Prezzi, tutto sale con la scusa della guerra: ma qui qualcuno ci marcia sulla pelle della gente

Prezzi, tutto sale con la scusa della guerra: ma qui qualcuno ci marcia sulla pelle della gente

La questione è delicata. L’inflazione è in risalita, i prezzi di molti prodotti vanno alle stelle. Carburanti, alimentari, elettrodomestici, in genere i beni di prima necessità. Le bollette sono impazzite e se non bastasse cade il governo di Mario Draghi.

Elezioni a settembre (forse anche a Catania e alla Regione Siciliana) il Covid che non molla (con le sue varianti che sembra un software da aggiornare) e la Russia che fa i capricci.

Anche il Superbonus edilizio – lo dice Draghi – ha le sue colpe. Non me ne vogliano i tanti sostenitori, che giustamente lo difendono.

Prezzi, tutto sale con la scusa della guerra: ma qui qualcuno ci marcia sulla pelle della genteNon è un male in sè ma, tra le infinite modifiche interpretative, le sanzioni a pioggia spropositate verso tutto e tutti, le minacce di ritorsioni a lungo termine dell’Agenzia delle Entrate e i prezzi che si sono triplicati all’improvviso, non c’è più da stare tranquilli e il gatto si morde la coda. Azzardo, tutto sembra partito dopo la promessa di realizzare i lavori edili gratis. Doveva risollevare la filiera edilizia e sta diventando una immensa sabbia mobile, dove in molti spariranno. Creando, per rimbalzo, un effetto domino sulle altre filiere produttive e commerciali.

In qualche modo il Sisma Bonus Edilizio ha fatto da trascinatore nell’aumento dei prezzi in generale. In qualche modo tutti cercano di smentire, ci provano, tentano di giustificare. Il post Covid, la guerra tra Ucraina e Russia, le politiche economiche della Cina, le immigrazioni, i cambiamenti climatici, la difficoltà a reperire le materie prime e la nave che si è impigliata nel canale di Suez. Sembra che ogni mese vi sia una buona ragione per aumentare il prezzo di qualcosa.

La cosa divertente è che ogni volta che ci si chiede il perché dell’aumento del costo di un prodotto, la risposta è generica e ci riporta lontano, verso terre sconosciute. In questo momento gli economisti stanno storcendo il naso leggendo queste affermazioni. Ma scusatemi: alcune domande non hanno risposte per il cittadino comune. Vediamo di valutarne un paio.

Prezzi, tutto sale con la scusa della guerra: ma qui qualcuno ci marcia sulla pelle della genteDa anni gli ambientalisti, e non soltanto loro, ci hanno messo in guardia dal grano del Canada, tutte le aziende che producevano pasta, pane e affini, si vantavano di usare grano italiano e non era vero; in ogni programma che si rispetti c’era sempre qualcuno che puntava il dito verso le navi cariche di grano, topi e veleni chimici che venivano dal Canada. Tutti a comprare le marche che pubblicizzavano l’uso del grano locale. Scoppia la guerra nelle terre ucraine e all’improvviso anche il panettiere sotto casa comprava grano proprio li, nel Donbass. Abbiamo scoperto in un mese che ogni prodotto deve qualcosa all’Ucraina. Le noci, il miele, lo zucchero, il grano e potrei continuare all’infinito. Ma che fine ha fatto quel bel grano canadese? Ricordo i porti carichi di grano che scandalizzavano tutti per la mancanza di qualità e adesso tutti a dichiarare l’uso di quello dell’est? Le aziende improvvisamente fanno “coming out”.

Ma per esempio la UE non potrebbe – come vuole fare per il gas – incentivare la produzione di grano nell’antico granaio di Roma? In quelle terre del sud che vengono dopate per non produrre nulla (latte e cereali per esempio). L’auto sufficienza non è una priorità? Ma come mai i condizionatori e molti altri prodotti vengono dalla Cina? Vediamo se abbiamo capito. Russia, Cina e altri paesi particolarmente instabili sono i nostri fornitori di ogni bene? L’Europa dipende da questi paesi e con la delocalizzazione produttiva qualcuno ci ha guadagnato tanto. Che fine hanno fatto le aziende europee di pochi decenni fa? Anche qui, non andrebbero introdotte normative per ricollocare le aziende in Europa magari abbassando il costo del lavoro e qualche balzello di troppo, magari semplificando davvero? (siamo il continente più complicato al mondo).

Prezzi, tutto sale con la scusa della guerra: ma qui qualcuno ci marcia sulla pelle della genteMa come mai solo adesso abbiamo scoperto che possiamo attingere alle risorse energetiche di altri paesi, per adesso più amici? Perché non trasformiamo il fotovoltaico in un sistema più conveniente per le famiglie, perché adesso non lo è, lo sanno tutti. Nella bolletta risparmiamo solo una parte (il 70-80%) del consumo ma il grosso della bolletta sono costi fissi e accise. Una famiglia media potrebbe non avere nessuna convenienza e se poi valutiamo il costo d’impianto sembra quasi una beffa. Ma così non realizzeremo mai la transizione ecologica, faremo solo finta.

Se il governo in questo momento controllasse i prezzi dopati, quelli che improvvisamente – dopo super bonus e affini – hanno fatto lievitare i prezzi di prodotti e servizi (quindi riportandoli ai veri valori) e nello stesso tempo premiassi chi produce energia domestica, azzerando totalmente le bollette, nel giro di pochi anni avremmo quasi azzerato la nostra dipendenza energetica. E magari incentivare i “sistemi passivi” (camini termici, ecc.) per l’edilizia, magari con materiali e tecniche locali? E piantare alberi ovunque – premiando chi lo fa – per mitigare il cambiamento climatico locale? Vi pare poco?

Stessa cosa è per le macchine elettriche. Costano tanto e gli incentivi hanno solo gonfiato il prezzo di partenza. Se invece abbassiamo il costo delle city car, proponiamo un vero risparmio alle famiglie, magari rinnoviamo il parco auto velocemente e l’industria ci guadagna. Invece sembra proprio che dopiamo il mercato con incentivi finti e il risultato è che anche il fruttivendolo sotto casa che produce pomodori nel suo orto mi dice che deve aumentare per colpa dell’Ucraina (forse il suo terreno è vicino la Russia?)

Riordiniamo le idee. Ci sono conseguenze alle crisi internazionali ma la sensazione è che qualcuno ci sta marciando sopra, sulla pelle della gente. Allora andiamo a votare ma la politica si faccia due conti se vuole evitare i disordini sociali, ci siamo quasi. Mi piacerebbe sapere – chiedo per un amico – che fine ha fatto il grano del Canada? Perché questa storiella che tutte le materie prime e i manufatti vengono, giusto giusto, dalle aree di crisi mi comincia a puzzare un poco. Mi piacerebbe sentire di questi argomenti nella prossima campagna elettorale nazionale. Magari il cittadino si fa un’idea e decide di andare a votare.

Prezzi, tutto sale con la scusa della guerra: ma qui qualcuno ci marcia sulla pelle della gente

Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

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