I riscaldamenti massimo a 19 gradi durante l’autunno e l’inverno, i condizionatori in estate a non meno di 27.
Le vetrine spente la sera dopo le 22 con le porte dei negozi che durante l’orario di attività devono rimanere chiuse per non disperdere calore o raffredamento. Facciate di monumenti, fontane ed edifici pubblici al buio di notte o con le luci basse. E poi consigli sulla riduzione della durata della permanenza in doccia. I Paesi europei, alle prese con lo spettro di un inverno al freddo – con intere filiere produttive energivore a rischio stop – per il possibile distacco della fornitura di gas da parte della Russia, iniziano a mettere in atto un campionario di misure per ridurre i consumi. Per ora, in via prudenziale, si tratta di moderati correttivi alle abitudini di vita. Potrebbero non bastare. Dipenderà anche dalle evoluzioni del conflitto in Ucraina, con le truppe di Mosca che da 6 mesi hanno invaso l’ex repubblica sovietica.
Una dinamica che ha fatto schizzare il prezzo del gas fino a 339 euro al megawattora al Ttf di Amsterdam, mentre un anno fa costava poco più di 25. Da oggi è in programma il nuovo stop di Gazprom al flusso tramite il gasdotto Nord Stream, ufficialmente per la manutenzione dei compressori, che dovrebbe terminare sabato 3 settembre. Gli occhi sono puntati su lunedì 5 settembre, su cosa succederà all’avvio della prossima settimana. Recentemente altri lavori di manutenzione programmata si sono protratti ben oltre il previsto, basti pensare alla turbina riparata in Canada a inizio agosto che ancora stazione in Germania in attesa di tornare al suo posto. Con l’impianto che lavora al 20% del suo potenziale. Ad inizio agosto a Bruxelles l’Ue ha raggiunto un accordo che prevede la riduzione volontaria del 15% dei consumi (percentuale che varia per i singoli Paesi, per l’Italia la quota è del 7%) per ridurre la dipendenza dal gas russo. Ora è arrivato il tempo dei singoli piani nazionali di risparmio energetico. «Le conseguenze per famiglie e aziende non sono sostenibili. Dobbiamo affrontare questo problema insieme e con urgenza», sottolinea la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.
Dopo un’estate di caldo torrido, ora l’Europa si prepara ad un possibile inverno al freddo, per mitigare gli effetti del conto energetico alle stelle. La Germania ha appena varato un pacchetto di misure per ridurre i consumi elettrici: dal 1 settembre temperatura massima di 19 gradi per il riscaldamento negli edifici pubblici. Mentre corridoi, foyer ed aree di transito resteranno direttamente senza riscaldamento. Il calore verrà limitato fino a a 12 gradi dove i dipendenti svolgono un lavoro fisico intenso. «Non vogliamo misurare le temperature nelle camere da letto, la libertà individuale deve valere, ma le misure chiamano alla responsabilità delle famiglie di contribuire’ alla riduzione dei consumi energetici», ha spiegato il ministro dell’Economia, il verde Robert Habeck. Mentre il senatore ambientalista Jens Kerstan ha avvertito: «In caso di una grave carenza di gas, l’acqua calda potrebbe essere resa disponibile solo in determinate ore del giorno». L’illuminazione notturna degli edifici sarà vietata, con le insegne luminose che verranno spente tra le 22 e le 6. Accade già in alcuni Municipi che hanno anticipato i tempi, come ad Augsburg in Baviera, dove da fine luglio le facciate degli edifici storici di notte sono spente e l’illuminazione stradale più soffusa.
