L’atleta olimpionico britannico ha rivelato di essere stato portato illegalmente nel Regno Unito all’età di nove anni da Gibuti e costretto a lavorare come domestico.
A farlo entrare nel Paese è stata una donna che lo ha `ribattezzato´ Mohamed Farah ma il suo vero nome è Hussein Abdi Kahin. Lo ha raccontato lui stesso alla Bbc.
In precedenza, aveva detto di essere arrivato con i genitori come rifugiato dalla Somalia: in verità, la madre e due fratelli non sono mai stati nel Regno Unito ma vivono ancora in una fattoria in Somaliland, mentre il padre è morto per un proiettile vagante quando l’atleta aveva quattro anni. Arrivato a Londra a nove anni, la donna lo portò nella sua casa dove lo costrinse a fare le pulizie e badare ai suoi bambini e gli fu impedito di andare a scuola fino ai 12 anni. Ma anche quando gli fu permesso di studiare, era «estraniato, da un punto di vista emotivo e culturale», ha testimoniato una sua testimonianza.
A salvarlo è stato lo sport: «L’unica cosa che potessi fare per allontanarmi da quella situazione era di uscire e correre», ha sottolineato Sir Mo, sei volte campione del mondo e insignito nel 2016 dalla regina del titolo di cavaliere.