Covid, in Italia niente “effetto Cina”: netto calo dei decessi (-30%) e dei nuovi positivi (-26%)

Covid, in Italia niente “effetto Cina”: netto calo dei decessi (-30%) e dei nuovi positivi (-26%)

Nessun ‘effetto Cina’, dove le varianti del virus SarsCoV2 hanno determinato una esplosione di casi e decessi.

In Italia, infatti il Covid-19 continua ad arretrare registrando un netto calo di tutti i parametri epidemici ed una diminuzione del 30% dei decessi e del 26% dei nuovi positivi nell’arco di sette giorni. Una situazione che, al momento, afferma il direttore Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza, «pare essere del tutto sotto controllo».

«Tutti gli indicatori mostrano un’evoluzione positiva», sottolinea Rezza commentando i dati dell’ultimo monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità sul Covid-19: «Continua a diminuire anche questa settimana – afferma – il tasso di incidenza dei casi e si fissa a 65 casi per 100mila abitanti. Anche l’Rt mostra una decisa tendenza alla diminuzione e siamo ormai a 0,73, quindi ben al di sotto della soglia epidemica». Il tasso di occupazione dei posti di area medica e di terapia intensiva è rispettivamente al 6,4% e al 2,1%:

«Quindi, notiamo una diminuzione della congestione delle strutture sanitarie che è al di sotto di qualsiasi soglia di criticità». Un quadro confermato dai dati del ministero della Salute, che registrano un netto calo dei decessi e dei casi di Covid nella settimana 20-26 gennaio: i deceduti sono 345 con una variazione di -30,3% rispetto alla settimana precedente, mentre i nuovi positivi sono 38.168 con una variazione di -26,5%. I tamponi effettuati sono stati 608.732 con una variazione di -11,4% ed il tasso di positività è del 6,3% (-1,3%).

A conferma del generale miglioramento epidemiologico, il fatto che nessuna Regione o provincia autonoma sia classificata a rischio alto questa settimana. Tre sono a rischio moderato (Emilia Romagna, Liguria e Puglia) e 18 sono classificate a rischio basso. Quanto alle temute sottovarianti di Omicron, è stabile in Italia la diffusione del sottolignaggio XBB.1.5, anche nota come Kraken. La XBB.1.5 – che si è ampiamente diffusa negli Stati Uniti – è risultata, nell’ultima settimana di campionamento (16/01/2023 – 22/01/2023), pari a 1,79% sul totale di sequenziamenti. Il sottolignaggio CH.1.1, anche noto come Orthrus, è invece in lieve crescita, passando da 2,6% del 10 gennaio al 4,46%.

«Ci stiamo avviando verso la fine della pandemia e stiamo entrando, o siamo già entrati, nella fase endemica», afferma Antonello Maruotti, professore ordinario di Statistica dell’Università Lumsa di Roma e co-fondatore del gruppo StatGroup19, team di ricerca dedicato all’analisi dei dati sulla pandemia. «L’ultima settimana conferma i trend in discesa su tutti gli indicatori – rileva -. Siamo tornati ai livelli della fase prenatalizia. Alcuni avevano previsto nuove ondate, ma così non è stato. L’aumento dei contagi in Cina non ha creato particolari problemi, così come l’arrivo di nuove varianti dai nomi altisonanti». Attenzione, però, avverte, «occorre abbandonare l’idea di zero casi Covid. La popolazione dovrà mantenere l’attenzione, ma abbiamo ampiamente superato la fase di emergenza».

Anche Fabrizio Pregliasco, professore di Igiene all’Università di Milano, sottolinea come non si rilevi un aumento dei contagi legato ai casi in Usa e Cina, «anche se è ancora presto per valutare gli effetti del capodanno cinese». Rimane «qualche dubbio sulle varianti Kraken e Orthrus, che sembrano essere immuno-evasive e avere maggiori capacità di contagio, ma per ora – precisa – non si osserva alcun effetto». La vaccinazione anti-Covid, e le quarte e quinte dosi soprattutto per gli anziani ed i fragili, resta però fondamentale: il rischio di malattia grave per la popolazione sopra i 12 anni e senza diagnosi pregressa di infezione da SarsCoV2, rileva l’Iss in un nuovo report, è infatti circa 7 volte più alto nei non vaccinati rispetto ai vaccinati.

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