«Il progetto che ci ha fatto entrare in Lega quattro anni fa non esiste più. Quella Lega che parlava di autonomia della Sicilia, di federalismo, di buon governo, che era vicina alle famiglie e che voleva essere di rottura con un sistema politico siciliano malato, ormai è solo un ricordo».
E’ l’atto d’accusa di Giuseppe Romanotto, commissario cittadino di Monreale e candidato sindaco del Carroccio con il 13 per cento di preferenze, Giusto lo Franco, commissario cittadino di Misilmeri, e Salvatore Cappadonia, commissario cittadino di Cerda, che hanno rassegnato le proprie dimissioni dal partito. Per gli ormai ex leghisti «è fallito il tentativo di creare una classe dirigente nuova, radicata nel territorio, i cittadini se ne sono accorti perché abbiamo imbarcato di tutto e la Lega in Sicilia ha perso di credibilità nei confronti degli elettori».
A conferma della loro tesi i risultati delle amministrative.
«Quattro anni fa alle elezioni comunali la Lega aveva raggiunto risultati a due cifre, mentre, alle ultime amministrative, nonostante si sia presentata sotto falso nome di `Prima l’Italia´ è riuscita per miracolo a superare la soglia di sbarramento del 5 per cento in città come Palermo e Messina». Il dito è puntato contro i vertici del partito nell’Isola.
«L’attuale dirigenza siciliana della Lega è distante anni luce dal nostro modo di intendere laápolitica. Ed è per questo che noi commissari cittadini della Lega rassegniamo le dimissioni. La nostra Sicilia ha bisogno di un progetto politico forte e credibile che scardini leádinamiche che hanno reso questa terra un inferno per i suoi cittadini», concludono.