Inizia una nuova avvenuta, uno scopo nuovo, forse inaspettato, per quella barca che per anni ha solo trasportato migranti clandestini e disperati, usati senza scrupoli da scafisti e mafie internazionali.
Una barca che solcava il mediterraneo da oriente verso occidente, dalle terre dell’Egeo verso l’Italia. La sua capienza è di 12 posti come gli apostoli ma sopportava ogni viaggio, centocinquanta passeggeri: uomini, donne e bambini, stipati come sacchi, senza dignità e rispetto con il perenne rischio della morte in mare, come già è avvenuto troppe volte in questi anni.
La Guardia Costiera Italiana è riuscita a intercettare, salvare e poi sequestrare questo “traffico della morte” e quindi restituire alla collettività una barca che doveva invertire il suo destino. Un gesto di civiltà e di umanità. Adesso la barca è stata affidata proprio all’Archeoclub d’Italia che ha una lunga tradizione di mare, l’esperienza per rigenerare e rilanciare questo scafo restituendogli nuova vita e le risorse umane per gestire una nuova missione nei mari del mediterraneo.
Il patto di solidarietà e collaborazione tra le istituzioni e l’associazionismo è stato determinante, dalla magistratura alle forze dell’ordine, dalla politica all’imprenditoria. Ognuno ha contributo e contribuirà per lanciare un messaggio chiaro e univoco: siamo contro tutte le mafie, tutti insieme, consapevoli che la dignità dell’uomo è al centro delle nostre azioni e che riutilizzare gli strumenti del dolore e della tragedia per incubare bellezza e solidarietà è la miglior risposta che si possa dare ai portatori di morte, questo è il messaggio che tutti vogliono lanciare. Dalla Sicilia, verso tutto il Mediterraneo, il messaggio è chiaro e forte.
“Lavoreremo insieme per promuovere la legalità valorizzando il patrimonio culturale e archeologico ancora sommerso, le tante eccellenze artistiche, enogastronomiche e produttive, lungo le coste del nostro Paese, sosterremo questa iniziativa per promuovere l’inclusione e la ricerca”, mi farò portavoce nelle sedi istituzionali per facilitare questo processo di rigenerazione, la Sicilia ha il dovere – per la sua storia e la sua posizione geografica – di essere protagonista di questo progetto culturale, anche in onore a Sebastiano Tusa che ha dato tanto alla Sicilia e all’archeologa marina”, sono queste le prime dichiarazione del Presidente del Parlamento Siciliano, on. Gaetano Galvagno, che segue da vicino con attenzione gli sviluppi di questo nuovo progetto dell’Archeoclub d’Italia. Ma stanno arrivando altre dichiarazioni in questo senso, da parte di imprenditori, fondazioni e associazioni di categorie, la squadra della solidarietà e delle bellezza si allarga e questo è un buon segnale.
Il Presidente dell’Archeoclub d’Italia, Rosario Santanastasio, con la Direzione Nazionale, lavora per rimettere presto in mare la barca che ha bisogno di lavori di manutenzione straordinaria. Il porto di Marzamemi con la sua sede locale Archeoclub in collaborazione con quella di Noto e Augusta, sono impegnati in prima linea per finire i lavori entro settembre 2023 per inaugurare la prima traversata con un nome nuovo che deve essere ancora scelto e pre questo si stanno raccogliendo le diverse proposte.
Ma cosa farà questa nave della legalità e delle memoria? La prima destinazione del viaggio inaugurale è Napoli e la Campania, non a caso partendo simbolicamente da Siracusa, come fece Ierone nel 475 a.C. per soccorrere la città di Cuma (prima colonia greca nella penisola italiana) dalle incursioni Etrusche. E saranno rotte come queste che caratterizzeranno il lavoro nei prossimi anni di questa barca. L’idea è quella di promuovere bellezza e inclusione, attraverso la riproposizione delle antiche rotte del mediterraneo come quelle commerciali, culturali e militari.
Dall’Egeo verso la Magna Grecia, dalla Tunisia (Cartagine) verso Roma, coinvolgendo le città di mare e le antiche repubbliche marinare. Verso le rotte di Marsiglia, Barcellona, Corinto e Creta, fino a Itaca. Solcando lo Jonio, il Tirreno, il Mediterraneo. Le rotte di Platone, di Pitagora, Timoleonte, Maniace, Catone, delle colonie Greche, degli artisti del rinascimento come i Laurana e i Gagini, seguendo la rete del grano e delle spezie. Un palinsesto di percorsi che determinano approdi, in cui si parlerà di archeologia, storia, enogastronomia e di cultura Mediterranea. Ogni anno un tema diverso aperto a tutti.
Un filo che ha lo scopo di riallacciare i rapporti tra i popoli riproponendo antiche storie e leggende come quella di Ulisse, Enea, del monachesimo Basiliano e benedettino e delle mitiche battaglie. Ma tanto altro, come poesia, letteratura, arti visive, nei porti e persino sulla nave, per ospitare un reperto archeologico sulla barca, magari di quelli sequestrati dal T.P.C. Tutela Patrimonio Culturale dei carabinieri e resi disponibili alla fruizione pubblica dalla grazie alla recente “Carta di Catania”.
Ma non solo arte e cultura, anche inclusione con i minori in difficoltà per far vivere ai questi ragazzi -abili e diversamente abili – l’esperienza del mare e dell’ archeologia subacquea, insieme a specialisti e istruttori che l’Archeolcub e Mare Nostrum mettono a disposizione. Ma anche conferenze, proiezioni, feste di mare e confronti, letture e teatro. Una barca della legalità e della bellezza che celebrerà Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, ma soprattutto celebrerà e ricorderà le tante e troppe vittime del mare che ogni giorno perdono la vita attraversando per disperazione questa “terracqua” sacra, magica e mostruosa che è il Mediterraneo.