52.
I cinque operai travolti e uccisi da un treno mercoledì notte sulla linea ferroviaria Milano-Torino mentre lavoravano su un binario della stazione di Brandizzo, nel Torinese, si chiamavano Kevin Laganà, 22 anni, Michael Zanera, 34, Giuseppe Sorvillo, 43, Giuseppe Saverio Lombardo, 52 e Giuseppe Aversa, 49.
Erano tutti dipendenti della Sigifer, impresa leader nel settore di costruzione e manutenzione degli impianti ferroviari.
Kevin, di origini messinesi, era stato assunto dell’azienda due anni fa. «E’ sempre stato un grande lavoratore, da quando aveva 18 anni, con un sorriso brillante, educato e con tanta voglia di vivere», così, in lacrime, lo ricorda la cugina Cinzia. «Assurdo sia tutto finito», aggiunge. Era molto legato al padre Massimo, che chiamava sui social «il mio eroe» e al fratello Antonino. Da Melania, compagna del padre, che lo ha cresciuto, viene descritto come «solare». «L’abbiamo visto ieri sera a cena come quasi tutti i giorni. Siamo distrutti», aggiunge la donna mentre cerca delle risposte davanti alla stazione.
A Vercelli abitava anche Zanera. «Era un ragazzo sveglio, intelligente, gli piaceva troppo quel lavoro – racconta Marco Faraci, lo zio di Michael – Un ragazzo in gamba, volenteroso, anche se sapeva che certe cose non andavano bene faceva finta di nulla, si sforzava e andava avanti sul lavoro».
Nome proprio in comune per gli altri tre morti. Giuseppe Aversa era di Chivasso, nel Torinese, ma da dieci anni viveva a Borgo D’Ale (Vercelli). Lascia la madre, la compagna e la sorella. «Con l’intera comunità borgodalese ci stringiamo intorno alla famiglia», commenta il sindaco della cittadina vercellese, Pier Mauro Adorno. Giuseppe Sorvillo ieri, prima di andare a lavorare, aveva salutato – per l’ultima volta – la moglie e i suoi due bimbi piccoli. Viveva a Brandizzo, ma era originario di Capua (Caserta). Amava la montagna e raccontava delle sue gite con la famiglia attraverso le foto sui social.
Giuseppe Saverio Lombardo era nato a Marsala (Trapani). Sposato e padre di un figlio, aveva vissuto in Sicilia fino al 2001, poi si era trasferito in Piemonte, a Vercelli. «È stato terribile apprendere questa tristissima notizia. Non si può continuare a morire mentre si lavora», è stato il commento del sindaco di Marsala Massimo Grillo, mentre a Vercelli, dove viveva solo, la voglia di parlarne mancava.