“L`orecchio può essere considerato come microcosmo del cervello e le alterazioni dell`udito, sia percettibili dalla persona che non percettibili possono essere la spia precoce di una neuroinfiammazione a carico del cervello”.
Lo afferma Arianna Di Stadio, docente all’Università di Catania e ricercatrice onoraria presso il Laboratorio di Neuroinfiammazione del UCL Queen Square Neurology di Londra.
“Stiamo mettendo a punto un protocollo con un test particolare, senza l`utilizzo di metodologie invasive, che ci permetterà di identificare il danno a livello delle cellule dell`orecchio causato dalla neuroinfiammazione – spiega l`esperta – sappiamo che le lesioni neuroinfiammatorie in alcune aree del cervello – aree acustiche superiori – possono causare alterazioni temporanee o persistenti dell`udito come, ad esempio, la perdita della capacità di sentire i suoni oppure la percezione di suoni che in realtà non ci sono (acufeni). L`orecchio, che ha strette connessioni con il cervello, può essere vittima della neuroinfiammazione in maniera indiretta, a causa di alcuni elementi infiammatori che dal cervello passano nell`orecchio (citochine infiammatorie)”.
Secondo l`esperta “poiché l`orecchio è più suscettibile a questi elementi infiammatori, le cellule al suo interno cominciano a morire; questa morte cellulare, se molto importante porta alla perdita uditiva, ma se invece interessa una parte moderata di queste cellule si può identificare – sebbene non abbia ancora causato la perdita dell`udito – con questo semplice test non invasivo. La morte di queste cellule dell`orecchio, legata al dilagare della neuroinfiammazione, potrebbe essere il primo segno di un problema all`encefalo. In futuro grazie all`utilizzo di questo test elettrofisologico, ci auguriamo di riuscire a diagnosticare in fase molto precoce – e dunque trattabile – le malattie neurodegenerative tramite uno screening delle funzioni uditive”.