La Procura di Roma, competente per i reati commessi all’estero, potrebbe archiviare il caso di Anthony Bivona, il giovane di Adrano morto nel luglio del 2021 in circostanze misteriose.
Il 24enne venne trovato privo di vita nella tromba delle scale della sua abitazione di Darmstadt con una corda al collo (in un primo momento si era parlato di una cintura). Un apparente suicidio con tanti punti oscuri rilevati dai familiari del giovane. Le indagini sbrigative delle autorità tedesche, propense a ritenere che Anthony si fosse tolto la vita, sono state aspramente contestate dai genitori – Antonina e Giuseppe – e dalle sorelle del giovane adranita, Mary e Grazia. E’ grazie a loro se i riflettori sulla oscura vicenda non si sono mai spenti.
La ribalta nazionale, con una serie di servizi della trasmissione ‘Le Iene’, ha di fatto riaperto il caso, preso in carico per competenza dai magistrati capitolini: il pm che segue l’inchiesta è il dott. Sergio Colaiocco, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Roma. Lacune ed errori investigativi rischiano adesso di far archiviare il caso. C’è più di una speranza, però, perchè ciò non avvenga. E tutto questo nonostante la tanto attesa autopsia sul corpo del giovane non abbia fornito le prove sperate: la salma è stata estumulata dal cimitero di Adrano nel dicembre del 2021. “All’interno della bara – spiega l’avv. Paola Paladina, uno dei legali della famiglia (l’altro è l’avv. Francesco Messina) – è penetrata molta acqua e il corpo è stato trovato in avanzato stato di decomposizione. Ci sono stati alcuni accertamenti, quindi, che non si sono potuti effettuare. Sono stati fatti, invece, gli esami tossicologici sui capelli del giovane che hanno dato esito negativo a conferma che Anthony non ha mai fatto uso di droga, come invece asserito dalla fidanzata”.
Sfumate le possibilità legate a una conferma inequivocabile delle risultanze autoptiche sulle cause della morte, restano in piedi – però – altri elementi che attendono di essere chiariti. I più importanti riguardano le foto scattate dalla Polizia tedesca sul corpo del giovane nell’immediatezza del fatto e le dichiarazioni rese da alcuni testimoni in contrasto con le versioni (il plurale è d’obbligo) fornite dalla fidanzata di Anthony, Ilayda, una giovane di origini turche (a quanto pare con cittadinanza tedesca).
I racconti ‘divergenti e diversificati’ che la ragazza ha fatto sul conto di Anthony non coincidono – assicurano i familiari – con la verità dei fatti. C’è sempre stato il sospetto che a far precipitare le cose possa essere stato un incidente automobilistico con la vettura di Anthony guidata da Ilayda. A seguito dell’incidente, i due ebbero una lite furiosa.
Sarà ora l’udienza davanti al Gip romano – udienza non ancora fissata ma attesa in tempi brevi – a decidere se continuare a indagare sul caso oppure se archiviare. C’è una terza ipotesi ancor più favorevole alla famiglia del 24enne, sebbene improbabile allo stato delle cose: l’imputazione coatta.
“Noi ci siamo opposti all’archiviazione per vari motivi – spiega l’avvocato Paladina-. Innanzitutto, nel fascicolo che ha la Procura di Roma mancano tutti gli atti prodotti in Germania. Non solo non c’è il fascicolo tedesco ma non è stato ancora tradotto in italiano. Noi sappiamo che lì ci sono dichiarazioni importanti. Ci auguriamo che il Gip accolga la nostra opposizione e disponga un supplemento di indagini. Noi abbiamo chiesto l’acquisizione dei tabulati telefonici, una perizia sul telefono di Anthony e su quello della ragazza. Chiediamo che sia analizzata anche la corda utilizzata. Vogliamo, inoltre, che siano ascoltati dalle autorità italiane la ragazza e alcuni amici, interrogati soltanto in Germania. Non può più parlare il corpo del ragazzo ma possono parlare le testimonianze e anche i cellulari. Un deficit investigativo non può ricadere sui familiari”.
Ad occuparsi del caso di Anthony Bivona sarà nei prossimi giorni la trasmissione di approfondimento “Quarto grado” di Rete4 dedicata ai gialli irrisolti.