È finita l’era dell’abbondanza” per il presidente fancese Emmanuel Macron che ha sintetizzato la situazione con lucidità. Mentre il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, è andato oltre chiarendo che: «Dobbiamo prepararci allo scenario di un inverno molto duro, con meno gas. Pertanto dobbiamo lavorare per organizzare un eventuale razionamento dell’energia per tutte Le aziende nel caso in cui avessimo un inverno duro». Ora il governo francese si appresta a varare un pacchetto di misure: divieto della pubblicità luminosa tra l’1 di notte e le 6 del mattino, porte chiuse nelle attività commerciali riscaldate o climatizzate. Secondo l’Agenzia per la gestione dell’ambiente e dell’energia transalpina un led pubblicitario consuma quanto una famiglia media per illuminazione ed elettrodomestici. In Spagna, nonostante il Paese sia meno dipendente di altri dalle importazioni di gas russo, da inizio agosto sono in vigore alcune misure di contenimento dei consumi energetici. Le luci delle vetrine vengono spente alle 22, le porte dei negozi vanno tenute chiuse per non disperdere l’aria condizionata, che non deve scendere sotto i 27 gradi. Anche nel vicino Portogallo è in corso un dibattito sulle misure da mettere in campo. La Cpp, sigla che riunisce i commercianti, ha aperto all’ipotesi di una riduzione dell’orario di apertura dei negozi, tra la domenica ed il giovedì, ad eccezione di cinema e ristoranti. Tra Lisbona e Porto si registrano alcuni degli orari di apertura più lunghi in Europa, con attività commerciali aperte spesso fino a mezzanotte. Mentre in Svizzera, dove si sta valutando la possibile riduzione dei consumi energetici del 15% sul modello comunitario, l’organizzazione dei datori di lavoro Swissmem avanza la proposta che in «caso di carenza» bisognerà «spostare la produzione nella notte e nel fine settimana» quando ci sono tariffe inferiori.
E l’Italia nel frattempo cosa fa? La crisi del gas è deflagrata nel bel mezzo della campagna elettorale per le elezioni anticipate del 25 settembre. Un mese fa il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha presentato le linee guida del piano: riduzione di 1 grado della temperatura nelle abitazioni private, negli uffici pubblici e taglio di 1 ora nella durata di esercizio degli impianti. Ovvero massimo 19 gradi in inverno e non meno di 27 in estate. L’Italia ha bisogno di rimpiazzare 30 miliardi di metri cubi di gas provenienti dalla Russia. La maggior parte, 25 miliardi, arriveranno dagli accordi stipulati in quesi mesi con altri Paesi, in particolare in Africa. Il resto da risparmi e maggiore ricorso alle fonti di energia rinnovabili. Cingolani ricorda spesso che ci attede un inverno di «prudenza e sobrietà» ma anche che l’Italia è a buon punto sugli stoccaggi, vicini all’80%, per poter affrontare l’inverno con maggiore serenità. C’è in programma la realizzazione di un gassificatore mobile nel Porto di Piombino per accogliere voluni di gas naturale liquefatto in arrivo via nave. Il governatore della Toscana, Eugenio Giani, è stato nominato dal governo come commissario per l’opera per accorciare i tempi. Ma i cittadini del centro portuale toscano esprimono dubbi sulla sostenibilità dell’opera.
Con la crescita vorticosa del prezzo del gas diversi leader hanno chiesto un tavolo con tutte le forze politiche per concertare dei provvedimenti d’urgenza assieme al governo uscente. Ma fonti di governo, interpellate dall’AGI, fanno sapere che, al momento, non è in lavorazione alcun provvedimento di urgenza contro il caro energia, nonostante l’Esecutivo sia al lavoro sul dossier. L’attenzione del governo è focalizzata sull’appuntamento europeo di metà mese, quando si incontreranno i ministri dell’Energia, convocati dalla presidenza di turno del’Unione. Sul tavolo delle istituzioni europee ci sarebbe anche l’ipotesi di disaccoppiare il mercato del gas da quello elettrico, in modo che l’energia prodotta tramite rinnovabili non sia soggetta alle fluttuazioni del prezzo al Ttf. L’inverno sta arrivando, la crisi energetica non si arresta. È possibile che uno dei primi provvedimenti del nuovo governo sarà proprio la messa in atto del programma di risparmi energetici. (AGI)