Paternò: “Addio Nino amico di tanti sogni che non ha perso mai la speranza”. Il ricordo di ‘Uccio’ Ciatto

Paternò: “Addio Nino amico di tanti sogni che non ha perso mai la speranza”. Il ricordo di ‘Uccio’ Ciatto

Uccio Ciatto*

E’ morto Nino Tomasello. Vinco la ritrosia di intervenire in queste affollate occasioni e di mischiare la mia alle tante voci che forse, in vita, lo considerarono un sognatore fastidioso, che non comprendeva che la vita reale era tutta un’altra cosa, sangue e merda.

E’ morto l’amico di tante chiacchierate, di tante occasioni perse, di tanti sogni e vi assicuro che conosceva benissimo le fatiche della vita e la crudezza di essa. Tante erano le ferite che la vita gli aveva inferto, senza mai lamentarsi, senza mai perdere la speranze che le cose potessero migliorare. Aveva continuato a lavorare, nascondendo il proprio dolore, per l’affermazione della memoria storica e sociale come viatico per il miglioramento della vita della nostra città. L’ho conosciuto, io, poco più che ragazzino, in quella vicenda che ha contrassegnato tutta la sua vita politica.

Eletto nel PCI, passò poi nella Democrazia Cristiana, mi parve, in quegli anni turbolenti, un tradimento e ciò nonostante fossi, allora, molto critico con quel PCI che aveva tradito.

Eppure era piacevole scambiare opinioni con quel giovane uomo che mi aveva introdotto alla lettura di Pratolini e di una vasta platea di scrittori del novecento italiano.
A volte gli dicevo che continuando per la via del sogno correva il rischio di passare per inutile e vecchio arnese. Appunto di inutile sognatore nell’agone degli schiavi violenti. Schiavi del potere per il potere che scambiavano la durezza dell’agone politico per cinismo e tornacontismo.

Spesso confidava nella discesa in campo della classe dirigente della nostra città, a difesa dei principi della buona amministrazione, dell’affermazione del civismo, e della crescita culturale sociale ed economica della nostra gente.

Caro Nino ti sbagliavi in questo tuo sperare, mentre eri nel vero quando dicevi che la nostra è una città di massarioti, deboli coi forti e forti coi deboli.
Non borghesia esigente del rispetto dei propri e dei diritti altrui, ma pronta a chiudere un occhio, e forse tutti e due, sui principi, pur di godere dei privilegi che la propria condizione gli consente.

Hai chiuso la tua vita in modo tragico ed ancor più tragica appare la coincidenza che questa fatalità ricorda la perdita del tuo figliolo. Mi mancheranno le tue telefonate, i tuoi sogni e le nostre chiacchierate. Ti sia lieve la terra. Ciao, Uccio Ciatto

*ingegnere

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