Due rinviati a giudizio e tre hanno patteggiato. Questo l’esito dell’udienza preliminare oggi a Termini Imerese sulla vicenda della turista australiana Diane Christine Palmer, 67 anni, morta dopo 44 giorni di ricovero in ospedale dopo essere stata colpita il primo ottobre del 2018 da un albero crollato in contrada Fegotti a Geraci Siculo nel cuore del Parco delle Madonie nel palermitano.
Sono stati rinviati a giudizio Biagio Sabatino, 62 anni, di Petralia Soprana, difeso dall’avvocato Vincenzo Lo Re Maria Cucco, 56 anni, di Castelbuono, difesa dagli avvocati Stefano Polizzotto e Rosa Garofalo.
Hanno patteggiato la pena a un anno e otto mesi Giuseppe Abbate, 62 anni, di Castelbuono, difeso dall’avvocato Giuseppe Mina’, un anno e otto mesi Giacomo Fiorentino, 59 anni, di Geraci Siculo, difeso dagli avvocati Teresa Re e Romano Fiasconaro, e un anno e due mesi per Gaetano Antista, 51 anni, di Geraci Siculo, difeso dall’avvocato Giuseppe Chichi. Per tutti e tre la pena è stata sospesa
. Per i due rinviati a giudizio la prima udienza è fissata a febbraio del prossimo anno. I due sono accusati di omicidio colposo. I cinque allora erano impiegati in un progetto di lavori di salvaguardia e potatura nei boschi demaniali. Biagio Sabatino, direttore dei lavori, Maria Cucco, ispettore di cantiere, Giuseppe Abbate, capo operaio, Giacomo Fiorentino, capo squadra, Gaetano Antista, operaio motoseghista. La vittima ed il marito, Steve Rodgers Wilson, entrambi medici, australiani di Melbourne, amavano viaggiare.
Erano in vacanza in Sicilia ed avevano scelto di fare un tour alternativo delle mete siciliane. Proprio l’ultimo giorno, prima di ritornare in Australia, era prevista una escursione nel Parco delle Madonie. Mentre percorrevano il sentiero, sentirono dei rumori e la donna venne travolta dalla caduta di un albero. Una squadra del corpo forestale stava, infatti, tagliando dei pini. La vittima venne trasferita in elicottero all’ospedale Villa Sofia di Palermo ma morì dopo 44 giorni il 14 novembre. Il marito della vittima, assistito dagli l’avvocati Alessandro Palmigiano, e Raffaele Bonsignore, ha sostenuto sin dall’inizio che non erano stati segnalati lavori in corso. L’indagine è stata condotta dai carabinieri del Nucleo operativo di Petralia Sottana.