Clima killer per le pere italiane di quest’anno, con 187 mila tonnellate di raccolto previsto, il 63% in meno rispetto al 2022. Si tratta della produzione più contenuta di sempre.
Il maltempo, tra alluvioni, gelate di fine aprile e caldo record e gli attacchi degli insetti alieni, ha avuto un effetto dirompente sul raccolto, fa sapere la Coldiretti sulla base dei dati rei noti al Prognosfruit, l’evento di riferimento a livello internazionale.
In Emilia Romagna la produzione è stimata in 105 mila tonnellate, oltre il 60% in meno rispetto all’anno precedente, una regione da cui arriva quasi il 60% delle pere nazionali; un calo a cui ha contribuito la diminuzione delle superfici proprio tra il 2022 al 2023. Ma la situazione non è rosea anche nelle altre regioni d’Italia, dove si registrano cali significativi. Dati che potrebbero peggiorare ulteriormente perchè non tengono ancora conto degli eventi meteo estremi della seconda metà del luglio, che hanno comportato perdite di prodotto ma anche problemi qualitativi.
«Siamo di fronte ad una situazione di estrema criticità – afferma il presidente del Consorzio della Pera dell’Emilia Romagna Igp, Mauro Grossi – in questi anni abbiamo cercato di riorganizzare il comparto anche attraverso lo strumento del Consorzio, riconoscendone le potenzialità in termini di legame con il territorio, qualità e identità. Ma tutto questo non basta se non si trova il modo per poter produrre e se non si trovano le risorse per aiutare i produttori a uscire dal tunnel». Secondo il presidente di Unapera, Adriano Aldrovandi, saranno le potenzialità commerciali a fare la differenza, spiegando che «occorre gestire al meglio quel poco di prodotto che rimane che comunque è di buona qualità». La situazione è gravissima, rimarca il presidente di Cso Italy, Centro Servizi Ortofrutticoli, Paolo Bruni: «Abbiamo assistito ad ingenti abbattimenti di pereti fino all’estate proprio perché anche grandi aziende strutturate non vedono più un minimo di prospettiva. Ãê il quinto anno consecutivo che la pericoltura italiana si trova ad affrontare problemi e non è più possibile andare oltre».
Il risultato è che l’Italia, afferma Coldiretti, perde la leadership produttiva nell’Ue, dopo che lo scorso anno 1 pera su 4 era tricolore; un dato che va a pesare sul bilancio comunitario complessivo in calo del 13% rispetto al 2022, per un totale di 1,746 milioni di tonnellate. Un’annata che sarà da dimenticare anche per la Francia che ha perso il 30% di pere. Bene invece il Belgio con un record produttivo di +20% e la Polonia con un +5% sul 2022 e +30% sulla media degli ultimi tre anni; in equilibrio l’Olanda (-3%), come anche la Spagna dopo una campagna 2022 molto scarsa e il Portogallo (+4%). A livello varietale, spopola la Conference che con 928 mila tonnellate segna +8% sul 2022, arrivando a rappresentare oltre il 50% delle pere in Unione Europea; seguono la William con 154 mila tonnellate con un calo del 37% sul 2022 e la Rocha, con 138 mila tonnellate ed una lieve ripresa.