Terremoto in casa Juventus.
Finisce dopo dodici anni, con le dimissioni in blocco del CdA, l’era di Andrea Agnelli nelle vesti di presidente.
Un ciclo vincente, con nove scudetti vinti di fila e due finali di Champions League raggiunte, giunto a conclusione a causa del coinvolgimento dei massimi vertici del club nell’inchiesta Prisma sulle plusvalenze e sui bilanci della società. Sul tavolo dell’accusa della Procura di Torino ci sono ipotesi di reato di falso nelle comunicazioni sociali e false comunicazioni rivolte al mercato, con Agnelli, Nedved e Arrivabene che risultano tra gli indagati. Una vicenda che ha costretto per due volte il club bianconero a rinviare l’assemblea degli azionisti, fissata per il 27 dicembre. Proprio le ultime contestazioni della Consob hanno spinto la società a una decisione forte e di rottura con l’attuale gestione, alla luce dei «nuovi pareri legali e contabili degli esperti indipendenti incaricati ai fini della valutazione delle criticità evidenziate da Consob».
In un consiglio straordinario che si è tenuto alla Continassa l’intero CdA, su proposta dello stesso Agnelli, ha rassegnato le dimissioni dopo aver riesaminato «le contestazioni della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino, le carenze e criticità rilevate dalla Consob e i rilievi sollevati da Deloitte & Touche S.p.A., società di revisione di Juventus». Lasciano quindi il vicepresidente Pavel Nedved, l’amministratore delegato Maurizio Arrivabene e i membri Laurence Debroux, Massimo Della Ragione, Katryn Fink, Daniela Marilungo, Francesco Roncaglio, Giorgio Tacchia e Suzanne Keywood. Allo stesso Arrivabene è stato chiesto «di mantenere la carica di Amministratore Delegato». Nell’attesa che venga definito il prossimo assetto societario – la nomina del nuovo CdA è prevista nell’assemblea dei soci convocata per il 18 gennaio – Maurizio Scanavino, attuale ad e direttore generale del gruppo Gedi, uomo di fiducia di John Elkann, è stato nominato direttore generale della Juve.
«Quando la squadra non è compatta si presta il fianco agli avversari e questo può essere fatale. In quel momento bisogna avere la lucidità e contenere i danni: stiamo affrontando un momento delicato societariamente e la compattezza è venuta meno – le parole di addio di Andrea Agnelli in una lettera aperta inviata ai dipendenti – Meglio lasciare tutti insieme dando la possibilità ad una nuova formazione di ribaltare quella partita».