La cattura di Messina Denaro, Ayala: “Potrebbe parlare ma non lo farà”

La cattura di Messina Denaro, Ayala: “Potrebbe parlare ma non lo farà”

«Potrebbe parlare, io me lo auguro, ma non credo lo faccia. Ed è un vero peccato perché sono ancora tante le zone d’ombra che vanno chiarite. Non dimenticherò mai quello che mi disse Giovanni, nel giugno ’89, all’indomani del fallito attentato alla sua villa all’Addaura. Ricordo le parole a memoria: `Peppino qui non è solo roba di mafia. Menti raffinatissime e centri occulti di potere sono capaci di orientare le scelte di Cosa Nostra´».

Lo afferma, in un’intervista a `la Stampa´, Giuseppe Ayala, ex magistrato, collega e amico di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, pm di riferimento del pool antimafia di Palermo, sull’arresto di Matteo Messina Denaro.

Sull’ipotesi che nei 30 anni di latitanza Messina Denaro abbia avuto legami con la politica o i Servizi segreti deviati, Ayala osserva: «A me non risulta, ma mi meraviglierei se non ne avesse avuti. Per quanto concerne la collusione tra mafia e pezzi della politica si tratta di un dato acclarato. Come risulta anche nella sentenza del maxi processo, nella provincia di Palermo Cosa Nostra gestiva 180mila voti. Orientandoli era quindi in grado di far eleggere certi candidati rispetto ad altri».

Secondo Ayala l’ergastolo ostativo per i mafiosi non va «assolutamente» abolito: «Magari può essere migliorato con qualche spiraglio ma per i mafiosi deve vigere il principio `fine pena mai´. Anche perché il mafioso, a meno che non si penta, rimane tale anche una volta in carcere. Si può essere Re della mafia anche dietro le sbarre e quindi la pena deve essere conseguente».

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