Prima accusato, ora ufficialmente braccato dalla giustizia russa:
Mosca si vendica del mandato di arresto internazionale spiccato contro il suo presidente Vladimir Putin inserendo nella lista dei ricercati Rosario Salvatore Aitala, il giudice italiano della Corte penale internazionale che quel mandato lo ha emesso per le accuse contro il capo del Cremlino di crimini di guerra.
«Rosario Salvatore Aitala è ricercato ai sensi di un articolo del codice penale», si legge nella voce del database delle persone ricercate del ministero dell’Interno russo, senza che vi siano specificate le accuse a suo carico. A maggio, il comitato investigativo russo aveva presentato accuse contro Aitala ai sensi degli articoli del codice penale russo che riguardano la «detenzione illegale di una persona» e «il complotto per attaccare un funzionario governativo straniero che detiene lo status di persona protetta a livello internazionale».
L’inserimento del nome di Aitala nella lista dei ricercati è l’ultimo capitolo di una battaglia legale iniziato il 17 marzo, quando la Cpi – la cui giurisdizione non è riconosciuta dalla Russia – spiccò il clamoroso mandato di arresto nei confronti del presidente Putin e della commissaria russa per i diritti dei bambini Maria Lvova-Belova con l’accusa di deportazione illegale di bambini ucraini. Tre giorni dopo, il comitato investigativo russo ha aperto un procedimento penale contro il procuratore e i giudici della Cpi.
Ex funzionario di polizia di 54 anni, Aitala è originario di Catania e insegna Diritto internazionale alla Luiss. Alla Corte penale internazionale è approdato in qualità di giudice nel 2018.