Novantuno condannati per 600 anni di reclusione e e 10 assolti: si è concluso così il processo sulla cosiddetta mafia dei Nebrodi celebrato davanti al tribunale di Patti.
Un maxi processo che ha portato a condanne per circa sei secoli di carcere e al sequestro di beni per circa 4 milioni di euro. Il presidente del collegio ha impiegato 35 minuti per leggere il dispositivo.
Il maxiprocesso dei Nebrodi scaturisce dall’operazione del 15 gennaio 2020 denominata «Nebrodi» con 94 arresti e il sequestro di 151 aziende agricole per mafia, una delle più vaste operazioni antimafia eseguite in Sicilia e la più imponente, sul versante dei Fondi Europei dell’Agricoltura in mano alle mafie, mai eseguita in Italia e all’Estero. Un meccanismo interrotto dal «Protocollo Antoci» poi recepito nei tre cardini del Nuovo Codice Antimafia e votato in Parlamento il 27 settembre 2015. Per tutto ciò l’ex Presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, oggi Presidente Onorario della Fondazione Caponnetto, ha rischiato la vita in quel tragico attentato mafioso del 2016 dal quale si è salvato grazie all’auto blindata e al violento conflitto a fuoco ingaggiato dai poliziotti della sua scorta, tutti promossi per merito straordinario e medaglia al valore. E oggi vive sotto scorta.
«È un momento importante – commenta Antoci, ex presidente del Parco dei Nebrodi – perché questo Paese ha bisogno di risposte. Da questa esperienza esce la risposta di un territorio che ha fatto il proprio dovere, abbiamo fatto semplicemente quello che andava fatto e che da tanti anni non veniva fatto. Abbiamo superato il silenzio e tentato di far capire che i fondi europei per l’agricoltura dovevamo andare alle persone per bene e non ai mafiosi, ai delinquenti, ai capimafia».
«Con la sentenza odierna, che conclude la colossale inchiesta antimafia condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina non posso che congratularmi con tutti coloro che a vario titolo hanno contribuito all’esito odierno che ha inferto un duro colpo al lucroso business delle truffe ai fondi comunitari destinati ai pascoli e all’agricoltura». Lo afferma il presidente del Parco dei Nebrodi, Domenico Barbuzza. L’ente si è costituito parte civile ed era rappresentato dall’avvocato Salvatore Meli.
TUTTI I NOMI E LE CONDANNE
Ecco tutti i nomi dei 91 imputati condannati ieri a mezzanotte nel Maxiprocesso della mafia dei Nebrodi. La condanna più alta è stata comminata ad Aurelio Faranda, che ha avuto 30 anni di carcere. Condannato a 13 anni e 4 mesi Pasqualino Agostino Ninone; 2 anni e 2 mesi per Laura Arcodia; 7 anni e 4 mesi per Sebastiano Armeli; 3 anni e 10 mesi per Giuseppe Armeli Moccia; 7 anni e 8 mesi per Rita Armeli Moccia; 5 anni e 4 mesi per Salvatore Armeli Moccia; 15 anni e mezzo per Calogero Barbagiovanni; 2 anni (pena sospesa)per Alessio Bontempo; 4 anni per Gino Bontempo; Calabrese Maria Chiara e Antonino Caputo; 3 anni e 4 mesi per Giuseppe Bontempo, Antonino Calì e Giuseppe Carcione. Ancora: 12 anni per Salvatore Bontempo; 25 anni e 7 mesi per Sebastiano Bontempo detto “biondino”, 6 anni e mezzo per Sebastiano Bontempo Scavo, 10 anni per Salvatore Calà Lesina, Gino Calcò Labruzzo; 5 anni e 10 mesi per Jessica Coci; 17 anni e mezzo per Carolina Coci; 4 anni e 8 mesi per Rosaria Coci; 4 anni e 4 mesi per Sebastiano Coci, Giusy Conti Pasquarello e Antonina Costanzo Zammataro; 3 anni per Denise Conti Mica, 11 anni e 2 mesi per Ivan Conti Taguali; 5 anni per Massimo Costantini e Giuseppe Costanzo Zammataro (classe ’50); 3 anni per Claudia Costanzo Zammataro, 16 anni e 4 mesi anni per Giuseppe Costanzo Zammataro (classe ’82), 12 anni per Giuseppe Costanzo Zammataro (classe ’85).
E ancora, 3 anni e 2 mesi per Loretta Costanzo Zammataro; 3 anni per Romina Costanzo Zammataro, 6 anni per Valentina Costanzo Zammataro, 4 anni per Barbara Crascì, 4 anni e 4 mesi per Katia Crascì, 9 anni e 10 mesi per Lucio Attilio Rosario Crascì. Inoltre 3 anni e 4 mesi per Salvatore Antonino Crascì, 6 anni e mezzo per Sebastiano Crascì, 13 anni e 7 mesi per Sebastiano Craxi; 2 anni per Sara Maria Crimi e Pietro Di Bella; 4 anni e 10 mesi per Salvatore Dell’Albani; 10 anni e mezzo per Sebastiano Destro Mignino, 6 anni e 11 mesi per Marinella Di Marco; 3 anni e 4 mesi per Maurizio Di Stefano; 5 anni 4 mesi per Antonino Faranda; 30 anni per Aurelio Salvatore Faranda; 4 anni per Davide Faranda; 6 anni e 2 mesi per Emanuele Antonino Faranda e Gaetano Faranda; 11 anni per Massimo Giuseppe Faranda; 2 anni (pena sospesa) per Giuseppe Ferrera e Valentina Foti; 4 anni per Vincenzo Galati Giordano (classe ’58); 21 anni e 8 mesi per Vincenzo Galati Giordano (classe ’69); 4 anni e 4 mesi per Santo Massaro Galati; 4 anni e 10 mesi per Daniele Galati Pricchia; 6 anni e 2 mesi per Emanuele Galati Sardo, 7 anni per Mario Gulino; 10 anni per Alfred Hila; 4 anni e 2 mesi per Roberta Linares; 11 anni e 8 mesi per Pietro Lombardo Facciale; 3 anni e 8 mesi per Francesca Lupica Spagnolo; 5 anni e mezzo per Rosa Maria Lupica Spagnolo; 3 anni per Mancuso Catarinella e Fabio Mancuso Cristoforo; 9 anni e mezzo per Antonino Marino Agostino.
Poi, 6 anni e 8 mesi per Rosario Marino e Giuseppe Natoli; 4 anni e 10 mesi per Antonino Angelo Paterniti Barbino; 3 anni e mezzo per Massimo Pirriatore; 5 anni e 2 mesi per Elena Pruiti; 10 anni per Francesco Protopapa; 2 anni per Angelamaria Reale; 3 anni e mezzo per Danilo Rizzo Scaccia; 3 anni e 4 mesi per Giuseppina Scinardo e Angelica Giusy Spadaro; 4 anni per Giuseppe Scinardo Tenghi; 2 anni e mezzo a Giuseppe Spasaro; 11 anni e 10 mesi ad Antonia Strangio, 3 anni a Mirko Talamo; 10 anni e 3 mesi a Giovanni Vecchio; 5 anni e 8 mesi a Carmelino Zingales. I giudici del Tribunale di Patti hanno anche assolto 10 imputati: Lucrezia Bontempo, Sebastiana Calà Campana, Andrea Caputo; Rosa Maria Faranda; Innocenzo Floridia, Giuseppina Gliozzo, Giuseppe Natoli, Elisabetta Scinardo Tenghi, Salvatore Terranova. Prescrizione totale per Giovanni Bontempo.