Una pioggia di emozioni e passione per una festa senza fine, attesa da 33 anni, dove il principale obiettivo è cacciare via quel velo di malinconia che c’è in ogni addio e amore finito troppo presto.
L’ultima di Luciano Spalletti sulla panchina del Napoli e un tripudio di suoni, luci, colori che lo steso tecnico toscano fatica a contenere. «Sarà difficile staccarsi da tutto questo», dichiara prima ancora che la festa entri nel vivo. La notte è stata lunghissima e indimenticabile con una Napoli impazzita di gioia, dove tutto è stato perfetto. Prima la partita vinta 2-0 sulla Sampdoria per chiudere in bellezza una stagione da sogno con la rete di Osinmhen e un capolavoro di Simeone, poi la celebrazione con la consegna della coppa di campioni d’Italia durante la quale Spalletti e il ds Giuntoli, anche lui vicino all’addio, hanno guardato sfilare ad uno ad uno i loro eroi e quelli di un popolo che ancora si stroppiccia gli occhi non credendo al grande sogno realizzato.
«E’ una roba incredibile, si riceve tutta questa felicità, entusiasmo e passione che diventa difficile gestire, è troppa. Sembra di essere dentro il cuore di Napoli mentre pulsa», racconta Spalletti trattenendo lacrime ed emozione. Niente ripensamenti, niente dietrofront («Non si fanno, devo essere fedele a me stesso»), semmai davanti alla richiesta di poter dare un consiglio a chi lo sostituirà invita il futuro tecnico del club a «fidarsi di questi ragazzi che hanno qualità umane e calcistiche straordinarie». E giù lacrime quando il `Maradona´, mai così pieno, lo celebra con una ovazione al momento della consegna delle medaglie e della consegna della coppa che ha fatto il giro del `Maradona´, una, due tre volte. “We are the Champions” in pieno stile hollywodiano ha fatto da sfondo musicale per la festa che il presidente Aurelio De Laurentiis si immaginava da tempo. Ma quella al `Maradona´ è solo la prima parte di una festa durata tutta la notte e iniziata gia nel pomeriggio nel corso dell’ultima gara di campionato.
La partita scivola via tra i cori incessanti dei tifosi partenopei che intonano senza sosta `I campioni d’Italia siamo noi´ e una valanga inesauribile di applausi, canti e abbracci. Il canovaccio tattico è sempre stato lo stesso con il Napoli in costante possesso palla nella metà campo della Sampdoria a caccia del gol per rendere ancora più straordinaria la notte di festa. La squadra blucerchiata, retrocessa ma salva con l’arrivo della nuova proprietà, concede quasi nulla alla squadra di Spalletti per oltre un’ora, costruendosi anche due occasioni nitide (la prima con Quagliarella, la seconda con Malagrida). Poi basta poco dopo l’ora di gioco una incursione di forza e velocità di Osimhen per rompere l’equilibrio, scatenare lo show e stappare lo spumante.
Il nigeriano atterrato in area si conquista un rigore che realizza al 63′ portando a 26 i gol personali in campionato (31 stagionali) consolidando il suo titolo di capocannoniere. Il resto è pura festa, con Osimhen che prova altre due volte a fare centro prima di lasciare spazio alla standing ovation che il pubblico gli concede ad un quarto d’ora dal termine. Simeone lo sostituisce (dentro anche Gaetano, Raspadori, Beresynski e Demme) e il Cholito fa un gol capolavoro all’85’ che celebra mostrando la maglia di Diego Armando Maradona. E’ l’apoteosi di una festa che trova anche modo di celebrare un grande protagonista del campionato italiano come Fabio Quagliarella, che da ex esce dal campo con gli occhi lucidi davanti al tributo di uno stadio. Al fischio finale il `Maradona´ abbraccia tutti. E Osimhen fa intendere che vuole continuare questa favola, anche senza Spalletti e il ds Guintoli. «Meritavamo lo scudetto. Sono motivato per il futuro. Vincere la Champions il prossimo anno? Tutto è possibile. Auguro il meglio a Spalletti. Io amo il popolo di Napoli». Che il sogno continui.