Si è chiusa la corsa per la presentazione dei simboli al Viminale: in tutto in vista del voto del 25 settembre sono stati depositati 101 contrassegni.
Ieri è stata la giornata di `+Europa con Emma Bonino´, di `Peretti- Democrazia Cattolica liberale´ (primo a varcare la soglia del ministero dell’Interno in mattinata), a seguire `Unione Popolare con De Magistris´ e `Referendum e democrazia´ di Marco Cappato. E’ tuttavia il simbolo con `Italiani con Draghi- Rinascimento´ a rendere `interessente´ l’ultimo tabellone che espone i contrassegni a chiusura. Una iniziativa, filtra da palazzo Chigi, del tutto personale che non ha ricevuto «l’avallo del presidente del Consiglio» il quale «non era stato informato tantomeno ne era a conoscenza». Insomma la popolarità dell’ex capo della Bce – che ora si attesta al 56% secondo solo al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (60%) – si è concretizzata in un simbolo elettorale, ma non avendo l’autorizzazione del diretto interessato, molto probabilmente non sarà ammesso. Il verdetto del ministero, infatti, è atteso per il 16 agosto e ci sarà tempo fino al 17 per presentare ricorso.
Completato il primo adempimento di deposito di simboli, programmi e dichiarazioni di apparentamento, ora i partiti sono concentrati per la formazione delle liste. Domani dovrebbe svolgersi la direzione del Partito democratico, convocata dal segretario Enrico Letta alle 11, ma diverse voci «ipotizzano» uno slittamento di un giorno, forse due. Al Nazareno si starebbe ancora discutendo e il processo dell’assegnazione dei collegi deve riuscire a mettere d’accordo le richieste interne al partito con gli accordi presi con gli alleati di coalizione. Un clima `frizzante´ che ha registrato la prima porta sbattuta. Dario Stefàno, in un post sui social al vetriolo, ha infatto lasciato i dem accusando il partito di aver commesso una «serie di errori di valutazione che sta continuando ad inanellare». Tra conferme e uscite di scena – più o meno consensuali – (tra i nomi ormai confermati ci sono Elly Schlein, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carlo Cottarelli), sembrerebbe chiusa la partita per il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, che correrà nel proporzionale, collegio Lazio 1.
Ancora da decidere se alla Camera o al Senato. Sotto l’ala della lista `Democratici e progressisti´, certa ormai la presenza dei big Roberto Speranza, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, mentre fanno discutere le probabili collocazioni di Federico D’Incà (Veneto) e Davide Crippa (Campania). Nel Terzo polo ormai certa la corsa di Matteo Renzi in Senato (in diversi listini) e Carlo Calenda a Roma per la Camera. Giuseppe Conte invece si è candidato nel collegio Lazio 1 alla Camera. Proprio dalla galassia 5Stelle è stato reso noto il programma, accompagnato da un video sui social del leader pentastellato: «Questo è un momento cruciale, bisogna scegliere da quale parte stare. Se dalla parte dei pochi, pochissimi che comandano l’Italia. Sono i potentati economici, sociali e politici che controllano da tempo il Paese e che non vogliono il cambiamento. Oppure stare dall’altra parte», scandisce l’avvocato pugliese parlando direttamente agli elettori. Di nove punti la proposta del Movimento (gli stessi che erano presenti nel documento della discordia presentato a Mario Draghi). Si va dalle ricette sul fisco con Cashback fiscale; cancellazione definitiva dell’Irap; il taglio del cuneo fiscale per imprese e lavoratori; la cessione dei crediti fiscali strutturale (stabilizzando l’innovativo meccanismo che ha decretato il successo del Superbonus) alla maxirateazione delle cartelle esattoriali. Tra le misure per i lavoratori e il welfare il salario minimo e lo stop a stage e tirocini gratuiti.
Nel centrodestra, invece, il silenzio è quasi tombale. Le liste sono tutte da completare e si utilizzerà fino all’ultimo giorno utile (il 22 agosto alle 20) per comporre il puzzle. Tra le fila del Carroccio nomi noti come quello di Maria Giovanna Maglie e Annalisa Chirico dovrebbero essere presentati in una conferenza stampa a Roma in settimana, mentre da Fratelli d’Italia non sono ancora confermate le candidatura dei due giornalisti Gennaro Sangiuliano e Clemente Mimun, e dell’ex pm Carlo Nordio. E in Forza Italia? Per ora la certezza si ha solo su Adriano Galliani e Renato Schifani, fuori dalla corsa per le prossime elezioni. Berlusconi dirà l’ultima parola sulle liste, come ha sempre fatto, per ora la sua preoccupazione è quella di sfatare qualsiasi malignità che lo vedrebbe architettare le dimissioni di Mattarella per favorire lui stesso. «Io al Quirinale? E’ assolutamente fuori dalla mia testa», assicura. Almeno fino alla prossima `pillola´ elettorale.