«Se collaborasse, Matteo Messina Denaro potrebbe provocare un terremoto all’interno e all’esterno di Cosa Nostra»:
lo ha sottolineato il magistrato Nino Di Matteo, ospite di «In onda», su La7.
«È una scelta sua, sulla quale non possiamo dire e prevedere nulla», ha aggiunto. «Il 16 gennaio è stata sicuramente una data importante, è stato assicurato alla giustizia un soggetto condannato per 7 stragi, uno dei capi di Cosa Nostra», ha osservato il magistrato, «però vanno considerati dei dati di fatto, senza complottismo. È scandaloso che un latitante rimanga tale per trent’anni, e ci sono delle anomalie dell’ultimo periodo della latitanza di Messina Denaro che vanno capite». «Stava a casa sua, si muoveva con il documento di un compaesano che stava lì, frequentava locali pubblici, ospedali, cliniche private, usava telefonini, mandava foto in chat. Sono tutti comportamenti che vanno spiegati. O era sicuro di non essere preso, o ha accettato l’idea di poter essere arrestato», ha aggiunto.
«In un paese come il nostro è scandaloso che un latitante rimanga tale per trent’anni. Inoltre, ci sono alcune anomalie nell’ultimo periodo della latitanza che vanno capite per capire come mai sia stato arrestato ora e non prima. Matteo Messina Denaro stava a casa sua, si muoveva con il passaporto di una persona parente di mafiosi, frequentava ospedali e critiche private, utilizzava telefonini, mandava in chat fotografie. Sono tutti comportamenti che vanno spiegati: o si sentiva talmente sicuro delle sue protezioni da confidare che nessuno l’avrebbe mai arrestato, oppure si è lasciato arrestare». Così, ospite a InOnda su La7, il magistrato e membro del Csm Nino Di Matteo, a proposito dell’arresto di Matteo Messina Denaro.