In tutta l’area etnea, in particolare quella interessata dall’arrivo della nuova metropolitana FCE, c’è fermento e già da qualche anno.
Nel 2010 l’Ordine e la Fondazione degli architetti ppc di Catania avevano realizzato un seminario di progettazione internazionale per esplorare il tema della rigenerazione dello spazio urbano in prossimità delle stazioni (7) afferenti a Catania con risultati molto interessanti e stimolanti. Un patrimonio di progetti che oggi, in occasione dell’elaborazione del PUG di Catania, potrebbe essere utilizzato in quanto costituisce una riflessione progettuale di qualità e tra l’altro partecipata.
Dopo dodici anni, gli Architetti hanno voluto estendere questo impegno progettuale e culturale anche lungo il tratto – ormai dismesso per l’interramento della linea ferroviaria – da Santa Maria di Licodia ad Adrano, passando per Biancavilla. Gli architetti Eleonora Bonanno e Sebastin Carlo Greco, rispettivamente presidenti della Fondazione e dell’Ordine degli architetti ppc hanno fortemente creduto nella necessità di offrire alle comunità, alcune visioni progettuali, frutto di un processo condiviso e partecipato con gli attori principali della trasformazione: enti pubblici e privati, professionisti, associazioni culturali e la comunità di cittadini, interessata direttamente dai prossimi interventi pubblici/privati.
Riuniti a Biancavilla, a villa delle Favare – studenti e docenti – hanno condotto un seminario di progetto che ha visto la presenza dei visiting: Piero Bruno (Bruno Fioretti Marquez Architect) Vincenzo Riso (Università do Minho) e Francsco Leiva (Grupo Aranea); e i resident della SDS di Siracusa: Fernanda Cantone, Francesca Castagneto, Fabrizio Foti, Carlo Palazzolo e Luigi Pellegrino. I gruppi, divisi per aree, hanno proposto tre idee guida sulle modalità di trasformazione dello spazio urbano relittuale ferroviario, all’interno del seminario Mend-It_ ricucire i lembi urbani. I lavori, presentati a villa delle Favare, saranno presto pubblici e disponibili per le amministrazioni al fine di riflettere sulle possibili azioni da intraprendere per riqualificare lo spazio urbano e migliorare la qualità dello stesso. Un’occasione da non perdere e da coltivare con successivi approfondimenti, uno sforzo da utilizzare al meglio.
Anche a Catania, Biagio Bisignani, – Direttore della Direzione Urbanistica di Catania ed esperto PNRR presso il Ministero della Funzione Pubblica, impegnato nella formazione del PUG – lavora anche a questo tema, quello del progetto urbano in prossimità delle stazioni metropolitane, come nodo strategico per rigenerare parti significative di città. Il tema è ovviamente condiviso e riconosciuto dalla comunità professionale, scientifica, politica e cittadina, come strategico per avviare processi virtuosi di riqualificazione del tessuto commerciale, residenziale, sociale e culturale delle città, che contengono spesso delle marginalità irrisolte: il progetto di architettura nella sua dimensione urbana è lo strumento necessario e la logica del “seminario di progettazione” può essere utile per condividere e partecipare con la comunità alcune scelte. Forse un accordo di programma urbanistico, direttamente con la FCE – tramite il suo direttore tecnico Salvo Fiore – potrebbe essere indispensabile per gestire gli “approdi” lungo il tracciato urbano ed extra urbano per immaginare – non solo la stazione – ma l’intorno urbano significativo.
Non ci rimane che puntare lo sguardo sull’ultimo tratto ancora in itinere. Quello da poco rifinanziato grazie alle iniziative promosse dall’On. Francesco Ciancitto, insieme al Presidente dell’ARS Gaetano Galvagno, sostenuti dai sindaci del comprensorio, che, ospiti a Paternò del sindaco Nino Naso, hanno sottoscritto un documento per sottolineare la necessità di non perdere l’occasione offerta dal PNRR per completare questa infrastruttura strategica, utile per riavviare lo sviluppo di questa parte di territorio, quello dell’Etna nord-ovest e della valle del Simeto; una responsabilità politica che sentono tutti.
Ma alcune cose devono essere chiare.
La città di Paternò ha un’opportunità straordinaria che non può perdere: tornare ad essere la cerniera principale di un vasto territorio che governa i rapporti tra la città metropolitana costiera e le aree interne, oltre all’antico legame tra l’Etna-Ragalna e il fiume Simeto. Non è una necessità localistica ma una opportunità di sistema: serve per un’area geografica significativa. Per fare tutto questo, per “riconnettere”, si devono affrontare alcune criticità progettuali, finanziarie e superare alcune barriere ideologiche: pensare a un progetto significativo per tutta l’area della nuova stazione; spingere per realizzare da subito il people mover fino a piazza della Regione/Nassirya, immaginando il suo prolungamento fin sotto l’acropoli (collina storica); programmare il riuso della vecchia traccia della ferrovia FCE con la vecchia stazione, aggiungendo un tratto in superficie, per collegare il sud della città (scala vecchia-san Biagio- Balatelle) con la nuova stazione e mettere finalmente le basi per il recupero della tratta Catania-Motta-San Marco-Schettino-Regalbuto (ferrovia delle arance) come hanno recentemente fatto le ferrovie dello stato per il tratto Noto-Pachino (ferrovia del barocco e del vino).
Senza una visione complessiva della mobilità urbana e territoriale si rischia di vedere solo il treno passare dalla stazione. Senza dimenticare che l’alta velocità già in costruzione, la Catania-Palermo, ha una possibile fermata a Gerbini, questo significa che si possono aprire nuovi scenari per riconnettere ancora meglio il sistema fiume Simeto con l’Etna, passando proprio per Paternò. Sarà necessario un approfondimento, urgente e qualificato, sapendo che se oggi parliamo di metropolitana è perché la politica degli anni ’70 ebbe una visione. Quella visione oggi è quasi realtà. Resta da capire quale visione hanno i politici di oggi per il futuro.