Dalla Resistenza all’esperienza da giovane ufficiale in Sicilia nella repressione al banditismo, dagli anni di Piombo, a Milano e Torino, alla guerra di mafia: a 40 anni dell’attentato di via Carini, nel Museo storico dell’Arma dei Carabinieri a Roma è stata inaugurata la mostra «Carlo Alberto Dalla Chiesa – L’uomo, il generale».
«Un ufficiale che si sentiva gli alamari cuciti sulla pelle, ma anche un uomo delle istituzioni, e un marito e un padre affettuoso», ha detto il generale Maurizio Detalmo Mezzavilla, vicecomandante dei Carabinieri al taglio del nastro: «L’obiettivo è non dimenticare e sensibilizzare la memoria facendo conoscere ai cittadini, soprattutto ai più giovani, i molti aspetti della vita di un uomo straordinario, votato a sostenere lo stato di diritto e l’affermazione della legalità fino all’estremo sacrificio».
Era il 3 settembre 1982 quando il generale Dalla Chiesa, all’epoca prefetto di Palermo, veniva ucciso dalla mafia a Palermo insieme a sua moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo. Il suo estremo sacrificio, al termine di una vita al servizio del Paese. L’esposizione – nel museo che per l’occasione riapre dopo due anni – ripercorre le tappe della carriera professionale, con documenti, uniformi e cimeli non solo della vita professionale ma anche di quella privata. Prima di lasciare il museo, i visitatori verranno attratti dal pannello finale, che riporta una delle frasi più celebri del generale Dalla Chiesa: «Certe cose non si fanno per coraggio, si fanno solo per guardare più serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei nostri figli».