È stata una giornata promossa nel segno della solidarietà, quella che si è conclusa ieri.
«L’Altra Cucina… per un Pranzo d’Amore», l’Iniziativa realizzata da Prison Fellowship Italia (www.prisonfellowshipitalia.it/), Rinnovamento nello Spirito Santo (www.rinnovamento.org) e Fondazione Alle anzadelRnS (https://www.fondazionealleanza.org), con il patrocinio del Ministero della Giustizia si è svolta in contemporanea, a favore dei detenuti, delle detenute e dei loro familiari in 21 Carceri italiane: Milano (Opera), Roma (Rebibbia), Torino (Lorusso e Cutugno), Firenze, Massa, Bologna, Modena, Castelfranco Emilia, Pesaro, Napoli (Secondigliano), Salerno, Avellino, Aversa, Bari, Palmi, Vibo Valentia, Palermo (Pagliarelli), Siracusa, Cagliari, Nuoro e Lanusei.
Notevoli le cifre della nona edizione, si legge nella nota, circa 600 volontari del RnS, oltre 6000 i pasti serviti da Nord a Sud Italia, numerosissimi personaggi del mondo dello spettacolo, della musica, dell’arte, del giornalismo e della cultura coinvolti nel servizio ai tavoli e nei momenti di intrattenimento, e, soprattutto, decine di produttori e ditte che, sotto ogni aspetto, si sono generosamente prodigate per la riuscita dell’evento. Sempre più convinta la finalità che muove il progetto. Da otto anni infatti, come noto, all’interno di alcune Carceri del nostro Paese, in occasione del Natale, con la collaborazione degli operatori penitenziari, vengono tradizionalmente organizzati dei banchetti del tutto speciali, con Chef stellati che si cimentano ai fornelli preparando piatti gourmet per chi vive la dolorosa esperienza della detenzione. Staremo a tavola insieme. Non si sta a tavola con i nemici o con gli estranei. A tavola si sta con amici e familiari, con colleghi od omologhi, con persone da onorare o da ingraziarsi. A tavola si stipulano alleanze; a tavola si condivide la medesima gioia e ci si sente partecipi del medesimo affetto. Quando siamo seduti alla stessa mensa si annullano le distanze, si abbattono le barriere, ci si riconosce partecipi dello stesso destino umano, che è sempre un destino di pace.
Che tutto questo avvenga a Natale è ancora più significativo. Perché il Natale di Gesù ci ricorda che Dio ha avvicinato il cielo alla terra e concede a ogni uomo la possibilità di esperimentare la salvezza dal male», ha affermato Salvatore Martinez, Presidente di Rinnovamento nello Spirito Santo nella Conferenza stampa nella Sala Teatro della Casa Circondariale di Rebibbia femminile, prima dell’inizio del `Pranzo d’Amore´.
La presentazione è stata moderata da Gabriele Corsi, noto conduttore televisivo che, offrendosi poi di servire assieme alla moglie, la giornalista Laura Pertici, con cui ha festeggiato venti anni di matrimonio, con verve e maestrìa, ha posto in luce come «chi fa comunicazione è chiamato a dare sempre più visibilità a eventi simili, per permettere alle buone notizie di `fare rumore´». Alle parole di Martinez hanno fatto `eco´ quelle di Marcella Reni, Presidente di Prison Fellowship Italia, in collegamento streaming da Milano (Opera).
«Cresce la sensibilità nei confronti di questa iniziativa, i dati parlano da soli- ha dichiarato- ed è semplicemente emozionante vedere come, all’interno del carcere, in questa giornata speciale, le famiglie dei detenuti possano ritrovarsi in abbraccio che non ha bisogno di parole. Usciamo davvero con il cuore più gonfio di amore. La data di oggi rappresenta la «ciliegina sulla torta» di un anno intenso in cui, nonostante la pandemia, è stato immane il lavoro portato avanti nel contesto penitenziario, con l’impegno di tanti. `Ai Pranzi d’Amore´, inoltre, si aggiungono inoltre i Progetti che PFI porta avanti con attenzione, sempre prioritaria, alla giustizia riparativa». Al tavolo anche Alessia Rampazzi, Direttrice della Casa Circondariale di Rebibbia femminile, che, con gratitudine, ha evidenziato come `questa occasione racconta di una società che vive, aperta al prossimo, e rappresenta per le nostre detenute un autentico ponte con la società esterna, che almeno in parte attutisce le difficoltà di chi deve affrontare la pena, specialmente acuite in queste settimane di festività´. Lorella Cuccarini, in rappresentanza di tutti gli artisti precettati a livello nazionale, ha spiegato come «la partecipazione alle passate edizioni mi ha permesso di capire come poter dare dignità ai volti, alle storie di queste persone, che altrimenti resterebbero solo meri numeri. Si accende un «faro» su ciò che anche noi, come personaggi pubblici, possiamo muovere per fare massa critica a e aumentare la consapevolezza sull’umanità presente nelle Carceri, facendo sì che esse diventino luoghi di vera riconciliazione».
Infine, lo chef Filippo La Mantia che, partendo dalla sua personale esperienza, prima di tornare in cucina per ultimare le pietanze (preparate assieme alle detenute) da ex detenuto, condannato ingiustamente nel 1986 per nove mesi e scarcerato proprio il 24 dicembre dal giudice Giovanni Falcone, ha ricordato «cosa significa vivere la solitudine e la tristezza dietro le sbarre: è lì che ho imparato a cucinare gli ingredienti che arrivano nei pacchi spediti dai familiari, con i profumi di casa che entravano in una cella dove vivevamo in 14 uomini. Non mi sono fatto però coinvolgere e da un errore è nata soprendentemente una bellissima cosa, sfruttando l’opportunità, una volta uscito, sebbene fossi ancora sconosciuto, di occuparmi dei detenuti. Poi, quando la passione della cucina si è impossessata di me, entrando in contatto con le Istituzioni, chiesi di essere più presente da cuoco nelle Carceri. E così è accaduto fin dal 2014, con la prima edizione dei «Pranzi d’Amore». La detenzione non fa bene a nessuno, serve tuttavia a capire meglio chi siamo: dobbiamo essere grati e bisogna aiutare tutti, questo è il mio «credo» e si fa ancora più forte il sentimento se si tratta di detenute donne». Anche quest’anno hanno preso parte alla conviviale solidale molti Vescovi, Cappellani e sacerdoti, assieme ai Responsabili e ai volontari del RnS e di PFI. Nella scheda allegata, suddivisi per singole Carceri, l’elenco di tutti i sostenitori che hanno contribuito materialmente ai «Pranzi d’Amore» e a cui, da parte delle tre realtà promotrici, va un sentito ringraziamento per l’adesione.