La neonata trovata morta nell’anfratto in cui si depositano i vestiti usati di un cassonetto della Caritas a Milano, da quanto si è saputo, era visibile, come se chi l’ha lasciata volesse farla ritrovare.
Era nata da poche ore e solo l’autopsia, che sarà eseguita nelle prossime ore, stabilirà se era nata viva o morta: aveva ancora la placenta attaccata ed era avvolta in una felpa.
Al momento sarà aperto dal pm Paolo Storari un fascicolo per infanticidio contro ignoti e le indagini si sviluppano anche con l’acquisizione delle immagini delle telecamere degli edifici e dei mezzi pubblici.
È stato un pensionato a vedere la manina della piccola: ha avvertito un’altra persona e insieme si sono avvicinati al cassonetto per poi dare l’allarme al 118.
L’ipotesi è che la piccola sia stata partorita in casa e sia stata adagiata dopo la morte nel cassonetto.
IL DOLORE DELLA CARITAS AMBROSIANA
La Caritas Ambrosiana esprime attraverso il suo direttore Luciano Gualzetti «il dolore più profondo» per il ritrovamento del corpo di una neonata all’interno di un cassonetto per la raccolta di indumenti usati: «La nostra preghiera è per la piccola vita perduta, oltre che per le persone coinvolte».
In un comunicato la Caritas precisa inoltre che nel ritrovamento del corpo in un cassonetto a Città Studi gestito dalla cooperativa Città e Salute (che aderisce alla rete Riuse), «non sono stati coinvolti operatori della cooperativa stessa». «Abbiamo appreso con sgomento dai media la triste notizia – spiega Gualzetti -. I nostri Centri d’ascolto e i nostri servizi quotidianamente accompagnano e sostengono, spesso collaborando con i Centri di aiuto alla vita, genitori e madri alle prese con maternità indesiderate o difficili. Avvenimenti dolorosi, come quello avvenuto ieri, ci confermano nell’impegno per la tutela e per la promozione della vita nascente e per il sostegno a nuclei familiari in difficoltà, e ci spronano a intensificare tale attenzione».